G.B. Zorzoli “Gli errori fecondi”, Il Mulino, Bologna 2024 , pagg. 135, Euro 15,00
Quando l’errore iniziale, o un comportamento anomalo e censurabile possono alla fine tradursi in risultati decisamente positivi per l’intera umanità
Si sta, ormai, consolidando in diversi campi – psicologia, sociologia, persino diritto – un orientamento favorevole ad una trattazione più benevola ed indulgente dell’errore umano. Un esempio per tutti, legato al panorama normativo italiano, è l’introduzione del Codice della Crisi d’Impresa, che di fatto tende a rimuovere lo stigma personale per l’imprenditore e le conseguenze, non di rado esiziali per la collettività delle procedure fallimentari e della conclusiva dichiarazione di fallimento.
In attesa di un possibile riconoscimento fattuale del diritto all’errore, di cui è convinto sostenitore Giovanni Battista Zorzoli, un passato da docente del Politecnico di Milano e da membro di Comitati e di Consigli di Amministrazione di società e organismi attivi in campo energetico, un primo passo in questa direzione può essere compiuto acquisendo la consapevolezza di come gli errori, inevitabilmente presenti nella vita degli uomini, possono rivelarsi importanti in senso positivo: per una riconsiderazione generica delle vicende cui sono legati, quando non addirittura per una valutazione in termini di punti di svolta fondamentali e inopinati nella soluzione di cruciali ricerche sperimentali.
È quanto si propone questo libretto, in cui l’A., in dieci capitoli di agile lettura, illustra e commenta altrettanti di fatti storici, realmente accaduti e classificabili come errori o truffe, che poi si sono rivelati generativi di scoperte e orientamenti di particolare significatività per l’intera umanità.
Che dire, infatti della scoperta del nuovo continente americano da parte di Cristoforo Colombo, in realtà inizialmente sospinto alla ricerca di una nuova via di collegamento con le Indie e il modo asiatico dalla prospettiva dei lauti guadagni legati al commercio delle spezie?
O, anche, per calarci in un altra vicenda di bruciante attualità, come valutare il comportamento inizialmente truffaldino di un’importante casa automobilistica tedesca in tema di contenimento di emissioni di sostanze inquinanti che si è, poi, risolto in un orientamento, non solo di quella stessa impresa, ma dell’intera industria automobilistica europea, sotto l’egida di una nuova normativa dell’Unione Europea, finalizzato a compiere passi decisivi nella scelta di produrre veicoli con alimentazione elettrica a discapito di quelli tradizionali con motore termico?
Né mancano gli esempi eclatanti in campo medico. Come non ricordare, infatti, le disattenzioni che hanno caratterizzato il percorso di scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming? O anche il fallimento iniziale da parte di alcuni ricercatori di un nuovo rimedio per combattere l’angina pectoris, che, in virtù di un suo effetto collaterale osservato sulle persone oggetto di trattamento sperimentale, è risultato essere uno straordinario stimolatore dell’attività sessuale?
Sono solo alcuni degli esempi più singolari citati dall’A., che costituiscono altrettante evidenze inoppugnabili di come l’errore iniziale, o un comportamento anomalo e censurabile possono alla fine tradursi in risultati decisamente positivi per l’intera umanità. Un convincimento, sottolineato dalle sue parole conclusive che sottoponiamo alla riflessione critica del lettore: “Il diritto all’errore, connaturato alla nostra congenita imperfezione, deve essere inserito tra quelli posti a garanzia delle libere scelte di tutti gli abitanti del Pianeta…” Un appello, probabilmente, destinato a suscitare polemiche e perplessità, ma che non potrà essere lasciato cadere nel vuoto, alla luce delle numerose, documentate, positive esperienze fattuali, già vissute.