Nel momento pieno di incertezze e problemi in cui tutti stiamo vivendo, continuiamo a porci domande a cui sappiamo bene che è impossibile rispondere su quale sarà il nostro futuro, se saremo capaci di uscire dalla pandemia, come, quando. Possiamo, però, almeno capire “quello che bolle in pentola” ovvero indicare quali siano i ‘meccanismi’ prevalenti che si innescano nella crisi profonda che stiamo vivendo, una crisi che ormai diversi commentatori definiscono catastrofica?
Seguendo Elster e altri studiosi, un meccanismo è un modello ricorrente facilmente riconoscibile per le caratteristiche con cui si presenta, attivato in condizioni non completamente note e con conseguenze indeterminate. Quindi, sapere enucleare dei meccanismi non è molto, ma è già qualcosa. Infatti, se riusciamo a farlo, cominciamo almeno a capire con maggiore precisione le direzioni generali del mutamento. È un buon passo avanti rispetto al rinunciare a capire il futuro.
Lo studio delle crisi precedenti ci mette di fronte a un primo meccanismo di cui ho già scritto in questa rubrica. Si tratta dell’effetto di catalizzazione (https://mirror.fchub.it/limpatto-della-pandemia-sulla-democrazia/). Ricordo che una comune definizione di catalisi fa sempre riferimento a una trasformazione chimica in cui per effetto dell’intervento di una sostanza o più di una sostanza, il catalizzatore (nel nostro caso, la pandemia), la velocità di una reazione chimica viene accelerata o anche rallentata producendo anche una trasformazione.
Dunque, si avranno trasformazioni in tre tipi di fenomeni, su aspetti già esistenti all’interno di essi. I tre tipi sono: tutti quei fenomeni già instabili, quelli per i quali erano intervenute trasformazioni tecnologiche e quelli che erano già in via di cambiamento per altre ragioni. Per questi fenomeni, la pandemia rallenterà ovvero accelererà il cambiamento, che sarà più profondo e radicale, ovvero indurrà una trasformazione, proprio come avviene nella catalisi.
Ancora un esempio di effetto catalizzatore nelle nostre democrazie potrà essere la spinta data alle trasformazioni organizzative della rappresentanza politica, e innanzi tutto dei partiti, nel senso della digitalizzazione, accelerando appunto una tendenza già esistente. In questo senso, nel giro di qualche anno è probabile che avremo partiti elettronici e, poi, voti dati attraverso le piattaforme digitali.
Vi è anche un secondo meccanismo altrettanto importante su cui riflettere specie in democrazie sviluppate e consolidate, e che funziona in senso opposto alla catalizzazione. È il meccanismo noto come resilienza.
Anche in questo caso, dietro il termine vi è una metafora che proviene dall’ingegneria ovvero dalla scienza dei metalli e indica la capacità di un materiale di assorbire uno shock, di sostenere un urto senza rompersi. La metafora, poi, è stata applicata anche in psicologia a indicare la capacità di un individuo di superare un trauma ovvero una situazione negativa, anche adattandosi.
Poiché, qui, ci riferiamo a fenomeni macro-sociali o macro-politici, quello che è più rilevante non è tanto la resilienza in senso individuale, quanto quella a livello della società e delle istituzioni anche politiche. Vi è, poi, un altro aspetto del meccanismo che va sottolineato. In sistemi complessi, la resilienza è sempre relativa allo shock, ovvero alla crisi subita. Quindi, se la crisi comporta limitazioni delle libertà, la resilienza si riferisce agli apparati di difesa delle libertà; se la crisi riguarda una serie di attacchi terroristici, la resilienza riguarda il funzionamento degli apparati di intelligence interna ed estera e le capacità della polizia.
Una pandemia comporta uno shock in diverse direzioni ma che, semplificando, riguarda soprattutto tre ambiti: le libertà, i diritti sociali e la struttura economico-industriale, messa inevitabilmente in difficoltà dai provvedimenti del governo per fare fronte all’epidemia con il distanziamento sociale e il conseguente blocco o limitazione della produzione.
Il pluralismo e la ricchezza della società italiana permettono di essere più tranquilli sulla ripresa delle libertà, una volta finita l’emergenza. I limiti e i problemi della governance, già analizzate in una precedente rubrica (https://mirror.fchub.it/tre passi per una nuova governance del paese/), e l’enorme debito italiano preoccupano assai di più rispetto agli altri due ambiti.
Concludendo, se si vogliono intravedere le direzioni di mutamento che ci saranno nella democrazia italiana, effetto catalizzatore e resilienza sono i due meccanismi complementari da seguire con attenzione nelle sue dimensioni più specifiche.