La bancassicurazione ha guadagnato ampio spazio in Italia, prevalentemente attorno alle polizze vita. Meno sviluppato il ramo danni, un’opzione possibile solo per un numero ristretto di aziende di credito
“Crescere sviluppando una ragionevole diversificazione” è uno dei principali cardini strategici di qualsiasi impresa. Negli anni più recenti questa indicazione si è fatta più forte per le banche, di fronte alla capacità di molte istituzioni non bancarie di conquistare spazi nel campo dell’attività creditizia.
La proiezione dei processi di diversificazione può essere geografica, di prodotto, di target di clientela, etc. Negli ultimi decenni, nel contesto bancario, l’ipotesi forse più diffusa è quella che ha visto la combinazione tra intermediazione creditizia e attività assicurativa.
In Italia come altrove, quando si parla di bancassicurazione è sempre necessario fare alcune puntualizzazioni. La prima è che il gruppo che realizza la combinazione delle due attività può avere come entità dominante una compagnia assicurativa o una azienda bancaria. La prima fattispecie è, ad esempio, quella di Generali, che all’inizio degli anni 2000 ha dato vita a Banca Generali di cui ha il pieno controllo, una realtà bancaria con un attivo di 16mld e che gestisce 93mld di attività, di cui 25 di natura assicurativa. Anche il controllo (19,9%) di Bper, quarto gruppo bancario italiano (attivo di 142mld), è nelle mani di una compagnia assicurativa (Unipol).
Secondo la Banca d’Italia, i conglomerati finanziari sono quei gruppi societari che svolgono attività in misura significativa sia nel settore assicurativo sia in quello bancario e/o dei servizi di investimento. Al raggiungimento di determinate soglie di significatività, queste entità sono soggette a controlli di vigilanza aggiuntivi rispetto a quelli previsti a livello settoriale, al fine di monitorare in modo sistematico l’adeguatezza patrimoniale e la rischiosità del gruppo nel suo complesso, tenendo conto delle interrelazioni fra le attività assicurative e bancario/finanziarie svolte dalle sue diverse componenti.
Una seconda puntualizzazione riguarda lo spessore della relazione tra componente bancaria e assicurativa. L’accordo può avere una valenza meramente distributiva: la banca mette a disposizione la sua rete di sportelli per la vendita di contratti assicurativi predisposti da un’entità terza. Nelle esperienze più avanzate, invece, la società assicurativa che mette a punto il contratto assicurativo è all’interno del perimetro del gruppo bancario. Tra questi due estremi si trovano quelle realtà in cui il prodotto assicurativo è predisposto da una società soggetta a controllo congiunto.
Guardando ai consuntivi sotto il profilo della bancassicurazione, UniCredit è collocabile in questa area intermedia. Infatti, con il colosso assicurativo tedesco Allianz condivide il controllo di quattro compagnie di bancassicurazione attive nel ramo vita e nel ramo danni (Incontra Assicurazioni). Dalla sua semestrale 2023 si ricava che le commissioni riferibili ai prodotti assicurativi sono pari al 10% delle commissioni attive.
BPM è in una situazione solo in parte simile. Dopo un recente operazione di riassetto, controlla totalmente Vera Vita, mentre nel ramo danni (Vera Assicurazioni e Banco BPM Assicurazioni) la responsabilità principale viene lasciata a Crédit Agricole Assurances, con BPM titolare di una partecipazione strategica del 35%. Nel bilancio 2023 appena presentato il risultato dell’attività assicurativa è indicato pari a 47mln, il doppio rispetto all’anno precedente, ma meno dell’1% dei proventi operativi (il 2% se si esclude il margine d’interesse). Tra gli obiettivi del piano industriale 2023-26 c’è quello di moltiplicare questi ricavi per quattro.
L’esperienza di bancassicurazione più importante in Italia è sicuramente quella del gruppo Intesa, che nel 2023 ha registrato una produzione lorda di 15,3mld nel ramo vita e di quasi 1,5mld nel ramo danni. Nel 2023 la divisione Insurance ha contribuito per circa il 12% al risultato corrente pre-imposte del gruppo (12,1 mld), un contributo doppio di quello conseguito dal risparmio gestito e poco inferiore a quello prodotto dalla rete estera.
A differenziare Intesa dal resto dei competitor italiani sono soprattutto questi aspetti, tra loro collegati: la scala di intervento raggiunta nel campo assicurativo, il pieno controllo delle fabbriche prodotto, l’importante presenza nel ramo danni. Nel ramo vita Intesa ha perfezionato qualche acquisizione, ma ha soprattutto integrato in un’unica struttura realtà già presenti nel gruppo. Nel ramo danni, la posizione conseguita è frutto di importanti investimenti tra i quali l’acquisizione di RBM, tra gli operatori leader nel ramo malattia, acquisizione iniziata nel maggio 2020 e salita al 100% nel dicembre 2023, con un esborso complessivo non lontano dai 700 mln.
Come si prospetta il mercato assicurativo italiano? Rinviando ad altri per una descrizione più approfondita, si può cominciare richiamando l’indice di penetrazione assicurativa (rapporto tra il valore dei premi e il Pil). Nel ramo vita l’Italia propone un valore ampiamente superiore a quello di Spagna e Germania e sostanzialmente allineato a quello della Francia. Nel ramo danni il calcolo dello stesso indice, invece, mette in evidenza il permanere di un significativo gap negativo nei confronti di tutti i maggiori paesi europei. Per ogni 100 euro di premi, 72,5 sono relativi al ramo vita e 27,5 al ramo danni.
L’inserimento delle banche nel mercato assicurativo è soprattutto sul versante vita. Nel 2022 la quota delle vendite effettuate tramite gli sportelli bancari e postali è stata pari al 57%, quindi largamente dominante seppure inferiore a qualche anno fa (63% nel 2015). Le competenze (prevalentemente finanziarie) richieste per la vendita di una polizza vita sono ampiamente presenti allo sportello bancario. Ben diverse le competenze richieste per la vendita di un contratto del ramo danni (messa a fuoco del rischio da coprire). Di qui il ruolo di gran lunga prevalente delle agenzie assicurative (76%), con la quota dei premi intermediati dalla rete bancaria e postale ancora molto contenuta, seppure in crescita (5% nel 2015, 9% nel 2022).
A leggere i dati di sintesi, questi ultimi non sembrano anni particolarmente felici. Per il ramo vita il 2023 è stato un annus horribilis considerato che la raccolta premi potrebbe non aver superato i 90mld a fronte dei 94mld del 2022 ma soprattutto dei 104-105mld del precedente triennio.
Nell’ultima relazione dell’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) si legge inoltre che nella gestione vita si è registrato un forte aumento del rapporto tra riscatti e premi salito all’88% a fine aprile 2023, 35 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il fenomeno è particolarmente rilevante per le compagnie che distribuiscono attraverso il canale bancario o mediante promotori finanziari, per le quali a fine aprile 2023 il rapporto riscatti/premi medio è salito sino al 120%, dal 58% di fine aprile 2022.
Per il ramo danni si registra nel 2022 un totale premi di quasi 36 mld. Costante la sua crescita: +10,4% nel quinquennio 2017-22, con un balzo del 4,6% nel 2022. Al suo interno si ridimensiona la quota del comparto auto (42,6% nel 2022 a fronte del 49,6% nel 2017), mentre crescono quella del comparto salute (dal 17,5% al 19,5%) e quella del cosiddetto property (dal 17,9% al 20,1%).
Nel comparto salute la crescita più impetuosa è nel ramo malattia (+12-13% nel 2022 e nei primi tre trimestri 2023), circa tre volte quella del ramo infortuni. Nell’arco del quinquennio la crescita del ramo malattia è stata di poco inferiore al 40%, quella del ramo infortuni pari al 10%, un differenziale di crescita che ha portato la loro raccolta premi su valori quasi analoghi (3,4-3,5mld). Le polizze malattie cominciano ad essere relativamente diffuse (un italiano su tre è assicurato in forma individuale o collettiva). La produzione del comparto salute risulta concentrata in pochi, grandi nomi: i primi cinque nomi raccolgono rispettivamente il 61% dei premi del ramo malattia e il 57% del ramo infortuni.
Finora la bancassicurazione è cresciuta in Italia prevalentemente attorno alle polizze vita con il coinvolgimento di un ampio numero di aziende di credito, un coinvolgimento tuttavia spesso limitato al solo momento distributivo. Lo sviluppo ulteriore (per alcuni gruppi già realtà) è lo sbarco nel ramo danni, un’opzione possibile solo per realtà con significative capacità di investimento.