Il libro della Fondazione Economia Tor Vergata
Dodici consigli all'Europa
Paola Pilati

Un’Europa troppo concentrata sui temi economici e poco attenta alle paure crescenti dei suoi cittadini. Un’Europa che deve fare i conti con l’euroscetticismo montante, proprio mentre le sfide, al suo interno e al suo esterno, si fanno più cruciali. Un’Europa che non riesce a fare passi avanti per una maggiore coesione, per una messa in comune di una serie di funzioni e ambiti decisionali, e si perde in estenuanti trattative intergovernative invece di ragionare su un piano sovranazionale. L’elenco dei difetti dell’istituzione politica di cui stiamo per rinnovare il governo sarebbe lungo. Ma essendo uno dei luoghi più floridi e pacifici del pianeta, conviene anche riflettere su come preservarlo e come disseminarlo di buone pratiche, oltre che di buone intenzioni.

Ha il merito di dettare buone pratiche, dodici per l’esattezza, il libro curato da Luigi Paganetto “L’Italia in Europa. Idee per uno sviluppo sostenibile”. Prodotto dalla Fondazione Economia Tor Vergata, è una specie di canto corale di un gruppo di esperti, accademici e non, per suggerire soluzioni di policy in tutti i campi, dai conti pubblici all’ambiente, dal welfare al recupero delle aree depresse. L’obiettivo, per dirla con le parole dell’economista Innocenzo Cipolletta, è quello di chiedere all’Europa “non il possibile, ma il desiderabile”: alzare l’asticella, pensare in grande, puntare agli Stati Uniti d’Europa.

I fronti di conflitto sono però ancora tanti. C’è il nodo di come recuperare chi è rimasto indietro, come il nostro Mezzogiorno. Un ritardo di sviluppo rispetto al quale Claudio De Vincenti, ex ministro della Coesione territoriale, ha ricordato come negli ultimi tempi sia stato preferito in Europa il riequilibrio est-ovest a quello nord-sud. E c’è il nodo del mancato completamento dell’unione bancaria per mancanza di un Fondo di garazia dei depositi. Come anche quello della necessità di un sostegno alla crescita del continente che non si infranga sulle regole della disciplina di bilancio.

Non che su quest’ultima di debba derogare. Un simile invito non può certamente venire da un gruppo in cui prevalgono gli economisti. Ma certamente un nuovo clima si sta creando intorno alla necessità di rilanciare gli investimenti, e intorno all’urgenza di lasciare ad essi spazio nei bilanci pubblici. È appunto questo uno dei suggerimenti che Paganetto, ex preside della facoltà di economia di Tor Vergata e oggi presidente della Fondazione, nonché coordinatore del gruppo dei 20, think tank che ha come obiettivo “How to revitalize anaemic Europe”, elenca come i dodici passi che potrebbero portare l’Unione europea più vicina ai suoi cittadini. Tra questi suggerimenti non mancano critiche radicali a quanto si è fatto finora. Come la mancanza di uno spazio fiscale comune, cioè di un bilancio che possa finanziare politiche sociali e interventi di sostenibilità. O come il riconoscimento dell’inadeguatezza delle policy macroeconomiche adottate per reagire alla crisi. E anche l’avere scelto un’ottica anticilica di breve periodo, invece di una politica industriale e di difesa dell’ambiente che guardino nel medio-lungo termine.

Se mettere a fuoco i problemi è già un passo verso la loro soluzione, il lavoro prodotto con il libro è un buon viatico. Come ha detto Franco Gallo, durante la presentazione: «Se il governo l’avesse letto avrebbe impostato meglio il rapporto con la Commissione». Non è mai troppo tardi.