Raffaele Di Raimo
Di-Raimo

Direttore della Scuola Universitaria Superiore ISUFI, dal 2001 è professore ordinario nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università del Salento, ove insegna Diritto civile e Diritto dei mercati finanziari. È docente di Diritto commerciale nella Scuola di specializzazione in Diritto Civile dell’Università di Camerino.

È condirettore della Rivista di diritto bancario e della rivista Diritto del mercato assicurativo e finanziario. Componente dei Comitati di direzione della Rivista di diritto commerciale e delle obbligazioni e della rivista Giustizia civile. Rivista giuridica trimestrale. È condirettore dell’area Obbligazioni e contratti della rivista Giustiziacivile.com.; condirettore della collana Studi di diritto privato diretta da F. Anelli, G. Conte, R. Di Raimo, A. Gentili, M.R. Maugeri, M. Meli, F. Padovini, V. Ricciuto, V. Roppo, C. Tenella Sillani, della collana Cultura del diritto civile, della collana Studi della società italiana degli studiosi del diritto civile e della Collana Diritto Privato. Nuovi Orizzonti. È componente del Comitato scientifico della Rivista di diritto dell’impresa e della rivista Osservatorio del diritto civile e commerciale.

È autore di numerose pubblicazioni in tema di rapporti associativi, Terzo Settore dell’economia, contratti, economia pubblica e mercato finanziario.

È componente, dal 2006, del Consiglio Direttivo della Società italiana degli Studiosi del Diritto Civile. Per gli anni 2016/2018 è componente della Commissione tecnica costituita presso il Consiglio Superiore della Magistratura per la valutazione “della capacità scientifica e di analisi delle norme” ai fini del conferimento delle funzioni di legittimità.

Avvocato, iscritto all’elenco speciale dei professori universitari a tempo pieno, è attualmente Of Counsel  dello studio DDPV con sedi a Roma e Milano.
Dal 2016 è componente dell’ACF-Arbitro per le Controversie Finanziarie presso la Consob.

Ha pubblicato su FCHub:

Fintech

Fintech va inquadrata concettualmente e disciplinata, comporta nuovi rischi ma dà la possibilità di perseguire maggiore efficienza e soprattutto obiettivi di inclusione rispetto ai quali la finanza tradizionale è spesso risultata inadeguata