approfondimenti/Mercato finanziario
CBI-PwC/ GLOBAL OPEN FINANCE REPORT
Dall'Open banking è nata l'Open finance*

Come sta evolvendo il mercato basato sull'accesso a informazioni come risparmio, mutui, pensioni, assicurazioni, prestiti, azioni e altro ancora. E quali servizi e prodotti finanziari personalizzati sta proponendo ai consumatori

Liliana Fratini Passi
Fratini-Passi_

Negli ultimi anni, il mercato dei pagamenti sta vivendo una fase di grande fermento e dinamismo, con l’affermarsi di nuovi paradigmi basati sulla condivisione dei dati dei clienti. L’open banking – spinto in Europa dalla Direttiva 2015/2366 sui servizi di pagamento (PSD2) – ha fatto da apripista, dando vita a un ecosistema aperto, che consente lo scambio di dati e informazioni tra gli operatori che ne fanno parte.

Secondo la definizione della Bank of International Settlements (BIS), con il termine “open banking” si intende una forma di “condivisione e sfruttamento dei dati autorizzata dai clienti da parte delle banche con sviluppatori e aziende di terze parti per costruire nuovi servizi e applicazioni, come quelli che offrono pagamenti in tempo reale, maggiori possibilità di trasparenza finanziaria per i titolari di conti e opportunità di marketing e cross-selling”.

Oggi, grazie all’ampliamento del set di dati finanziari a disposizione – non più relativi solamente ai pagamenti – assistiamo all’evoluzione dell’open banking verso l’open finance, un modello in cui i provider terzi autorizzati hanno accesso a informazioni, ad esempio, su contratti di risparmio, mutui, pensioni, assicurazioni, prestiti, investimenti, azioni ed altro ancora; ciò consente loro di sviluppare prodotti e servizi finanziari personalizzati e intuitivi, progettati su misura per soddisfare le esigenze e le aspettative dei consumatori.

Con l’obiettivo di analizzare questo nuovo fenomeno, la sua diffusione a livello globale e i principali trend che lo contraddistinguono, CBI ha pubblicato, in collaborazione con PwC, “The Global Open Finance Report”, che fornisce una panoramica completa sugli ecosistemi open, delineando come si stanno muovendo i mercati chiave e gli stakeholder istituzionali.

I Paesi che hanno adottato iniziative nell’ambito dell’Open Banking e/o dell’Open Finance, a livello mondiale, sono oltre 40. L’approccio seguito non è univoco: si va da quello prescrittivo di Paesi quali Canada, Brasile e Sud Africa, dove le autorità istituzionali prevedono l’emanazione di framework normativi e/o tecnologici di riferimento per determinate categorie di player; a quello facilitativo di Paesi quali le Filippine, dove la Banca Centrale (BSP) ha emesso delle specifiche linee guida per stimolare la collaborazione tra gli attori e sostenere l’inclusione finanziaria; a quello market-driven, in cui sono i player di mercato a definire gli standard e i servizi, senza interventi delle autorità.

In Europa, in particolare, considerato il dinamismo del mercato, le istituzioni comunitarie stanno lavorando a una serie di evoluzioni di carattere normativo, quali, solo per citarne alcune, il progetto di revisione della PSD2, la realizzazione di un Open Finance Framework, la proposta di regolamento sugli Instant Payments e l’applicazione del Regolamento DORA (Digital Operational Resilience Act).  

Al momento, secondo i dati del Global Open Finance Report, l’offerta API (Application Programming Interface: dal punto di vista tecnico un’API è una modalità utilizzata da due sistemi software (applicazioni), presenti o meno sullo stesso computer, per scambiare dati degli attori del mercato UE rimane fortemente focalizzata sui servizi di Account Information (AIS: Account Information Service (Servizio di informazione sui conti) e Payment Initiation (PIS: Payment Initiation Service – Servizio di disposizione di ordini di pagamento), obbligatori per la PSD2 1, che rappresentano il 55% delle API monitorate.

Tuttavia, si stanno consolidando le API di open finance, in particolare quelle per i servizi di Investimenti che, con un numero di API tracciate superiore rispetto al 2021, rappresentano il 10% del totale. Altre API di “open finance” (es. Prestiti e Assicurazioni) sono ancora in ritardo. L’analisi evidenzia come gli operatori di mercato si concentrino su API del tipo Statistiche & Informazione (11%) e Sicurezza (8%), suggerendo quindi il rafforzamento e arricchimento della loro offerta “Open” includendo servizi accessori insieme a quelli core (offerti principalmente da banche tradizionali).

Per quanto riguarda l’Italia, la survey condotta da CBI e PwC evidenzia come il mercato si stia polarizzando attorno ai servizi di “informazioni di conto”, con l’85% (+55% vs ’21) degli intervistati che include nella propria proposta un’offerta commerciale legata all’Account Aggregation, mentre una percentuale minore ha sviluppato anche servizi PFM /BFM. Si registra, tuttavia, anche la crescita di nuovi servizi a valore aggiunto, tra cui il più utilizzato risulta essere il “Check Iban” (oltre il 60%).

Promuovere l’innovazione attraverso iniziative collaborative è oramai determinante per abilitare il successo delle iniziative che comportino l’adozione di nuovi prodotti e servizi da parte di aziende e consumatori. 

CBI, anche nel proprio ruolo di Industry Utility, ne è un esempio concreto, grazie alla creazione della piattaforma CBI Globe, un ecosistema Open Banking e Open Finance internazionale che ha fortemente semplificato la connessione tra i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) in tutta Europa tramite API, abilitando lo sviluppo di servizi fintech avanzati in risposta alle crescenti esigenze dei clienti corporate e retail, quale il servizio Check IBAN , il servizio CBI GO, il Name Check e Database Controllo Fatture, che peraltro è stato ammesso alla sperimentazione della Sandbox Regolamentare di Banca d’Italia.


*La versione integrale dell’articolo è uscita sul n. 3 di Minerva Bancaria

1 Al riguardo si ricorda che la Direttiva UE 2015/2366, nota come PSD2, ha abilitato nuovi modelli di servizio, grazie ai quali il cliente di un prestatore di servizi di pagamento presso cui è aperto un conto on-line (Account Servicing Payment System Provider – ASPSP) può utilizzare una terza parte autorizzata (Third Party Provider – TPP) che può operare come fornitore di servizi di disposizione di ordini di pagamento (Payment Initiation Services Provider – PISP) per avviare pagamenti a valere sul proprio conto online oppure come fornitore di servizi di informazioni sui conti online (Account Information Services Provider – AISP) detenuti presso più prestatori di servizi di pagamento (ASPSP).

Condividi questo articolo