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approfondimenti/Mercato finanziario
Difendiamo così i pagamenti istantanei dalle frodi*

Con la digitalizzazione dei servizi finanziari crescono anche le frodi. Ma i sistemi per contrastarle stanno aumentando. Come l'abbinamento automatico tra codice Iban e nominativo del titolare. Ecco le protezioni a cui lavora la fintech CBI

Liliana Fratini Passi
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La crescente digitalizzazione del mercato finanziario, con particolare riferimento al mercato transazionale, porta con sé numerosi benefici, ma allo stesso tempo comporta inevitabilmente che vecchi rischi si presentino in forme nuove e che emergano nuovi rischi.

In ambito pagamenti, seppur i casi di frode con pagamenti elettronici siano rari rispetto al numero complessivo di transazioni al dettaglio nell’economia e ci siano ampi meccanismi di tutela stabiliti dalle normative del settore, se ci focalizziamo nel comparto dei bonifici si rileva che solo nel 2024, il valore di quelli fraudolenti ordinati tramite PSP italiani ammontava a circa 50 milioni di euro (+67% su base annua).

Per i bonifici, il tasso di frode risulta inferiore a quello di altri strumenti di pagamento, quali carte di pagamento e moneta elettronica, ma la perdita potenziale, catturata dall’importo medio della frode di 3.500 euro, è più ingente, dal momento che i bonifici sono utilizzati prevalentemente per pagamenti di elevato importo nei trasferimenti tra persone fisiche e tra imprese.

A fronte di questo trend di crescita delle frodi, l’industria dei servizi finanziari ha moltiplicato già da tempo i propri sforzi per trovare nuove soluzioni in grado di garantire una maggiore sicurezza nelle transazioni e nella protezione dei dati dei consumatori.

A livello legislativo sono state avviate una serie di iniziative volte a ridurre il rischio di operazioni fraudolente. Ne è un esempio il nuovo Regolamento europeo sugli Instant Payments (“Regulation Of “e European Parliament And Of “e Council – amending Regulations (EU) No 260/2012 and (EU) 2021/1230 as regards instant credit transfers in euro), che rende pienamente disponibili i pagamenti istantanei in euro per i consumatori e le imprese nell’UE e nei paesi dello Spazio Economico Europeo (SEE), affiancandolo all’obbligatoria introduzione del servizio di verifica del beneficiario (Verification of Payee) che consente di verificare la corrispondenza tra il codice IBAN e il nome del beneficiario al fine di avvertire il pagatore di eventuali errori o frodi prima di effettuare un’operazione. Questo requisito si applicherà peraltro anche ai bonifici tradizionali.

La “Verification of Payee” è una soluzione già presente sul mercato. In Italia, ad esempio, è offerta da CBI Società Benefit, fintech con trent’anni di storia partecipata da circa 400 banche e altri intermediari che sviluppa infrastrutture, servizi innovativi ed ecosistemi digitali per il settore finanziario, supportando i pagamenti digitali e le soluzioni di open banking e open finance.

CBI ha lanciato il servizio “Name Check CBI”, che controlla real-time la corretta associazione tra codice IBAN e nominativo del beneficiario di un pagamento, prima che il pagamento venga processato.

Un servizio analogo, progettato sempre da CBI, è il Check IBAN, che consente invece di verificare la corretta associazione tra codice IBAN e il codice fiscale/partita IVA del beneficiario di un pagamento. Questa soluzione è disponibile anche nella sua declinazione cross-border; ad oggi la soluzione ha superato quota 25 milioni di chiamate.

Nel segmento delle soluzioni antifrode si colloca anche il servizio CBI Safe Trade, che raccoglie le informazioni sulle fatture anticipate in ottica multi-banca e multicanale, al fine di mitigare il rischio derivante dall’uso fraudolento delle fatture e dell’erogazione del credito da parte degli intermediari, anche sulla base di sviluppi di architetture di tipo DLT (Distributed Lender Technology).

La lotta contro le frodi digitali nel settore dei pagamenti, tuttavia, per essere efficace deve essere affrontata con un approccio sistemico. La collaborazione tra istituzioni finanziarie, regolatori e fornitori di servizi tecnologici è essenziale per ridurre lo scoglio rappresentato dalla frammentazione e massimizzare gli effetti della network economy, un modello in cui l’interconnessione tra i diversi attori del mercato aumenta il valore e l’efficienza dei servizi.

 Per quanto concerne la Verification of Payee (VoP), CBI partecipa attivamente ai tavoli di lavoro dello European Payments Council (EPC), l’organismo che riunisce e rappresenta i principali attori del settore dei pagamenti in area SEPA (banche, istituti di pagamento e di moneta elettronica), elaborando standard e schemi comuni con l’obiettivo di favorire l’interoperabilità e la coerenza del mercato europeo dei pagamenti.

L’EPC ha pubblicato lo scorso ottobre la prima versione del VoP Scheme Rulebook, fornendo una serie di regole, pratiche e standard per i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) nell’area SEPA che devono essere rispettati dai partecipanti che aderiscono allo schema stesso. CBI, peraltro, è stata ufficialmente inserita dall’European Payments Council (EPC) nella lista di Routing & Verification Mechanism (RVM), compliant con lo schema EPC della Verification of Payee (VoP). Un RVM è un elemento chiave all’interno dello schema EPC VoP, che garantisce una collaborazione fluida tra i PSP.

L’innovazione nei pagamenti digitali rappresenta una straordinaria opportunità per garantire servizi sempre più efficienti e personalizzati per gli utenti, nonché per stimolare la crescita economica. L’evoluzione tecnologica, tuttavia, dovrà essere accompagnata da un’adeguata strategia di sicurezza e da un approccio normativo armonizzato, per invertire la preoccupante tendenza all’escalation delle frodi.

*La versione integrale di questo articolo è pubblicata sul numero 1-2 2025 di Rivista bancaria-Minerva bancaria

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