Il rapporto Colao contiene 200 proposte di policy. Tutte sensate e condivisibili in una visione inclusiva ed efficiente di una democrazia social-liberale. A quali dare la priorità? La risposta non può essere che concentrarsi su pochi obiettivi. E che la ripresa sociale ed economica va fatta attrezzandosi anche a difenderci da “futuri shock di sistema”.
Questa domanda, che una volta faceva pensare subito a Lenin e alla rivoluzione comunista, ora è solo un’interrogativo di buon senso. Dopo la pandemia, e nella speranza che non ci sia una seconda e distruttiva ondata, come riprenderci dalla catastrofe che ci caduta addosso negli ultimi mesi? Che cosa dovremmo fare?
Sembrerebbe che una risposta ampia ed esauriente sia data dal Rapporto Colao. Partiamo da qui.
In 53 pagine e 121 schede vi sono numerose e sensate proposte. Si parte da una diagnosi delle cinque fragilità del paese: “tassi di crescita economica e livelli di produttività da anni inferiori a quelli delle altre grandi nazioni europee; un Rapporto tra debito pubblico e Pil tra i più alti dell’area OCSE; la scarsa efficienza ed efficacia della macchina amministrativa pubblica; una rilevante economia sommersa (12% del Pil) con una significativa evasione fiscale (oltre 110 miliardi di euro all’anno); un elevato livello di diseguaglianze di genere, sociali e territoriali, con un basso tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro ed un numero molto elevato di giovani che non studiano e non lavorano”. È una radiografia delle debolezze dell’Italia, sostenuta anche da diverse ricerche empiriche.
Gli obiettivi indicati nel Rapporto sono incentrati sul potenziamento delle infrastrutture economiche e sociali, investendo le risorse disponibili, e sul sostegno immediato a persone e mondo produttivo, per rendere l’Italia: “Più resiliente a futuri shock di sistema; più reattiva e competitiva rispetto alle trasformazioni industriali e tecnologiche in corso; più sostenibile ed equa per limitare gli effetti degli shock sulle fasce più vulnerabili della popolazione e scongiurare un indebolimento strutturale dei fattori “primari” dello sviluppo (capitale economico, capitale umano, capitale sociale e capitale naturale)”.
Diagnosi e obiettivi sono la premessa per indicare diversi interventi in sei ambiti: 1. Imprese e Lavoro, “con la necessità e le opportunità per rafforzare e sostenere le imprese italiane nel recupero di competitività e produttività e nella connessa creazione di occupazione di qualità, per garantire una concorrenza equa e per facilitare l’innovazione tecnologica e di prodotto.
2. Infrastrutture e Ambiente, con “un’ampia gamma di interventi (fibra, risparmio energetico, mobilità sostenibile, de-carbonizzazione, economia circolare, gestione rifiuti etc.) che possono offrire ritorni interessanti per capitali privati e possono quindi essere realizzati senza aggravare eccessivamente il debito pubblico, nonché un insieme di iniziative volte ad accelerare la realizzazione delle infrastrutture strategiche”.
3. Turismo, Arte e Cultura, con proposte “riguardanti sia la necessità di mitigare con la massima urgenza gli effetti del blocco dei viaggi e del turismo, sia le opportunità di riconfigurazione e rafforzamento a medio termine necessarie per riaccendere un motore della ripresa e soprattutto proteggere, arricchire e valorizzare al meglio un patrimonio unico al mondo.
4. Pubblica Amministrazione, concentrandosi “su azioni per aumentare contemporaneamente la produttività della Pubblica Amministrazione e la qualità del servizio che essa fornisce – proponendo interventi di semplificazione e significativi investimenti in tecnologia e risorse umane – con l’obiettivo di trasformarla da controllore (quando non ostacolo) in alleato prezioso dei cittadini e delle imprese.”
5. Istruzione, Ricerca e Competenze, con “proposte per utilizzare la fase di rilancio per modernizzare il sistema di istruzione e di ricerca e la sua governance, per recuperare lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze e per ridurre la disoccupazione, giovanile e femminile in primis.”
6. Individui e Famiglie, con attenzione “posta alla parità di genere, con iniziative volte sia a garantire miglioramenti di policy e normative sia ad aumentare la rappresentanza di genere e l’equità retributiva. … azioni per far leva sulla generosità individuale e sulla forza del terzo settore.”
Vengono così indicati 102 interventi. Alcuni di essi (49) vengono anche articolati in più proposte. Complessivamente, quindi, vi sono 200 proposte di policy. Talune anche complesse. Tutte sensate e condivisibili in una visione inclusiva ed efficiente di una democrazia social-liberale. Tra queste proposte, vengono lasciate da parte le pur necessarie ampie riforme strutturali in tema di giustizia civile, fiscalità e welfare. Ma se è così, la domanda principale – il che fare – resta in pieno.
Dunque, è inevitabile che almeno si fissino delle priorità. Ma come? Se ragioniamo sulla base degli interessi di un certo gruppo economico o sociale, la risposta non è difficile da trovare. Ma dal punto di vista di un governo di coalizione eterogenea, quale quello attualmente esistente che comprende un ampio spettro di interessi e sensibilità, che vanno almeno dal centro alla sinistra, se riteniamo ininfluenti in termini di policy le frange del M5S non lontane dalla Lega, la risposta è praticamente impossibile.
Una bussola, tuttavia, ce la può dare la ricerca comparata se riteniamo che la parte principale della risposta debba essere che la ripresa sociale ed economica va fatta attrezzandosi anche a difenderci da “futuri shock di sistema”.
Così, se analizziamo le caratteristiche dei paesi che si sono difesi meglio dalla pandemia e sono stati più pronti ad uscirne, vediamo che in tutti i casi quelle democrazie avevano un’amministrazione funzionante, il senso dell’obbedienza alle regole vigenti, una leadership legittimata.
Il punto è sostanzialmente confermato anche da Fukuyama che parla appunto di “capacità dello stato, fiducia sociale, leadership” (Foreign Affairs, luglio-agosto 2020). Da questa osservazione emergono le priorità tra le proposte del Rapporto Colao e queste vanno in due direzioni: creare un’amministrazione efficiente e costruire legittimità verso le istituzioni.
Se si accetta l’idea, sostenuta anch’essa da diverse ricerche, che un modo di accrescere la legittimità è avere istituzioni ben funzionanti, allora le proposte del Rapporto a cui dare la maggiore priorità riguardano la prima delle due direzioni e, quindi: tutti gli interventi di semplificazione e velocizzazione delle procedure amministrative, l’accelerazione della digitalizzazione della pubblica amministrazione, il rafforzamento e valorizzazione del capitale umano della PA, l’ammodernamento digitale sanità pubblica.
Come sappiamo, vi è molto di più su cui intervenire (le 200 proposte già dette), ma se si desse la priorità a questi pochi obiettivi si farebbero già grandi passi avanti anche nell’essere “più reattiva e competitiva rispetto alle trasformazioni industriali e tecnologiche in corso” e “più sostenibile ed equa”.