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Blockchain e arte: quali vantaggi per operatori e utenti

Il cd “sistema dell’arte” è una realtà decisamente consolidata, anche se nota soprattutto agli addetti ai lavori, dominata da regole scritte e ancor più da regole non scritte, che costituisce un vero e proprio sistema di potere – in grado di fare la differenza per la fortuna, e quindi le quotazioni, di un artista- con tutte le opacità che spesso caratterizzano i sistemi di potere: le stesse che forse hanno impedito finora alla finanza di avvicinarsi più decisamente al mondo dell’arte (pensiamo soprattutto agli art funds, sui quali cfr. per tutti: https://mirror.fchub.it/detail/news/art-funds-pronti-partenza-via ) considerato -per l’appunto -opaco, volatile, con troppi conflitti di interessi poco gestibili.

Riccardo Piselli, Silvia Segnalini
Segnalini

Ciò premesso, abbiamo tentato di immaginare l’impatto della tecnologia blockchain su tale sistema: per finalità inverse, a ben vedere forse addirittura opposte, a quelle per le quali la blockchain è nata — scardinare i sistemi di potere ormai cristallizzati — ovvero quelle di fare ordine in un sistema, in un mercato, come quello dell’arte, piuttosto deregolamentato, recependo così le istanze di maggiore trasparenza ed eticità che da più parti vengono invocate per il medesimo.

Per far questo, vediamo innanzitutto cos’è – in estrema sintesi – la blockchain. Dapprima introdotte come tecnologie per far funzionare un         sistema decentralizzato di pagamenti al di fuori del circuito di intermediazione delle banche centrali, le distributed-ledger technologies si sono evolute sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. A distanza di tempo, la filosofia che ne governa il funzionamento è tuttavia rimasta tendenzialmente immutata. La blockchain costituisce un database distribuito che si basa su due fondamentali tecnologie della crittografia, che permettono al sistema di assicurare validità e autenticità delle transazioni. I dati delle pregresse transazioni sono ordinati in una serie di blocchi, come in un registro pubblico, e non possono essere modificati se non attraverso il consenso della metà dei nodi della blockchain. Le due tecnologie crittografiche sono usate per creare una “trustless infrastructure” per consentire transazioni: la fiducia è infatti assicurata direttamente dal sistema. Con la progressiva cd. “datificazione” della società, è oggi possibile assicurare la veridicità e nel contempo l’automatizzazione di ogni tipo di transazione: dal mero scambio documentale alla stipula di schemi contrattuali complessi (i.e. smart contracts), sino alla costituzione di vere e proprie organizzazioni autonome (i.e. Dao).

Le grandi potenzialità legate all’implementazione delle tecnologie blockchain riguardano innumerevoli settori, tra i quali quello dell’arte: in tale ambito, sono nati alcuni interessanti progetti che tentano di risolvere aspetti problematici legati al tradizionale sistema. “Veritas”, ad esempio, è una start-up che certifica e verifica opere d’arte e oggetti da collezione utilizzando la Bitcoin blockchain. L’obiettivo della società è il contrasto alla falsificazione di opere d’arte tramite un metodo di autenticazione “ermetica” che consente una verifica in tempo reale dell’autenticità, grazie alla tecnologia distributed ledger, oltre al riconoscimento dell’immagine, il tutto secondo gli standards di certificazione dei musei. Ancora, “Maecenas” è una start-up che funge da galleria d’arte “decentralizzata”, consentendo un accesso democratico agli investimenti di opere d’arte di valore. È costituita da una piattaforma blockchain grazie alla quale sono acquistate e vendute porzioni di opere d’arte di valore.

Dal quadro esistente, tuttavia, emerge come lo studio e la proposta di soluzioni blockchain innovative non abbiano che scalfito la superficie e come ulteriori applicazioni possano essere implementate per semplificare processi complessi, migliorare l’efficienza degli operatori del mondo dell’arte e finanche aumentare la fruizione delle opere. Forniamo, qui di seguito, alcuni spunti, che verranno approfonditi in una monografia – la prima per la materia – in corso di stesura.

Come si era brevemente accennato sopra, la blockchain consente il trasferimento nell’ambito di una infrastruttura totalmente decentralizzata non soltanto di valute ma anche di informazioni, accordi e contratti. Tutto ciò che è già o vuole essere digitalizzato (o dematerializzato) può, in altri termini, trasferirsi all’interno di un sistema blockchain. Un contratto di assicurazione, un contratto di prestito e uno di deposito di opera d’arte possono essere dunque operati all’interno di un sistema blockchain: le specifiche del contratto vengono scritte nel linguaggio del sistema, all’esecuzione del contratto pensa il sistema stesso.

Il modello operativo potrebbe essere ad esempio questo: il collezionista X vuole prestare un’opera al museo Y in occasione di una particolare mostra. Il trasferimento dell’opera impone al museo X di sottoscrivere una polizza assicurativa. Invece di contattare la compagnia Z e negoziare il valore dell’opera, i termini della polizza etc etc, immaginiamo che esista un sistema blockchain che metta in relazione i diversi musei tra loro e i musei e le potenziali compagnie di assicurazione. All’interno di un tale sistema, potrebbero essere già stabiliti e programmati i termini e le clausole di un potenziale contratto di assicurazione, oltre che essere già verificate autenticità e valore monetario dell’opera da assicurare; il pagamento della polizza avverrebbe automaticamente attraverso smart contracts e eventuali controversie sarebbero totalmente evitate o gestite da un sistema di risoluzione delle controversie interne al sistema. I costi della negoziazione e l’enforcement contrattuale sarebbero completamente azzerati.

Ma vi è di più. La blockchain costituisce un registro al cui interno può essere indelebilmente annotato ogni genere di informazione. Rilascio delle autentiche,tenuta del registro da parte degli operatori professionali del settore, rilascio di attestati di circolazione delle opere e tutta una serie di documenti e autorizzazioni relative alle medesime, potrebbero essere gestite in modo del tutto automatico via blockchain. Al contempo, il registro blockchain potrebbe svolgere la funzione di tracciare con esattezza matematica i trasferimenti passati e futuri di una singola opera e aiutare gli operatori nella catalogazione e nella tracciabilità delle opere d’arte.

Anche qui, il modello operativo potrebbe essere il seguente: il museo X vuole trasferire un’opera al museo Y per una esposizione. Il trasferimento, insieme agli attestati e autorizzazioni richieste sono tracciati e catalogati direttamente dal sistema blockchain, che, al contempo, annota anche i futuri trasferimenti di un’opera o consente di far conoscere alle diverse realtà museali le opere che, ad esempio, non sono esposte perché si trovano, come spesso avviene, nei depositi.

Inoltre, e solo per terminare con un altro fra gli esempi possibili, uno dei principali problemi che musei e gallerie si trovano a dover affrontare oggi è la gestione dei diritti di proprietà intellettuale sulle riproduzioni digitali delle opere delle loro collezioni. La digitalizzazione costituisce in questo senso sia una minaccia che una opportunità all’attività di gestione delle opere. La tecnologia blockchain anche in questo ambito può rappresentare una rivoluzione epocale. Cataloghi e pubblicazione d’arte potrebbero circolare all’interno di un sistema totalmente protetto e decentralizzato, che remunera il museo al di fuori di ogni intermediazione. Il sistema di gestione delle royalties potrebbe essere gestito in modo automatico attraverso smart contracts. Del resto, già sono stati con successo sperimentati modelli di gestione dei diritti di proprietà intellettuale su opere musicali in blockchain e, di recente, l’Organizzazione Mondiale per la Protezione della Proprietà Intellettuale ha adottato un documento di studio in materia (cfr. http://www.wipo.int/wipo_magazine/en/2018/01/article_0005.html). Potrebbero immaginarsi tour virtuali, gratuiti o a pagamento, di una data galleria, innestando anche la tecnologia blockchain in innovative tecnologie di riproduzione degli ambienti e delle opere d’arte ivi esposte.

Ma, ripetiamo, siamo solo agli albori. Chi vivrà, vedrà.

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