IL PRINCIPE
Autorità indipendenti e democrazia
Leonardo Morlino
MORLINO

In un assetto istituzionale democratico, caratterizzato da soluzioni maggioritarie e una cultura liberale, quale gli Stati Uniti, si è ritenuto opportuno creare autorità che decidessero e/o gestissero ambiti in cui il bene comune era prioritario e, dunque, doveva esserci una gestione non partitica.

Che cosa succede se quella soluzione istituzionale viene trapiantata in contesti istituzionali e culturali diversi, ovvero in paesi che adottano sistemi non maggioritari e in cui la tradizione liberale è debole o addirittura assente?

L’Italia è uno di questi casi e si possono vedere bene gli effetti distorsivi che può avere questo trapianto di modello istituzionale in un contesto diverso da quello maggioritario e liberale. Qui, sin dall’inizio le autorità indipendenti sono state controllate e manipolate dai leader partitici, in più di un’occasione, anche solo per spostare su di esse la responsabilità di decisioni che potevano generare reazioni negative da parte dei cittadini. In ogni caso, il governo si è assicurato il controllo effettivo dell’autorità attraverso le nomine dei vertici.

Nel tempo il legame si è definito con precisione. Con leader più forti e maggioranze ampie, come nel caso dell’attuale governo, vi è stato un controllo più forte, mentre con leadership deboli o in crisi, l’indipendenza di queste autorità è diventata maggiore. In breve, vi è una relazione inversa tra il peso dei leader politici (e dei partiti) e l’indipendenza delle autorità. In circostanze particolari, in cui vi è stata la nomina di personalità forti, ma di fiducia del governo, proprio l’autorità è diventata l’ispiratrice effettiva delle politiche sui temi di cui si occupa, anche in presenza di leader e governi forti.

Nel caso recente della Consob, vi sono leader forti, che vogliono svolgere il loro tradizionale ruolo di controllo. Allo stesso tempo, al vertice dell’autorità era stata nominata una personalità (forte) che rischiava di essere indipendente e addirittura, per impostazione e cultura, vicino a istituzioni, quelle dell’Unione Europea, che sul tema dei mercati borsistici e della finanza hanno voce in capitolo, direttamente e indirettamente. Ma questa personalità non aveva la fiducia del governo. Si era, quindi, in un vicolo cieco e l’esito, scontato, è stata la ‘rottamazione’ del nominato.

A commento della vicenda Consob si sono richiamate derive ungheresi o polacche. Ungheria e Polonia sono democrazie che hanno visto in anni recenti la progressiva eliminazione o indebolimento dei meccanismi di accountability ovvero di controllo ed evidenziazione delle responsabilità del governo di fronte ai cittadini. In una democrazia questo è un punto cruciale e diverso dal precedente. Infatti, nel caso della Consob abbiamo un esempio estremo di spoil system, nei casi ora indicati si ha un attacco forte a un elemento chiave per il buon funzionamento di una democrazia. Dunque, il richiamo è sbagliato. Ma ci sono motivi di allarme anche per l’Italia perché, a sua volta, l’Italia presenta una peculiarità che la rende più fragile. Infatti, la possibilità effettiva di rendere il governo accountable, ovvero politicamente responsabile, dipende dall’esistenza di un’opposizione forte, compatta e presente nelle istituzioni. In Italia questa opposizione non c’è.