Appartenenza alle filiere più performanti, attività ad alto contenuto tecnologico e capitale umano, sono i requisiti che consentono, soprattutto alle piccole imprese, il recupero della produttività dopo la stagnazione
L’economia italiana ha recuperato il livello del PIL del 2007 soltanto alla fine del 2023. Questo periodo è stato caratterizzato dalla stagnazione della produttività, in un contesto di aumento della pressione competitiva internazionale e del ruolo della conoscenza formalizzata e della scala minima di efficienza.
D’altra parte, soprattutto negli anni Dieci, sono intervenuti profondi cambiamenti strutturali. Nel complesso, si è registrato un aumento della dimensione media delle imprese, dovuto soprattutto all’uscita dal mercato delle unità più piccole; la modesta creazione di nuove imprese, con un conseguente rapido invecchiamento dei lavoratori indipendenti (come proxy degli imprenditori) rispetto ai dipendenti; altri cambiamenti da richiamare includono la riduzione della quota di imprese individuali rispetto alle società di capitali, e l’aumento degli addetti alla BERD e alla R&S, riducendo leggermente il divario con Francia e Germania[1]. La ricomposizione interna, data dall’aumento del peso delle attività dei servizi e delle imprese più grandi rispetto a quelle manifatturiere e a quelle più piccole, ha infine ridefinito le caratteristiche industriali del Paese.
Gli anni più recenti, inoltre, sono stati caratterizzati da una serie di shock, prima associati alla pandemia – quali le interruzioni delle filiere di produzione nazionali e internazionali e la forte difficoltà operativa di alcune attività dei servizi – e, in successione, al rapido recupero della domanda, seguito però subito dal forte aumento dei prezzi degli input, a partire dall’energia, in relazione al conflitto in Ucraina.
Per il sistema delle imprese, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una polarizzazione della performance[2], mentre dal punto di vista settoriale si è assistito alla ripresa delle attività delle costruzioni dopo un declino durato 15 anni, favorita dagli incentivi fiscali. Allo stesso tempo, l’adozione di tecnologie ha ricevuto una notevole spinta dalla necessità di introdurre cambiamenti organizzativi per rimanere sul mercato e dagli incentivi agli investimenti.
La questione del rilancio della produttività, con attenzione al ruolo dei cambiamenti strutturali e organizzativi accompagnati dal processo di modernizzazione e digitalizzazione, è quindi un tema centrale nell’attuale contesto. Per affrontare questo tema e delineare le traiettorie di sviluppo delle imprese italiane, abbiamo studiato l’associazione tra i livelli di produttività delle imprese e alcune delle loro principali caratteristiche strutturali (settore, dimensione, localizzazione, ecc.) e comportamentali, utilizzando i dati integrati a livello di impresa basati sulle informazioni raccolte nell’ultimo Censimento permanente sulle imprese, riferite all’anno 2022. Tra gli elementi specifici presi in considerazione vi sono la tipologia di filiera produttiva a cui le imprese dichiarano di appartenere (a prescindere da, e in aggiunta al settore d’attività), il livello di istruzione formale della forza lavoro e la presenza di attività di formazione, i modelli di gestione aziendale, l’utilizzo di un insieme di tecnologie e un’ampia gamma di elementi legati all’innovazione, la presenza e l’intensità degli investimenti in beni immateriali.
I risultati dimostrano il ruolo intrinseco sulla performance delle imprese dell’appartenenza a filiere più performanti, con una prevalenza di attività manifatturiere a elevato contenuto tecnologico e intense in conoscenza e di attività legate alle public utilities, a parità di altre condizioni. Ciò è particolarmente significativo per le piccole imprese, a conferma delle economie generate dall’organizzazione della divisione del lavoro. L’analisi conferma e qualifica anche il ruolo cruciale dell’innovazione, dell’adozione di tecnologie (AI) e del capitale umano, che si rivelano tutti determinanti della produttività, al netto di controlli molto dettagliati, con specificità associate alla dimensione aziendale.
Inoltre, le piccole imprese beneficiano di ritorni positivi di produttività per essere presenti su più filiere (ad esempio in qualità di fornitori e sub-fornitori specializzati), nonché dall’espletare attività di innovazione e dall’utilizzo di AI e tecnologie digitali che nel complesso proiettano verso sentieri di modernizzazione aziendale. Le medie imprese sono maggiormente sensibili alla formazione del capitale umano e godono dei ritorni in termini di produttività se inserite all’interno di filiere maggiormente contraddistinte dalla qualità del capitale umano (in termini di titolo di studio e di formazione). La grande impresa, invece, come atteso non è influenzata né dall’operare nelle filiere, neanche le più performanti, mentre beneficia in misura maggiore rispetto alle PMI dei ritorni degli investimenti e dall’utilizzo delle tecnologie e dei software di gestione aziendale.
Nell’attuale contesto di rilancio economico del Paese, anche mediante il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), le filiere produttive assumono rilevanza come leve di policy settorialmente trasversali. Insieme ai comportamenti virtuosi legati alle innovazioni e all’utilizzo di tecnologie (AI in particolar modo), e alla qualità del capitale umano, raccontano quanto l’appartenenza a un contesto produttivo di alto profilo, fatto anche di relazioni formali e informali che facilitano le transazioni aumentandone l’efficienza a prescindere dal posizionamento all’interno della filiera, possa trainare anche le realtà più piccole del nostro Paese.
*Il testo completo della ricerca, Il sistema produttivo italiano nel post pandemia: comportamenti delle imprese, appartenenza a filiere produttive e produttività, è disponibile su www.economiaitaliana.org
[1] Istat, 2021. Rapporto sulle imprese 2021. Struttura, comportamenti e performance dal censimento permanente”, Temi: letture statistiche, Rome, 2021. doi.org/10.1481/Istat.Rapportoimprese.2021
[2] Stefano Costa, Stefano De Santis, Giovanni Dosi, Angelica Sbardella, Maria Enrica Virgillito (2024). Ristrutturazioni del tessuto produttivo tra pandemia e inflazione: comportamenti, persistenze e transizioni d’impresa, Economia Italiana (2024/1).