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Convalescenza prolungata per le banche tedesche

L’emergenza si può considerare finita. Ma in Germania i bilanci dei gruppi bancari registrano forti riduzioni dell’attivo e una redditività poco soddisfacente. Pesano i bassi rendimenti e la pesante struttura dei costi.

Silvano Carletti
Carletti

I dati e le informazioni disponibili indicano che per il sistema bancario tedesco la fase dell’emergenza può considerarsi chiusa. I problemi da risolvere sono ancora numerosi e di rilevante dimensione ma la loro gestione appare inserita in una evoluzione largamente definita.

Per comprendere lo spessore di questo risultato è necessario, seppure sinteticamente, descrivere la voragine aperta nel circuito bancario tedesco dalla crisi finanziaria. Degli 11 gruppi nel 2009 al vertice del sistema bancario tedesco (tutti con attivi superiori a €175 mld) ben 7 hanno dovuto richiedere un intervento statale. In due casi (WestLb e Hypo Real Estate) l’intervento non è stato comunque sufficiente ad evitarne la liquidazione.

Per impedire il collasso del circuito bancario nazionale cinque paesi del Vecchio Continente (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Cipro) sono stati costretti a richiedere un sostegno europeo. Altri paesi dell’eurozona hanno sperimentato difficoltà di quasi analoga gravità ma le hanno fronteggiate impiegando risorse finanziarie nazionali. É questo il caso della Germania. L’ampio intervento di consolidamento patrimoniale ha richiesto molto tempo, l’attivazione di un’intensa dialettica con le autorità di Bruxelles (come sempre accade in Europa nel caso di aiuti di Stato) e uno sforzo finanziario decisamente importante. Un rapporto della Commissione Europea sulle politiche di sostegno pubblico ai sistemi finanziari nazionali mette in evidenza che la Germania è il paese europeo che nel periodo 2008-12 ha perfezionato il più ampio programma di sostegno al settore finanziario, programma attuato mediante interventi sia di ricapitalizzazione (€ 64 mld) sia di presa in carico di attività deteriorate (€80 mld). Nel complesso si tratta di €144 mld (il 5,5% del Pil tedesco), quasi un quarto degli interventi di questo tipo realizzati nei paesi della Ue-27 (€592 mld).

Pur senza determinare oneri aggiuntivi, il governo tedesco ha anche disposto la concessione di garanzie e attivato misure di sostegno alla liquidità, due modalità d’intervento ora quasi cessate (€10 mld a fine 2012) ma che nel recente passato hanno raggiunto livelli considerevoli (€135 mld nel 2009). Completano il quadro due bad bank, la Erste Abwicklungsanstalt (Eaa) e la Fms Wertmanagement (Fms-Wm). La prima, costituita nel dicembre 2009, ha l’obiettivo di procedere alla cessione della parte più importante delle attività di Westdeutsche Landesbank (WestLb), della quale ha ricevuto attività per un ammontare (nominale) di €177 mld. La seconda (Fms- Wm), invece, è stata costituita nel 2010 per cercare acquirenti per le attività di Hypo Real Estate Holding Ag, un’istituzione nel 2008 con un bilancio superiore a €400 mld. Le cause del fallimento di queste due istituzioni sono da ricercarsi, oltre che nello sfavorevole evolvere della congiuntura, anche in una gestione finanziaria poco prudente. Per conoscere quale onere deriverà dall’attività di liquidazione svolta da queste due bad bank bisognerà aspettare qualche anno.

Indicazioni dal consuntivo 2013

Dal consuntivo 2013 delle banche tedesche si traggono due rilevanti indicazioni. La prima è costituita dalla forte riduzione dell’attivo. Si tratta di una tendenza rilevabile in molti paesi soprattutto per le banche di grande dimensione, ma certamente in Germania decisamente intensa. Nel 2013 la riduzione dell’attivo dei sistemi bancari della Ue, infatti, èrisultata in media pari a – 6,9%; la Germania è a -8,5%, la Francia a -2,4%, l’Italia a -4,1%. La seconda indicazione è relativa al risultato economico: in un contesto complessivamente avaro di soddisfazioni (in media  -32% per i primi 8 gruppi bancari, in certa misura dovuto anche al minore volume di attività), cresce il ritardo delle banche in difficoltà.

   

Nel 2008-09 la Commerz bank fu oggetto di un rilevante salvataggio pubblico realizzato con la sottoscrizione di nuovo capitale (€1,8 mld) e la costituzione di una partecipazione silente (altri

€16,4 mld). L’aumento di capitale realizzato nel maggio 2013 ha permesso di completare la liquidazione della partecipazione silente ma ha confermato lo Stato come principale azionista (17,2%). Rimane da completare il ridimensionamento richiesto dalla Ue e delineare un nuovo profilo: rispetto al 2009, l’attivo del gruppo è stato ridotto di un terzo (ovvero €295 mld) ma circa un terzo di quello attuale viene classificato non core. La riconquista di una adeguata capacità reddituale sembra ancora lontana (quasi nullo l’utile netto dell’ultimo biennio) e quindi altrettanto lontana la possibilità di una uscita dall’area pubblica.

Il bonus Germania favorisce il processo di ristrutturazione

Il processo di risanamento del sistema bancario tedesco ha beneficiato (e presumibilmente beneficerà ancora) di un favorevole contesto macroeconomico.

Secondo il più recente rapporto di previsione predisposto dalla Commissione Europea nel 2014- 15 la Germania dovrebbe sperimentare una sostenuta crescita economica (+1,8% nell’anno in corso, +2% nel prossimo), mezzo punto percentuale in più rispetto alla media dell’eurozona. Diversamente da molti altri paesi, il mercato immobiliare non è caratterizzato da significativi eccessi di offerta, sia nella componente residenziale sia in quella commerciale.

Questo scenario favorevole si è tradotto per il sistema bancario in un rilevante bonus il cui rilievo si può cogliere sul fronte del portafoglio prestiti, ove il deterioramento appare molto limitato e quando si verifica ha motivazioni esclusivamente settoriali. I dati a disposizione indicano che l’incidenza dei prestiti non performing si è mantenuta in questi anni intorno al 3%, con una tendenza alla diminuzione, attestandosi al 2,9% nel 2012 (ultimo disponibile). Si può stimare che nel 2013 le 12 maggiori banche tedesche (60% del sistema bancario nazionale) abbiano complessivamente effettuato accantonamenti a fronte del rischio di credito nell’ordine dei €6-8 mld, confermando il trend discendente in atto dal 2010; per confronto, in Italia nel 2013 i 5 gruppi maggiori (meno della metà del sistema) sono stati costretti ad accantonare quasi €26 mld,  €7,5 in più dell’anno precedente.

Di questo favorevole contesto si trovano solo limitate tracce a livello di redditività, in parte perché il perdurante scenario di modesti rendimenti condiziona negativamente la dinamica del margine d’interesse che per due terzi del sistema bancario tedesco costituisce l’80% circa dei ricavi totali. Pesa però anche una struttura di costi che nel triennio 2010-12 ha assorbito in media il 64% del reddito operativo. In questo triennio sono stati chiusi quasi 2.400 sportelli con una riduzione del personale di circa 13mila unità. Quest’ultima riduzione è inferiore a quella realizzata nello stesso triennio in Italia, paese che conta un numero di addetti bancari pari a meno della metà di quelli della Germania (a fine 2012, 308mila rispetto a 633mila).

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