IL LOCKDOWN NEI TRIBUNALI
Gli Npl ai tempi del COVID-19

Si allungano i tempi del recupero crediti, con rinvio delle procedure al 2021. Ma questo produrrà un effetto domino che farà crescere le insolvenze, e trasformerà i rimborsi mancati in crediti deteriorati. Soluzione? La ricerca di soluzioni bonarie tra debitori e creditori

Lorenzo Albanese Ginammi

Le attività dei tribunali sono interrotte e il recupero dei crediti slitta al 2021. Considerati i tempi medi della durata delle esecuzioni immobiliari, che era di circa 4 anni e 3 mesi, l’attuale sospensione determinerà un allungamento delle procedure di circa 9 mesi, portando a 5 anni la durata media delle procedure. Gli operatori sono già alla ricerca di soluzioni alternative out of court.

Gli NPL, acronimo che sta per Non Performing Loan, sono quei crediti bancari deteriorati in relazione ai quali l’insolvenza dei debitori si è ormai manifestata definitivamente. Con la conseguente necessità di attivare i rimedi di recupero avviando, laddove sussista la garanzia ipotecaria, le esecuzioni immobiliari presso i tribunali del luogo dove si trovano tali beni.

Obiettivo di queste note è sintetizzare lo scenario della giustizia civile legata agli NPL in corso di pandemia, visto da un “avvocato da tribunale”, nell’attuale prospettiva di lockdown limitato nel tempo, entro fine maggio/giugno.

Il ragionamento ovviamente cambierebbe radicalmente nel caso in cui lo stato di blocco permanesse anche dopo l’estate con danni incalcolabili e conseguenze drammatiche sul sistema della giustizia, già agli ultimi posti in Europa quanto alla durata dei processi civili. Vi sarebbe un aumento esponenziale delle insolvenze (si pensi al solo settore alberghiero e turistico) che determinerebbe un ulteriore “intasamento” delle aule di giustizia, anche se, come vedremo, le aule saranno sempre più virtuali.

NPL e le esecuzioni immobiliari in corso.

Il Tribunale di Roma, a seguito dei decreti di emergenza varati dal Governo nel marzo scorso, ha revocato tutti gli esperimenti di vendita fissati fino sino al 31 luglio 2020. E così anche altri tribunali, Milano sino al 30 giugno, hanno posticipato le attività liquidatorie dei beni pignorati. Questi provvedimenti hanno un effetto negativo immediato per i creditori (banche e fondi specializzati per ciò che concerne gli NPL), perché si traduce nell’allungamento dei tempi di incasso delle somme di almeno 9 mesi.

Per queste procedure, pertanto, si può affermare che l’anno giudiziario 2020 è già terminato, con conseguente impatto su business plan e bilanci dei creditori. Tutto è rinviato al 2021.

Non meno significativo è l’impatto su quegli NPL per i quali le procedure esecutive erano nella fase iniziale (prima di arrivare alla vendita tramite asta, infatti, sono molteplici i passaggi previsti dal codice di procedura civile; ad esempio la previa verifica dell’immobile da parte di un consulente tecnico nominato dal giudice che ne deve valutare la conformità e il valore di mercato).

La sospensione di tutti termini processuali, si è detto, comporta in generale l’allungamento dei tempi medi di definizione delle procedure dagli attuali 4 anni e tre mesi in almeno 5 anni.

Le nuove insolvenze, in arrivo nuovi NPL.

Il divieto, rectius la sospensione, dell’esercizio di molteplici attività, industriali, commerciali e professionali, si può ben prevedere avrà un effetto moltiplicatore degli NPL. Le rate di rimborso dei finanziamenti concessi dagli istituti di credito o società di leasing, pur sospese sino al 30 settembre prossimo in forza dei primi decreti governativi di emergenza, in molti casi non riusciranno più ad essere pagate. 

Si pensi ai lavoratori che hanno già perso il lavoro, ai professionisti che non potranno essere pagati dai clienti, o al caso dell’industria del turismo che sconterà un periodo di fermo che andrà ben oltre la quarantena e che solo nell’anno 2022, a detta degli esperti, potrà tornare ai livelli del 2019. Nel frattempo però, in assenza di soluzioni ad hoc, i debiti si “deterioreranno” e si “trasformeranno” in nuovi NPL.

In questo senso, i provvedimenti governativi che contemplano prestiti bancari garantiti dallo Stato non potranno fare molto. Si tratterebbe infatti di prestiti per far fronte ad altri prestiti nel migliore dei casi. Insomma, senza interventi radicali, sarà inevitabile l’effetto domino e i tribunali verranno investiti da una nuova ondata di procedure esecutive.

La novità è che il fenomeno assumerà proporzioni significative proprio nelle Regioni più produttive, come la Lombardia, drammaticamente colpita dal Covid-19, quasi a pareggiare i conti con quella parte del Paese che già da anni era in sofferenza cronica.

Non solo nuovi NPL e aumento delle procedure esecutive, ma difficoltà di soddisfacimento in sede giudiziale. Senza voler scendere in un’analisi approfondita, la crisi dell’offerta (le aziende non producono) e la crisi dei consumi (una larga fetta della popolazione non sarà in grado di guadagnare o mantenere il proprio reddito, la paura indurrà le persone a spendere il meno possibile), in assenza di un massiccio intervento della Banca Centrale Europea e di garanzie da parte del nostro Governo, avranno un impatto significativo anche sulle procedure esecutive.

Mi spiego. In un contesto di questo tipo, pur in presenza di prezzi appetibili e convenienti degli immobili venduti all’asta, si sconterà una scarsa propensione alla partecipazione ed all’acquisto. Il rischio, in questo caso, sarà anche quello dell’intervento di fondi stranieri che, forti della loro liquidità, tenteranno di acquistare a fortissimo sconto i nuovi NPL.

Un po’ di ottimismo

Se sul fronte giudiziale la situazione è sostanzialmente ferma, e lo scenario, si è visto, preoccupate, allo stesso tempo importanti operatori del settore NPL indicano che la crisi può essere fonte di opportunità per debitori e creditori. In questo momento infatti sono valorizzate le attività di risoluzione stragiudiziale.

In questi giorni abbiamo potuto constatare l’interesse di debitori a trovare soluzioni bonarie con il raggiungimento di accordi c.d. di saldo e stralcio. Cioè quegli accordi transattivi in forza dei quali, a fronte della rinuncia a parte del credito, il debitore paga una somma ridotta al creditore per estinguere la procedura esecutiva. Il creditore incassa meno, ma incassa subito e certamente.  

Si tratterà dunque di trovare il giusto equilibrio tra le aspettative dei creditori, intese queste nel rispetto di budget e vincoli di bilancio, e quelle dei debitori che a fonte di uno stralcio del loro debito potrebbero ottenere immediata disponibilità di risorse per la definizione bonaria della loro vicenda. Si pensi infatti che migliaia di esecuzioni riguardano l’abitazione principale del debitore la cui soluzione ha riflessi sociali, e non solo economici, di non poco conto. 

In conclusione, se da un lato i tempi della giustizia, in questo primo periodo, si allungheranno e potremo assistere ad un incremento degli NPL, dall’altro si intravedono nuove possibilità per accordi stragiudiziali.