Esiste una relazione, e di che tipo, tra integrazione nelle catene globali del valore e crescita della produttività? Uno studio ha esaminato il caso di 12 paesi europei e degli USA nel periodo 2000-2014.Con questi risultati
La crescita della produttività del lavoro nelle economie avanzate mostra un rallentamento già a partire dagli anni ’70, ma è intorno alla Grande Recessione che si assiste ad un’ulteriore frenata, le cui cause sono ancora oggetto di dibattito. A rendere la questione più controversa, il rallentamento si accompagna ad un’accelerazione nell’adozione delle tecnologie digitali e nella partecipazione alle catene globali del valore (CGV), fenomeni da cui ci si attenderebbe una spinta alla crescita della produttività.
Le ragioni per ipotizzare una relazione positiva tra globalizzazione e produttività sono molteplici, e includono: la possibilità per le imprese di specializzarsi nelle attività che svolgono con maggiore efficienza; l’accesso a una maggiore varietà di input meno costosi o di maggiore qualità; gli spillover di conoscenze facilitati, per esempio, dalle interazioni tra imprese domestiche e multinazionali; l’accesso a nuovi mercati che stimola la concorrenza e offre nuove opportunità di profitto per le imprese più produttive.
Nel nostro lavoro (pubblicato sul n. 2/2020 di Economia Italiana www.economiaitaliana.org ) ci chiediamo se esista effettivamente una relazione, e di che tipo, tra integrazione nelle CGV e crescita della produttività, considerando il caso di 12 paesi europei e degli USA nel periodo 2000-2014.
In particolare, consideriamo due modalità di partecipazione alle catene del valore: forward, data dal valore aggiunto prodotto ed esportato dalle imprese domestiche e a sua volta incorporato nelle esportazioni di altri paesi; e backward, pari al valore dei beni e servizi intermedi importati dall’estero e quindi incorporato nelle esportazioni delle imprese domestiche.
Il primo indicatore è tendenzialmente più elevato per i paesi maggiormente attivi nelle fasi iniziali del processo produttivo e la cui produzione di beni e servizi è usata come input dalle imprese a valle. Il secondo, invece, misura il grado di dipendenza delle esportazioni di un paese dagli input provenienti dall’estero, e tende ad essere tanto più elevato quanto più ci si situa a valle del processo produttivo.
La nostra analisi evidenzia che, le piccole economie aperte, Belgio, Danimarca e Paesi Bassi mostrano livelli relativamente alti di partecipazione backward, mentre le economie più grandi, UK e USA, partecipano maggiormente come fornitrici di valore aggiunto.
Nel caso dell’Italia, l’intensità di partecipazione di tipo forward è sopra la media del campione, mentre l’opposto si osserva per la partecipazione backward. Osserviamo inoltre che la partecipazione a valle è aumentata in seguito alla crisi finanziaria in tutti i paesi, mentre la dinamica della partecipazione a monte è più variegata.
La produttività del lavoro mostra invece un rallentamento ampio e generalizzato nel periodo post-crisi, tranne che in Spagna e Italia, dove però la crescita era stata particolarmente modesta nel periodo pre-crisi. Alla base del rallentamento ci sono sia un minore contributo dell’accumulazione di capitale sia una minore crescita della produttività totale dei fattori (PTF). In controtendenza sono ancora la Spagna e l’Italia (che però tra il 2000 ed il 2007 registrano una crescita negativa della PTF), ma anche Germania e Svezia, che mostrano tassi di crescita più sostenuti lungo l’intero periodo.
Partendo da queste evidenze descrittive, si esplora la relazione tra partecipazione alle CGV e produttività del lavoro stimando un modello econometrico. I risultati mostrano una relazione positiva e statisticamente significativa per entrambe le modalità di partecipazione, ma con un effetto maggiore per l’integrazione a monte.
Per dare un’idea dell’intensità dell’effetto, se assumiamo un tasso di crescita annuale della produttività pari allo 0,015 per cento, la partecipazione forward contribuisce per 0,008 punti percentuali, mentre quella backward per 0,002. In prima approssimazione, questo risultato sembra suggerire che l’effetto sulla produttività dipenda in misura principale dalla possibilità di accedere a mercati più ampi e di sfruttare una divisione più fine del lavoro internazionale, tendenzialmente associabili alla partecipazione forward.
La crescita della produttività è inoltre positivamente associata alla dotazione di capitale, sia tangibile sia intangibile (software e ricerca e sviluppo). Ciò è coerente con l’idea che agli asset intangibili si associno rendimenti di scala elevati, una volta sostenuto l’investimento iniziale per l’adozione o lo sviluppo. Il che metterebbe le imprese che si collocano nelle fasi della catena produttiva a maggiore intensità di capitale intangibile nelle condizioni di sfruttare con maggior successo una maggiore integrazione nelle reti produttive e gli aumenti di produzione che ne derivano.
Nel complesso, i nostri risultati supportano l’ipotesi che la crescente rilevanza della partecipazione alle CGV abbia influenzato in modo significativo la crescita della produttività negli ultimi quindici anni, suggerendo al contempo la necessità di uno studio approfondito dei meccanismi alla base di questa relazione.