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I guardiani non stanno solo a Francoforte

Appena il 20 per cento dei gruppi bancari sarà controllato direttamente dalla Banca centrale europea. Degli altri si occuperanno le <span style="font-style:normal">authority</span> nazionali, coordinate a livello comunitario. Possibili diversità di vedute potrebbero innescare dei conflitti. E toccherà al Consiglio di vigilanza risolverli

Edoardo Rulli
Rulli

Il dibattito sul sistema unico di vigilanza non si è sopito nel corso dell’estate. I tecnici della Bce hanno lavorato a pieno regime per portare a termine nei tempi previsti le c.d. “prove di stress” e l’esame della qualità degli attivi (Aqr).

Le attività preparatorie non hanno però fornito risposta alla domanda che molti operatori del settore continuano a porsi: come saranno distribuiti i compiti tra il livello europeo e quello nazionale di vigilanza?

È noto che alcune banche (le c.d. banche significative) saranno direttamente vigilate dalla Bce, mentre per le altre si prospetta l’adozione di un sistema di vigilanza su base nazionale anche se “coordinato” a livello europeo.

Il sistema unico di vigilanza dovrebbe partire il prossimo 4 novembre 2014. Entro il 4 settembre – come ha dichiarato Danièle Nouy (Chair of the Supervisory Board of the Single Supervisory Mechanism) in una recente intervista al Sole 24 Ore – la Bce avrà stilato l’elenco delle banche significative. Si tratterà di circa 120 gruppi, per un totale di circa 1.200 banche, che saranno affidati alla supervisione diretta della Bce.

Mentre l’attribuzione di compiti di controllo alla Bce è parso lo strumento migliore per vigilare sui grandi gruppi con attività transfrontaliera, la maggior parte dei soggetti vigilati con sede nei paesi dell’area Euro – circa 3.700 banche – resterà nella sfera di competenza delle autorità di vigilanza nazionali. Ciò che il legislatore europeo e la Bce auspicano è, però, che anche le banche meno significative vengano vigilate secondo standard e modalità comuni. A tale scopo,  le autorità nazionali dovranno esercitare i propri compiti osservando un manuale di vigilanza comune a tutti i partecipanti al sistema unico.

L’obiettivo è quello dare vita ad una cultura europea della vigilanza. Difficile metterlo in pratica, ma da qualche parte bisogna iniziare. Dalle dichiarazioni e dalle pubblicazioni recentemente apparse sul sito della Bce si hanno le prime indicazioni su come funzionerà in pratica la nuova vigilanza bancaria.

Un ruolo centrale sarà affidato a gruppi di vigilanza congiunti, coordinati da un responsabile che risiederà a Francoforte. Ogni gruppo consterà di una decina di persone per i gruppi bancari più grandi e si coordinerà, anche per ottenere le informazioni necessarie, con dei responsabili al livello nazionale: in ogni paese dell’area Euro in cui opera una banca significativa sarà individuato un coordinatore locale. L’idea della Bce è di dare vita ad un processo dal basso verso l’alto, non dissimile da quello esistente in altri settori di attività della Banca centrale.

Le decisioni più delicate in ordine alla vigilanza sulle banche significative spetteranno, comunque, al Consiglio di vigilanza della Bce. Questo aspetto ha destato alcune perplessità e merita la massima attenzione: quid agere in caso di disaccordo tra le diciotto autorità nazionali che partecipano al Consiglio? È vero che i membri della Bce partecipanti al Consiglio dispongono di un numero significativo di voti (6), ma la diversità di vedute a livello nazionale non assicura che saranno evitati conflitti tra autorità nazionali. La gestione degli equilibri interni agli organi con poteri decisionali è questione delicata: la speranza è che l’organizzazione di cui la Bce si sta dotando sia in grado affrontare – e risolvere – i problemi che derivano dall’attribuzione dei nuovi compiti di vigilanza. Sul punto non resta che attendere la prova dei fatti.