Libri

a cura di Filippo Cucuccio

Dieci anni vissuti pericolosamente

Giorgio Di Giorgio “Molto è cambiato! – Politica monetaria, banche ed economia italiana nei dieci anni dalla grande crisi”, Editrice Minerva Bancaria, Roma, 2020, pagg. 181, E.30,00

Filippo Cucuccio

Ripercorrere dieci anni di storia economica è un esercizio sicuramente utile per quanti vogliono formulare considerazioni appropriate sui fenomeni economici che non si limitino alla valutazione dei fatti nell’ottica cronachistica del giorno per giorno.

Farlo sulla scorta degli editoriali scritti per la Rivista Bancaria -Minerva Bancaria – una pubblicazione che quest’anno taglia il prestigioso traguardo dei tre quarti di secolo di vita – da Giorgio Di Giorgio, economista di lungo corso, Ordinario di Teoria e Politica monetaria all’Università Luiss di Roma e Presidente del Comitato Scientifico della stessa Rivista, offre al lettore anche il vantaggio non banale di essere presi per mano da una guida sicura e preziosa per affrontare i percorsi talvolta impervi e complessi del mondo economico .

A questi due aspetti che già a sufficienza giustificano la pubblicazione di questo libro va aggiunto un terzo non meno importante, legato al periodo storico che il mondo intero e non solo l’Italia stanno vivendo per i disastrosi effetti della pandemia del Covid-19. Infatti, sfogliandone le pagine, si incontra un ventaglio di stimolanti riflessioni su problematicità, scelte ed errori che si sono registrati nello scorso decennio, ma che possono riaffacciarsi perentoriamente nello scenario immediato di un’auspicata ripartenza dell’attività economica.

Nella prima delle tre sezioni di cui si compone questa raccolta, Di Giorgio passa in rassegna i diversi aspetti della politica economico – monetaria successivi alla grave crisi internazionale del 2008. Sono, così, analizzati e discussi gli strumenti utilizzati per fronteggiare le negatività di quel periodo messi in campo nell’eurozona e oltre Atlantico. Spazio è anche dedicato alla grave crisi economica della Grecia e alle sue conseguenze sull’eurozona, al ruolo delle banche centrali e a quello fondamentale della Banca Centrale Europea, caratterizzato dalla coraggiosa “gestione Draghi” che ha sicuramente tracciato un percorso di politica monetaria inedito e, per certi versi, non convenzionale.

Non meno interessanti sono i temi trattati dall’A. nella seconda sezione, dedicata prevalentemente alla nuova architettura della regolamentazione finanziaria internazionale. In questo ambito è dato un adeguato rilievo, anche, alle esitazioni che hanno caratterizzato il percorso dell’Unione Bancaria Europea e, in particolare, alla mancata realizzazione del cosiddetto terzo pilastro, quello dell’assicurazione dei depositi bancari; un versante che, tuttora, risulta limitato all’adozione degli schemi nazionali già in essere. Di notevole interesse, sempre in questa sezione, sono le considerazioni relative all’evoluzione del sistema bancario italiano e ad alcune sue caratteristiche in termini di consolidamento e di concentrazione, che fanno da prologo alla parte conclusiva del libro.

Qui, in un ambito riservato alle problematiche e, più in generale, alle prospettive economiche del nostro Paese, gli editoriali di Di Giorgio tratteggiano efficacemente un ritratto dell’Italia contemporanea con i suoi innegabili punti di forza, ma anche con le sue ombre, che si proiettano minacciosamente sul futuro del nostro Paese e sul benessere delle generazioni successive alla nostra. 

Liberarsi da questi gravami, superare alcuni tabù, tra cui quello della mobilità nel pubblico impiego ben delineato nell’editoriale scritto a quattro mani con Michel Martone, accettare in modo pragmatico la sfida delle riforme di cui il Paese avverte un bisogno indifferibile, ma che per molti versi rimangono solo sulla carta, significherebbe per l’Italia del 2020 voler concretamente e decisamente imboccare la strada dell’auspicabile ripresa economica. 

Una ripresa favorita, in un’ottica di medio termine, da una rivisitazione organica e sistematica delle misure fiscali e da una semplificazione normativa, elementi entrambi essenziali, secondo l’A., per contribuire sia a colmare il deficit di competitività dell’Italia ormai consolidato da tempo, sia ad accrescere la capacità di attrarre capitali ed investimenti esteri nel nostro Paese.