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FORMAZIONE
Educazione finanziaria e non solo, nei percorsi scuola-lavoro di Banca d'Italia

Destinati a studenti del triennio delle scuole secondarie superiori, hanno coinvolto finora 12 mila giovani. Ecco con quali programmi didattici e con quali risultati

Piero Gaudenzi e Marco Rotili*
Pietro-Gaudenzi
Marco-Rotili

La Banca d’Italia ha una funzione istituzionale di educazione finanziaria. Tra le diverse iniziative realizzate con tale finalità, un ruolo particolare assumono i Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO, ex Alternanza scuola-lavoro), destinati a studenti del triennio delle scuole secondarie superiori. I fondamenti scientifici, didattici e pedagogici dei PCTO della Banca d’Italia sono stati affrontati con due diversi contributi che abbiamo avuto il piacere di pubblicare su Rivista Bancaria (Gaudenzi, Rotili, 2023 e 2025) e che qui riassumiamo nelle loro direttrici fondamentali.

Il PCTO è uno strumento di didattica innovativa basata su una concreta esperienza di lavoro che, a livello giuridico, ha riformato e ampliato l’istituto dell’Alternanza scuola-lavoro, già obbligatoria dal 2015. Attraverso il PCTO è possibile realizzare diversi obiettivi formativi e istituzionali.

I primi due obiettivi sono desumibili già dall’acronimo, apparentemente burocratico ma in realtà ricco di significato. Innanzi tutto, lo sviluppo delle competenze trasversali, cioè le capacità personali e non cognitive trasferibili in ogni ambito lavorativo, che presidiano il rischio di obsolescenza e contendibilità delle figure professionali: la capacità di lavorare in gruppo a servizio di obiettivi comuni; la realizzazione di un concreto prodotto di lavoro e la sua presentazione in pubblico; la capacità di selezionare fonti informative autorevoli in un contesto di overdisclosure.

Il secondo riferimento è al concetto di orientamento, inteso in senso più esteso rispetto alla nozione tradizionale, come potenziamento della capacità di comprensione della propria possibile collocazione nel mercato del lavoro, ma anche delle proprie attitudini personali e umane (Pellerey, 2016); utilizzando una chiave psicoanalitica, la ricerca del sé profondo del discente che si appresta ad affrontare un mondo sempre più mutevole, flessibile nelle strutture produttive e nella conseguente domanda di professionalità e abilità personali.

Il tentativo di sviluppare questa capacità orientativa nel continuo e con una proiezione al futuro del discente ci pone in linea con la teoria del cosiddetto life design (Savickas, 2012) e con le direttive comunitarie e nazionali, che mirano già da tempo al potenziamento della capacità del discente di orientarsi e ri-orientarsi senza escludere forme di decostruzione e ricostruzione che comunque non pregiudichino un progetto esistenziale ampio e soddisfacente.

Il PCTO della Banca d’Italia affianca a questi obiettivi tipici dell’Alternanza scuola-lavoro anche altri due obiettivi peculiari della nostra mission istituzionale: l’educazione finanziaria, economica e bancaria e, dall’altro lato, la comunicazione dell’Istituzione. I PCTO della Banca d’Italia puntano a fissare nel discente alcuni elementi di base dell’educazione finanziaria dal punto di vista istituzionale (il ruolo della Banca d’Italia nel sistema finanziario nazionale, europeo, globale), funzionale (i compiti della Banca), pedagogico (architettura delle scelte del consumatore bancario-finanziario che ha seguito iniziative di educazione finanziaria della Banca). Inoltre, e per diretta conseguenza, la comunicazione con l’opinione pubblica risulta più consapevole e riduce le punte antagonistiche e polemiche che a volte si sviluppano nei confronti dell’azione degli enti pubblici, permettendo forme più distese di dialogo tra cittadino e Istituzione.

Sviluppiamo questi obiettivi affiancando il mondo della scuola nell’integrazione della didattica ordinaria con il cosiddetto apprendimento duale: uscire dalle aule per vivere in prima persona un’esperienza lavorativa. Un apposito protocollo con il Ministero dell’istruzione e del merito delinea gli impegni della Banca che condivide l’idea di fondo di avvicinare due mondi tendenzialmente separati, consentendo ai ragazzi di orientare le proprie scelte future, alle aziende di presentare le skills di cui hanno maggiormente bisogno, alla società, in ultima analisi, di crescere migliorando il matching tra preparazione scolastica e necessità professionali.

I risultati sono soddisfacenti. L’offerta di PCTO può definirsi olistica: riguarda tutto il territorio nazionale e anche alcune scuole italiane all’estero; ospita ragazzi e ragazze di tutti gli indirizzi scolastici. La componente femminile è stata, per la prima volta quest’anno, in maggioranza. Il numero di Percorsi, stabilmente nel range di 230-240 nell’ultimo triennio, ha raggiunto una media di circa 2.500 partecipanti all’anno, con una modalità di apprendimento immersivo che prevede minimo 27 ore in cinque mattinate, per un totale di circa 70.000 unità didattiche di un’ora ciascuna.

In nove anni la Banca ha coinvolto oltre 12.000 tra studentesse e studenti. Il contenuto dei percorsi è conforme con le aree professionali e con gli obiettivi istituzionali che caratterizzano la Banca d’Italia, con una prevalenza di percorsi in materia di educazione finanziaria e tutela della clientela (72 su 238 nell’ultimo anno), seguiti da quelli sulle funzioni aziendali della Banca d’Italia (ad esempio personale, organizzazione, comunicazione) e sui servizi di circolazione monetaria e tesoreria dello stato.

Il gradimento delle iniziative è particolarmente elevato (98% di giudizi in area positiva), che raggiungono percentuali massime di gradimento per quanto concerne le domande sulle abilità dei tutor della Banca d’Italia. Soddisfacente il risultato in merito alla capacità orientativa del Percorso (solo il 2% lo ritiene ininfluente per il proprio futuro) e anche la verifica delle conoscenze di finanza di base, che si mostrano accresciute nei questionari di valutazione somministrati al termine del PCTO (oltre 2.000 rispondenti, per una base statistica che è cresciuta nel tempo e che conferma l’ingaggio dei nostri discenti anche nel supporto alla nostra istanza di monitoraggio dei risultati).

A titolo di esempio, nel questionario post-PCTO sono state somministrate delle domande del tipo Vero/Falso su aspetti più specifici dell’attività della Banca d’Italia: la maggior parte delle risposte sono corrette, con percentuali molto elevate per quando riguarda, ad esempio, l’attività di vigilanza sulle banche (97% di risposte corrette), il sistema dei pagamenti (90%), la tutela della clientela (88%) e la politica monetaria (84%). I risultati dei questionari, dunque, confermano l’attitudine della metodologia PCTO all’accrescimento dell’alfabetizzazione finanziaria, oltre che delle abilità trasversali e della connessa capacità di orientamento.

Da un punto di vista strettamente pedagogico, il format dei PCTO della Banca d’Italia si muove attraverso tre direttrici, che si sviluppano progressivamente: la conoscenza, l’applicazione della conoscenza al caso concreto, l’attitudine ad applicare sempre le conoscenze apprese modificando la mentalità di partenza. A supporto di questo metodo anche diversi studi integrati di didattica e neuroscienza (tra gli altri, Tino et al., 2019).

I percorsi della Banca d’Italia coinvolgono la persona, inizialmente nella fase cognitiva e poi progressivamente in quella emotiva, per arrivare a un nuovo punto di partenza culturale, utile certamente anche per le esigenze della vita quotidiana, oltre che per quella professionale.

Possiamo quindi affermare, in conclusione, di essere riusciti a superare un certo dualismo che si intravede nella didattica più innovativa, sia nella scuola che nelle università e nella formazione aziendale: il contrasto tra le conoscenze di base tradizionali (italiano, matematica, diritto, economia) e le abilità trasversali di tipo non strettamente cognitivo (empatia, approccio cooperativo, abilità negoziali etc.), spesso poste in modo alternativo rispetto ai saperi di base.

Possiamo affermare con forza che nella nostra esperienza non esiste un contrasto tra conoscenze e competenze, o tra hard skills e soft skills; al contrario, le abilità trasversali e non cognitive consentono di muoversi tra i saperi tradizionali, che restano indispensabili ma che possono essere integrati e attualizzati dalle competenze trasversali, arrivando ad un complemento formativo a servizio dello sviluppo della persona. Che, nel nostro caso, si realizza attraverso lo studio e l’applicazione pratica nei mestieri di una Banca Centrale.

*Le opinioni espresse sono strettamente personali e non coinvolgono le istituzioni di appartenenza.

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