MONDO CRIPTO
Cripto-assets e valute virtuali: rischi, ma anche opportunità

Strumenti volatili e rischiosi. Privi di controllo da parte delle autorità. Ma i cripto asset e le valute virtuali, oltre ai rischi, presentano anche delle opportunità. Che un dibattito appena svolto a Roma Tre ha messo a fuoco. Ecco il resoconto

Edoardo Lanciano

I Cripto-assets e le virtual currencies sono strumenti finanziari interamente digitali, con funzione di mezzo di pagamento, investimento o di riserva di valore, che si sono sviluppati e diffusi negli ultimi decenni grazie alla forte spinta all’innovazione tecnologica nel settore dei servizi finanziari e non solo. Su questo argomento, nell’ambito della quinta edizione del Mese dell’Educazione Finanziaria, lo scorso 24 ottobre si è svolto un convegno presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, organizzato da Assonebb (Associazione Nazionale Enciclopedia della Banca e della Borsa), dai dipartimenti di Giurisprudenza e di Economia Aziendale dell’Università Roma Tre e dal Centro di ricerca Paolo Ferro-Luzzi.

Di fronte a una platea di studenti universitari, esperti di provenienza universitaria, rappresentanti delle autorità di vigilanza, di associazioni e degli operatori di mercato hanno illustrato le caratteristiche e le diverse tipologie di attività finanziarie e strumenti di pagamento virtuali, ed analizzato quale possa essere l’importanza del possesso di adeguate competenze finanziarie nel momento in cui si acquistano o si utilizzano determinati strumenti.

L’interesse del mercato verso queste categorie di strumenti è in continua crescita. Il funzionamento del mercato degli strumenti cripto differisce profondamente dagli scambi finanziari tradizionali. Sono strumenti decentralizzati, ossia che non prevedono l’intervento di intermediari negli scambi, esenti dal controllo delle banche centrali e delle altre autorità di vigilanza. Vengono emessi da emittenti privati che si servono di software altamente specializzati. Vengono scambiati nelle blockchain, che sono reti di dati chiuse, fuori dal controllo pubblico e dei mercati finanziari ufficiali. Il loro valore è determinato dalla domanda e dall’offerta dello strumento sulla blockchain, e dalle aspettative sul valore futuro.

La prima criptovaluta è stata il Bitcoin, introdotta nel 2009. Il Bitcoin è sicuramente la valuta virtuale più importante per motivi storici e dimensione del mercato. Al momento della creazione, un singolo Bitcoin valeva meno di un centesimo di euro, mentre nel 2021 ha raggiunto picchi di valore da oltre 60.000 dollari americani. Altre valute virtuali note sono, ad esempio, Ethereum e Litecoin. Vi sono migliaia di valute digitali con diverse caratteristiche. Ad oggi, ogni giorno vengono create nuove criptovalute, e altre ne muoiono. La diffusione di questi strumenti è anche dovuta all’intervento di grandi aziende internazionali che accettano pagamenti in strumenti virtuali, contribuendone così anche alla legittimazione. Nel 2021, lo stato di El Salvador ha perfino riconosciuto il Bitcoin come moneta legale di stato. 

Come risposta alla nascita delle criptovalute private, diverse banche centrali hanno messo in moto sperimentazioni per l’emissione di valute digitali (CBDC, Central Bank Digital Currencies), per evitare eventuali rischi di sostituzione delle valute convenzionali, o di impatti eccessivi sulle politiche monetarie. Le valute digitali delle banche centrali sfrutterebbero le medesime innovazioni tecnologiche che caratterizzano gli strumenti cripto privati, ma a differenza di questi sarebbero ovviamente regolamentate. 

La BCE, ad esempio, nel settembre 2020, ha comunicato il suo interesse nella creazione di un Euro digitale, con l’obiettivo di creare un sistema di pagamento europeo digitale, stabile e innovativo. Facendo invece un esempio in cui i test hanno raggiunto una fase successiva, la banca centrale cinese nel 2020 ha lanciato lo Yuan digitale (E-Yuan), che si affianca allo Yuan tradizionale come mezzo di pagamento. Ad oggi, la valuta digitale cinese risulta operativa in 12 grandi città (tra cui Pechino, Shanghai e Shenzen), in cui è concentrato circa il 15% della popolazione. A gennaio 2022, il numero di utenti che hanno effettuato almeno una transazione utilizzando lo E-Yuan ha raggiunto i 260 milioni.

Nel workshop è emerso, prima dalle relazioni introduttive ed in seguito dalla tavola rotonda, come siano molteplici gli aspetti da toccare e le tematiche connesse, e come vi siano diversi orientamenti e scuole di pensiero in merito all’utilizzo ed alla diffusione di questi strumenti. Dopo aver affrontato, con il professor Saverio Stentella (Università Roma Tre), le origini e le caratteristiche fondamentali delle criptovalute ed il funzionamento delle blockchain, gli esponenti della Consob, la dottoressa Maria Sofia Gasperini ed il dottor Oscar Costantini, hanno spostato la discussione sui profili di rischio. 

Le criptovalute e i cripto-assets sono infatti strumenti finanziari altamente volatili e rischiosi. Innanzitutto, vengono scambiati al di fuori dei mercati regolamentati e sono privi di controlli da parte delle autorità. Più nel dettaglio, i rischi a cui può essere soggetto un acquisto di strumenti cripto possono essere molteplici, e dovrebbero essere ben compresi prima di effettuare un investimento. Innanzitutto, vi è un rischio informatico, che può ad esempio sfociare in una truffa di denaro o di dati. Inoltre, se il proprietario di strumenti cripto perde la password di accesso al proprio portafoglio virtuale, perde anche il denaro investito. Lo stesso avviene anche in caso di decesso o hackeraggio dei sistemi informatici.

Non vi è un sistema di garanzia degli scambi, che sono quindi ampiamente soggetti a rischi di liquidità o al rischio che la controparte non adempia alle proprie obbligazioni. Vi è inoltre un rischio legale, non essendo le blockchain e gli scambi che avvengono in esse soggetti ad alcuna regolazione. Vi è infine un rischio fiscale, in quanto attualmente non esiste un chiaro regime di tassazione delle transazioni in cripto, e ciò potrebbe illudere molti investitori attratti dai rendimenti esentasse. La tassazione però, è prevista in determinati contesti e può cambiare molto rapidamente. Ne sono esempio gli Stati Uniti, in cui l’acquisto e la vendita di cripto sono considerati attività di trading alla pari dello scambio di titoli finanziari, e sono quindi soggetti alla stessa tassazione, e l’Italia, in cui nel 2022 è stata introdotta una tassazione del 26% sui profitti in criptovalute, allo stesso livello delle operazioni in valute estere legali. 

Messi quindi sul tavolo gli aspetti principali della discussione, la tavola rotonda è stata utile ad illustrare e far conoscere la visione e le opinioni di esponenti di spicco provenienti da università (professoressa Concetta Brescia Morra e professor Daniele Previati, Università Roma Tre), autorità di vigilanza (Massimo Doria, Banca d’Italia), operatori di mercato (Michele Gerace, Nexi) ed associazioni (Gianfranco Torriero, ABI).  Ciò che è emerso, è una ricchezza notevole del dibattito, in cui sono comparse prospettive differenti. Tra le difficoltà nell’inquadramento nozionistico di una criptovaluta e di un asset cripto da un lato, e l’assunzione del fatto che la diffusione degli strumenti cripto sia un fenomeno tecnologico parte di un inevitabile progresso, fonte di rischi ma anche di opportunità, dall’altro, il tema principe attorno al quale è ruotata la discussione è sicuramente l’assenza di regolamentazione e di vigilanza sulle attività di natura cripto.

L’assenza di una normativa che disciplina l’utilizzo di questi strumenti è infatti la fonte principale dei rischi connessi e della divergenza di opinioni e orientamenti più o meno fiduciosi nei confronti degli stessi. La difficoltà principale nell’applicazione di norme sugli scambi in criptovalute risiede nell’assenza di dimensione geografica degli scambi. Il mondo digitale non ha confini nazionali e l’anonimato delle transizioni sulle blockchain non permettono l’individuazione della provenienza dei soggetti coinvolti.

Il dibattito si è concluso cercando di individuare quali possano essere i punti d’incontro tra le varie opinioni espresse dai relatori. Innanzitutto, si è rimarcato il fatto che, a prescindere dall’orientamento soggettivo nei confronti dell’utilizzo e della diffusione degli strumenti cripto, si tratta di un fenomeno tecnologico non trascurabile, che fa parte del processo di innovazione degli ultimi decenni e, in quanto tale, presenta comunque possibili opportunità e vantaggi da poter sfruttare.

Nel processo di innovazione tecnologica, gioca inoltre un ruolo fondamentale la regolamentazione, che necessita di essere adattata a fronte di questi cambiamenti. Infine, l’attenzione si è focalizzata sull’importanza della formazione e delle conoscenze finanziarie per l’utilizzo di questi strumenti. Le caratteristiche peculiari delle cripto currencies e dei cripto-assets, e le diverse ragioni appena illustrate, nel momento in cui vengono assunte decisioni relative all’acquisto e all’utilizzo di questi strumenti, richiedono infatti il possesso di un livello adeguato di conoscenze e competenze finanziarie, che permettono di poterne considerare e valutare le opportunità ed i rischi connessi.