L’obiettivo è di accelerare e intensificare la costituzione di fondi attivi di lungo periodo. La crescita dell’offerta di permanent capital permetterebbe di incrementare le risorse indirizzate al tessuto industriale italiano delle PMI, in modo da rispettare il requisito della diversificazione dell’investimento. Le piccole e medie imprese selezionate potrebbero essere considerate da tutti dei veri e propri asset alternativi
Gli operatori del sistema finanziario stanno iniziando a valorizzare sempre con più costanza il tessuto imprenditoriale italiano. I dati di M&A, IPO e valore generato dal private capital confermano questo trend. Ad ogni modo, il circolo virtuoso iniziato negli ultimi anni, che ha portato un maggior interesse verso i cosiddetti asset alternativi, è ancora in una fase primordiale.
Affinché il valore-impresa esploda, è necessario che venga sviluppato in misura maggiore un sistema di operatori che abbiano una visione di lungo periodo e che non siano meri fondi di private equity aventi l’obiettivo di restituire un ritorno in un arco temporale di massimo 5 anni e tendenzialmente superiore agli indici di mercato.
Sarebbe necessario promuovere invece il permanent capital, ossia quel capitale investito “paziente”, considerato fonte permanente per l’impresa e orientato all’incremento di valore nel lunghissimo periodo (20-50 anni corrispondenti a più cicli di investimento), che presenta una logica di investimento diversa e più ponderata.
Gli investimenti di permanent capital sarebbero gestiti da soggetti aventi skills non solo finanziari ma anche manageriali di settore, tali da valorizzare, in periodi di tempo più lunghi, una piccola o media impresa in maniera esponenziale. È chiaro che tali investimenti hanno un approccio più prudenziale e “sicuro” che, senza considerare gravi periodi di crisi come quella attuale, sarebbero soggetti ad una minore volatilità del mercato. Questo perché l’investimento è spostato più sull’accrescere il valore dell’impresa, che sul massimizzare il ritorno finanziario.
Se questo ecosistema fosse sviluppato e validato, tutti i soggetti, grandi e piccoli, legittimati alla raccolta e al successivo impiego di risorse (fondi pensione, banche, investitori istituzionali, ecc.) investirebbero e “affiderebbero” parte della finanza a questi lungimiranti operatori. In questo modo, il contributo finanziario all’economia reale sarebbe molto più potente ed efficace di quanto lo sia oggi e coinvolgerebbe ancor di più tutto lo spettro dei soggetti investitori, dal piccolo risparmiatore retail alle ordinarie SICAV, SICAF, SGR e SIM.
Per tale ragione, l’obiettivo da raggiungere è di accelerare e intensificare la costituzione di fondi attivi di lungo periodo. Inoltre, lo sviluppo e la crescita dell’offerta di permanent capital da parte di questi operatori permetterebbero di incrementare le risorse disponibili indirizzate al tessuto industriale italiano delle PMI, in modo da rispettare il requisito base della diversificazione dell’investimento (più finanza più deals). Così facendo, lo scouting e il processo di selezione approfondito e mirato a premiare piccole e medie imprese meritevoli e innovative, legittimerebbero queste ultime a essere considerate da tutti dei veri e propri asset alternativi.
La resa massima di tale sistema farebbe diventare i fondi in permanent capital dei veri e propri strumenti finanziari generici o settoriali di realtà ancora non quotate. Una fitta rete di tali operatori che mirano a selezionare un gran numero di imprese porta a effetti domino. Apparirebbero sul mercato realtà valorizzate al massimo, più robuste e consolidate.
Risultati di questo genere sarebbero possibili in quanto un gran numero di questa tipologia di operatori, lavorando in sinergia, incrementerebbero il numero di operazioni, grazie a una diminuzione, seppur minima, dell’asimmetria informativa e una conseguente miglior mappatura del mercato.
Un gran numero di operazioni porterebbe a PMI con parametri medi patrimoniali più grandi, che si presenterebbero al mondo borsistico con un biglietto da visita più adeguato accrescendo in maniera consistente e reale il valore aggregato delle aziende quotate italiane, facendo chiaramente riferimento al segmento dell’Euronext Growth Milan.
Tutto questo sarà con maggior probabilità possibile e realizzabile grazie alle ingenti risorse stanziate dal PNRR e ad un loro sapiente uso anche in termini di spinta “normativa e fiscale”. Paradossalmente, a condizione che tali risorse vengano intercettate e utilizzate nella maniera più economica e sostenibile possibile, la crisi pandemica darebbe l’opportunità all’Italia di essere tra le potenze economiche protagoniste con crescita più forte nei prossimi decenni. Senza contare il beneficio che l’Italia potrà trarne in termini di consumi e di occupazione conseguente.
*Senior Advisor di Aetos Partners Srl