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Dieci anni di Unione Bancaria: verso una bionic supervisory relationship?

Il 4 novembre 2014 partiva l’Unione Bancaria, il cui pilastro cardine è rappresentato dalla Vigilanza Unica assegnata alla Banca Centrale Europea. Ecco un bilancio degli effetti organizzativi sulle banche e dei benefici sul sistema. E un passo nella Supervisione del futuro, con l'adozione della tecnologia digitale e dell'AI

Pasquale Ferricelli
Ferricelli

Come per tutte le ricorrenze importanti è tempo di bilanci.

Sono da poco trascorsi i primi dieci anni dall’istituzione dell’Unione Bancaria e si possono quindi analizzare impatti e benefici della nuova architettura di supervisione tracciando le direttrici per affrontare le sfide del prossimo futuro.

Durante i primi anni dell’euro, la supervisione è rimasta essenzialmente un affare nazionale, limitando così la capacità di affrontare in modo strutturato i rischi che si sono diffusi dall’altro lato dell’Oceano. La crisi finanziaria del 2007, scatenata dai mutui subprime, ha aperto il vaso di Pandora. Molti istituti, travolti dal crollo del settore immobiliare e del contagio di questo crollo all’economia reale, sono andati in default o sono stati sostenuti da pesanti interventi dei governi nazionali. Questo susseguirsi di eventi ha dato avvio a un nuovo framework di supervisione bancaria da cui è nata, il 4 novembre 2014, l’Unione Bancaria, il cui pilastro cardine è rappresentato dalla Vigilanza Unica assegnata alla Banca Centrale Europea.

Il cambio di paradigma ha avuto effetti nella gestione della relazione Banca-Autorità. Gli ambiti su cui è stato necessario ritarare il registro sono stati: la lingua – da nazionale a inglese fluent -, la composizione dei team di supervisione (non più solo nazionali), la maggior frequenza di interazione con l’Autorità (pluri-giornaliera) e il ricorso sempre più intenso alla raccolta di dati dell’intermediario, utile ad attività di benchmarking a livello europeo.

L’effetto di tale cambiamento si è visto in prima battuta sugli assetti organizzativi delle banche che, per la maggior parte, hanno scelto un modello accentrato di gestione della relazione con l’Autorità; viene identificata all’interno dell’organizzazione una specifica unità organizzativa, che ha il compito di gestire tale relazione e si occupa di fare sintesi verso le altre strutture della banca.

L’istituzione della Vigilanza unica ha avuto indubbi benefici quali: a) rafforzamento patrimoniale e maggior resilienza, b) spinta alla riduzione degli NPL e nascita di un vivace mercato di investitori e servicer, c) incremento di profittabilità e creazione di campioni europei, d) miglioramento degli indici di liquidità e progressi anche sul fronte Minimum Requirement for Own Funds and Eligible Liabilities (MREL) in tema di maggiore capacità di assorbimento delle perdite.

Il Supervisore, oltre a garantire l’omogenea applicazione delle regole, ha anche saputo reagire in modo flessibile e tempestivo a eventi esogeni (e.g., COVID 19) con un approccio pragmatico. Dopo anni di forte pressione regolamentare vi sono state risposte rapide e criteri fortemente business oriented, comprendendo l’equazione secondo cui le difficoltà delle persone e delle imprese di oggi saranno le difficoltà delle banche di domani, con tutti i risvolti del caso sulla stabilità finanziaria. Tale visione ha determinato interventi di “release” dei requisiti regolamentari quando ce n’è stato bisogno per sostenere l’economia reale (e.g., possibilità di utilizzare i buffer di capitale per supportare l’economia reale).

Nonostante gli evidenti benefici, il sistema va messo in sicurezza con alcune riforme utili ad affrontare nuovi e potenziali shock.

Siamo in fase di permacrisi (guerre, migrazioni, barriere e dazi, rischi climatici e cyber) e c’è bisogno di rafforzare alcuni degli strumenti a disposizione dei Supervisori e delle banche.      

Attualmente, l’Unione Bancaria rimane incompleta, limitando la capacità di gestire con successo potenziali crisi future.

I principali dossier a cui le istituzioni europee dovranno dare priorità sono: a) Completamento della Banking Union con la messa a regime del 3° pilastro (EDIS) e rimozione degli ostacoli alle fusioni cross border; b) Riforma della Bank Crisis Management and Deposit Insurance (CMDI), con estensione della disciplina della risoluzione alle small and medium banks; c) Piena operatività dell’European Stability Mechanism “2.0” (ESM) a supporto del Single Resolution Fund per disporre interventi di liquidità temporanea alle Banche in difficoltà; d) Completamento della Capital Market Union (CMU).

Ci sono, quindi, nuove sfide all’orizzonte con la necessità di colmare il divario rispetto alle banche US, rivedendo il proprio modello di business e tenendo presente i rischi emergenti tra cui quelli geopolitici (con ricadute sulla catena di approvvigionamento), ambientali e relativi alle nuove tecnologie con player globali che rappresentano un rischio sia per il business diretto (fornitura di “servizi finanziari tipici”) che indiretto (fornitura di “servizi IT critici” per le banche) e adattare tale business ai mega trend in atto, tra cui i cambiamenti demografici.

Cosa ci aspetta e come sarà la Supervisione del futuro?

È auspicabile una robusta Supervisione che, adottando un approccio pragmatico, vada a garantire un corretto level playing-field e prenda le sue decisioni tenendo conto che ci sono sistemi regolamentari globali in competizione (e.g., US e recente uscita delle principali banche dall’accordo Net Zero Banking Alliance, China,…).

Ci sarà un sempre maggior ricorso alla tecnologia (utilizzo di sistemi IT evoluti e data analytics) con riduzione di attività ripetitive e continue richieste one off / regular reporting.

L’utilizzo di tool di Artificial Intelligence da parte del Supervisore potrebbe cambiare l’interazione con le banche, interazione oggi intermediata da una struttura pivot interna a queste ultime. In prospettiva, si potrà assistere a una maggiore autonomia/disintermediazione con accesso in real time a dati e informazioni granulari direttamente dai sistemi IT della Banca.

Questo spingerà a ripensare la relazione Banca-Supervisore e a investire in formazione continua, bilanciando hard e soft skills con professioni probabilmente da reinventare e più specializzate. Si passerà da una gestione della relazione di tipo analogica (as is con prevalenza della componente umana e relazionale) a una Bionic Supervisory Relationship – coniugando tecnologia digitale e tocco umano nella gestione della relazione.

Tempora mutantur (et nos mutamur in illis).  

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