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BANCHIERI CENTRALI
Falchi o colombe si nasce

Esaminando i comportamenti dei componenti della Fed dagli anni Sessanta in poi, alcuni studi sono arrivati a individuare delle caratteristiche ricorrenti che determinano le decisioni di politica monetaria dei banchieri

La politica monetaria è considerata il ramo dell’economia politica più agganciato a regole e modelli, come la Taylor rule. Eppure tra i banchieri centrali le opinioni su come interpretare i segnali dell’inflazione o quelli dell’occupazione per intervenire sui tassi spesso divergono.

Chi preferisce prendere tempo prima di alzare i tassi al primo segno di inflazione è catalogato come una colomba, viceversa chi vuole intervenire subito, un falco. Ma è possibile orientare il tipo di politica monetaria al momento delle nomine, sapendo già quale sarà la visione di quel banchiere, se sarà falco oppure colomba?

Uno studio apparso sul Journal of monetary economics condotto sul 90% dei 130 banchieri che si sono avvicendati dagli anni ’60 nel FOMC della Federal Reserve, sostiene di sì.

Lo studio è infatti arrivato ad individuare alcune caratteristiche che determinano le preferenze in termini di scelte di politica monetaria dei banchieri, le priorità che si danno nella loro azione e il tono delle loro esternazioni.

Tra falchi e colombe, la differenza più evidente è quella della formazione accademica. L’università di provenienza conta moltissimo: aver studiato in una università legata alla scuola di Chicago produce infallibilmente dei banchieri centrali in posizioni da falco; dalle università a formazione keynesiana si esce invece tendenzialmente colombe.

La novità è che non è solo questo a contare. Il carattere dei banchieri centrali – e il loro orientamento – è plasmato più in profondità dalle proprie esperienze esistenziali e non solo accademiche. Sono anche le prime – addirittura dall’infanzia ai 25 anni – a guidare le analisi dei dati oggettivi, e a determinare l’eterogeneità delle interpretazioni tra i diversi banchieri che ne deriva.

Per esempio, chi è nato in un periodo di forte disoccupazione, tenderà a enfatizzare questo dato quando dovrà esprimersi se muovere o no i tassi, e sarà tendenzialmente una colomba. Chi è nato o ha vissuto durante la Grande Inflazione degli anni ’70, sarà viceversa tendenzialmente un falco.

C’è infine una terza categoria: gli swingers, quelli che passano da fronte all’altro. Il Financial Times li ribattezza “i piccioni” e li definisce degli eroi che si rivelano durante le svolte storiche. Per esempio, Alan Greenspan, che con la sua interpretazione della crescita della produttività negli anni ’90 ha convertito l’orientamento del FOMC da falco a colomba. O com’è oggi Christopher Waller, che continua a premere per il taglio dei tassi dopo essere stato tra i primi a chiedere di alzarli all’inizio della fase di crescita dei prezzi, quando tutti gli altri temporeggiavano.

Se i Democratici tendono a nominare delle colombe e i Repubblicani dei falchi, che cosa potrebbe succedere ora con Trump? Powell è considerato una colomba, ma non sembra così desideroso di tagliare i tassi, e ha già detto che non ha nessuna intenzione di cedere la poltrona da presidente prima della scadenza, a maggio 2026. Resterà invece fino al 2028 membro del Board dei governatori (fatto di sette componenti di cui due già a nomina trumpiana).

Nel 2026 Trump avrà comunque mano libera per nominare un nuovo capo della Fed e potrà anche sostituire un altro componente del board dei governatori al posto di Adriana Kugler, in scadenza.

Sarà più difficile per lui mettere le mani sul FOMC, che decide i tassi e fa la politica monetaria, visto che una parte dei componenti cambia ogni anno secondo una rotazione predeterminata. Ma chissà se, per realizzare le aspirazioni di veloci tagli dei tassi che ha annunciato appena vinte le elezioni, per le sue prossime nomine utilizzerà gli strumenti socio-psicologici evocati dallo studio in questione.

P.P.

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