approfondimenti/politica economica
Che il voto di scambio sia proficuo

L’Italia è pronta ad appoggiare un candidato alla Presidenza della Commissione europea purché conceda nuove deroghe al Patto di stabilità. Ma ottenere più tempo per ridurre deficit e debito non è la strada giusta. Meglio sarebbe puntare a un altro obiettivo: l’espansione della domanda interna tedesca per favorire tutti i Paesi periferici.

Daniele Gros
Gros

Ha ripreso spazio il dibattito di quale sconto dal Patto di stabilità l’Italia potrebbe chiedere alla Germania, in cambio del suo appoggio alla candidatura di Juncker alla Presidenza della Commissione europea. Si tratta, in fondo, soltanto della manifestazione più recente di un approccio che, alla lunga, non è stato pagante per l’Italia: da quasi 15 anni il paese chiede regolarmente di poter mantenere il deficit un po’ più alto di quanto previsto dalle regole europee e dagli impegni intrapresi dall’Italia stessa nei suoi programmi di stabilità, che si rivelano, ex post, quasi sempre troppo ottimisti.

Il risultato di questo approccio è un debito così alto che ha portato l’Italia alla soglia di dover chiedere nel 2012 l’aiuto dei suoi partners e accettare l’invasione degli ‘uomini in nero’.

Questa volta l’Italia si presenta con più credibilità visto che il nuovo governo sembra veramente intento ad intraprendere delle riforme strutturali. Ma conviene veramente all’Italia aumentare ancora di più, anche se di poco, il suo debito pubblico?

Il ragionamento a supporto di questo approccio è che le riforme si fanno più difficilmente e potrebbero avere un effetto negativo a breve termine se l’economia italiana rimane in recessione. Un sostegno alla domanda potrebbe facilitare le riforme, e rafforzarne gli effetti positivi sull’offerta.

Esiste effettivamente un problema di scarsa domanda all’interno della zona euro che rende la vita più difficile all’Italia e a qualunque governo italiano che intenda fare delle riforme. Ma se è così, l’approccio da seguire dovrebbe essere capovolto: l’Italia dovrebbe prometter di fare le riforme in cambio di una politica espansiva degli altri, soprattutto di quei paesi a debito relativamente basso che possono ancora permettersi di aumentare la spesa.

Il patto da proporre alla Germania dovrebbe allora essere il contrario di quello che va di moda oggi. In cambio del suo sostegno a Juncker, l’Italia dovrebbe chiedere un impegno della Germania di aumentare sostanzialmente la domanda interna tedesca. Invece di chiedere il solito sconto dal Patto di Stabilità, l’Italia dovrebbe chiedere qualche cosa che comunque è necessaria per ridurre gli squilibri all’interno della zona euro. Starebbe poi alla Germania di scegliere lo strumento più idoneo per raggiungere il risultato. Un aumento massiccio dell’investimento in infrastrutture sarebbe probabilmente la via più diretta. Insomma, invece di chiedere uno sconto per se, l’Italia dovrebbe chiedere misure espansive per la Germania.

L’aumento della domanda interna tedesca beneficerebbe l’Italia (e tutti i paesi periferici). L’Italia potrebbe allora mantenere i suoi impegni sia in termini di riforme strutturali che di riduzione del debito pubblico.