Oltre a conformarsi alle regole ESG, le banche dovrebbero avere un ruolo proattivo nel diffondere tra le imprese - in particolare le Pmi - e tra gli investitori retail una maggiore attenzione sui temi della sostenibilità
Il 3 maggio 2024, presso il BPER Forum a Modena, si è svolto un incontro sul tema della cultura finanziaria e della sostenibilità, organizzato da Assonebb, Associazione Nazionale Enciclopedia della Banca e della Borsa, in collaborazione con BPER Banca, socio Assonebb. Al centro del dibattito, le sfide poste alle banche e alle micro e piccole-medie imprese dalla crescente e improcastinabile attenzione ai temi della sostenibilità ambientale, sociale e dei modelli di governance, e le conseguenze sulla gestione aziendale e sulla relazione banca-impresa e sull’accesso al credito.
Nel cercare di individuare il ruolo delle banche nel sostenere lo sviluppo della cultura finanziaria delle Micro e Piccole Medie Imprese (MSMEs nell’acronimo inglese) e il loro orientamento ai temi della sostenibilità, è utile partire dalla seguente definizione di sostenibilità: «Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».
Nel 1987, Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo (World Commission on Environment and Development, WCED,) istituita nel 1983, presenta il rapporto «Our common future» (Il futuro di tutti noi), formulando una linea guida per lo sviluppo sostenibile ancora oggi valida.
È utile che le direzioni delle banche comprendano che, oltre a conformarsi alle regole poste in modo sempre più pressante dalle regole ESG (Environment, Society, Governance), occorre sviluppare al proprio interno e nelle relazioni con le imprese e gli altri portatori di interesse (fornitori, clientela privata, dipendenti, comunità di riferimento, autorità pubbliche) una focalizzazione forte e convinta su ambiente e persone.
In concreto, ciò significa porre al centro delle scelte gestionali i temi dello sviluppo sostenibile e della finanza sostenibile (etica, di impatto), dell’ambiente naturale e della biodiversità, della varietà presente nella società e della diversità culturale, dei poteri decisionali e dell’influenza su di essi dei diversi portatori di interesse (stakeholder).
La sostenibilità richiede tempi di risposta rapidi e orientamento al medio termine: a fronte della grande complessità fronteggiata, le parole chiave per gli orientamenti strategici sono cooperazione e coordinamento. Dato che la sostenibilità è una priorità a livello mondiale, essa richiede a tutti i livelli una stretta collaborazione pubblico-privato, e nello stesso tempo pone domande importanti, anche se scomode, su ragioni fondamentali e fini ultimi delle imprese e delle diverse organizzazioni e istituzioni.
Ponendo attenzione al rapporto banca-impresa, con particolare riferimento alle MSMEs (Micro e Piccole e Medie Imprese), le richieste poste dalle regole (a livello sovranazionale e nazionale) portano a considerare con attenzione l’alfabetizzazione finanziaria e l’orientamento alla sostenibilità di tali imprese, che costituiscono una parte preponderante del tessuto economico in tutto il mondo, e in modo particolare in Italia.
Un buon esempio di conformità alle regole e di impatto sulle relazioni banca-impresa, con particolare riferimento alla richiesta di informazioni sui profili di sostenibilità della gestione, è indotta dalla CSRD per le grandi imprese e dalla VSME ESRS (“Voluntary Small and Medium Enterprise European Sustainability Reporting Standard”), in consultazione sino al 21 maggio per aziende non grandi, quotate e non quotate. Pur se su base volontaria, vengono richiesti dati semplificati sugli impatti ambientali e sulle persone delle decisioni aziendali: tali dati tendono a confluire, tra l’altro, nelle valutazioni del merito di credito.
Anche a tale riguardo, emerge l’importanza dei livelli di alfabetizzazione finanziaria sulla consapevolezza della rilevanza della sostenibilità. Una recente ricerca (Lanciano, Previati, Ricci, Santilli, Sustainable finance and impact investments in micro-small and medium enterprises: the role of financial literacy, 2024, in corso di pubblicazione), effettuata su 1988 imprese non finanziarie con meno di 50 dipendenti (dati Banca d’Italia, 2021), evidenzia un 71,6% di risposte corrette alle domande di alfabetizzazione finanziaria (a fronte di un valore adeguato pari all’80% secondo il rapporto OCSE-INFE 2021), senza particolari differenze per genere e area geografica.
I risultati della ricerca mostrano relazioni positive e statisticamente significative tra livello di alfabetizzazione finanziaria e orientamento alla finanza sostenibile e all’impact investing.
Livelli più elevati di alfabetizzazione finanziaria degli imprenditori influenzano positivamente la conoscenza dei prodotti di finanza sostenibile (Conoscenza della finanza sostenibile), le decisioni di investimento con impatto ambientale (Investimenti verdi) e sociale (Investimenti responsabili), il coinvolgimento dei fornitori in azioni a basso impatto ambientale (Fornitori sostenibili) e il rivolgersi a società finanziarie con una forte posizione etica per le esigenze di finanziamento (Prestatori sostenibili).
Partendo dalla constatazione che i fattori ESG sono già fattori di rischio per le banche (anche dal punto di vista normativo e di vigilanza), che essi permeano diverse aree di attività in cui esse sono impegnate (credito, pagamenti, investimenti, assicurazioni), che il focus iniziale sui rischi climatici e ambientali è indissolubilmente legato alla dimensione sociale della sostenibilità (salute, sicurezza, diritti umani), qual è il ruolo delle banche rispetto allo sviluppo di una cultura finanziaria delle imprese aperta e favorevole a fronteggiare le diverse tematiche della sostenibilità?
È certamente utile rafforzare ulteriormente le gestione dei profili ESG delle controparti nell’ambito delle diverse fasi/attività del processo del credito: governance, concessione, pricing, valutazione garanzie, monitoraggio, così come utile è favorire l’allocazione dei capitali verso attività e progetti ESG (transizione). D’altro lato, appare altrettanto importante il supporto che è possibile portare agli investitori retail, che sono al contempo consumatori e potenziali apportatori di capitali a progetti di transizione, e che quindi possono svolgere a loro volta un ruolo importante per la sostenibilità complessiva della società e dell’economia.
Gli sforzi di educazione finanziaria e di consapevolezza sui temi della sostenibilità possono essere utilmente condotti attraverso un dialogo e una collaborazione serrata con le associazioni imprenditoriali, come è emerso anche durante la tavola rotonda dell’incontro modenese.
In conclusione, sembra di poter affermare che gli interessi e le pressioni di molti portatori di interesse sulle banche dovrebbero rafforzare le spinte verso risposte strategiche da parte di esse. Ne sono testimonianza i piani strategici e di sostenibilità sviluppati da molte di esse in Italia e all’estero, che testimoniano una crescente attenzione e azioni mirate a contenere le possibili conseguenze negative sul rischio reputazionale e sul rischio strategico di risposte non adeguate ai molteplici profili della sostenibilità.