Il Principe
Alla ricerca di un governo possibile
Leonardo Morlino
MORLINO

Nell’esperienza delle democrazie parlamentari degli ultimi settanta anni, circa un quarto dei governi non avevano la maggioranza parlamentare, erano governi di minoranza. Se si considerano comparativamente quelle esperienze, le condizioni essenziali che hanno consentito l’esistenza e l’operatività di quei governi sono state due.

La prima – ad esempio, in Danimarca – è stata l’assenza di divisione profonde e soprattutto di una radicalizzazione a livello di élite, ma anche di elettorato, con conseguente comportamento responsabile dell’opposizione che in modi diversi ha consentito l’approvazione dei provvedimenti proposti dall’esecutivo. La seconda condizione, più rara, è stata propria di momenti di emergenza e contraddistinta da astensioni concordate. L’Italia ne ha avuto esperienza negli anni del terrorismo, culminati con il governo Andreotti, che si presentò alle Camere quel noto16 marzo 1978, quando fu rapito Aldo Moro e uccisa la sua scorta.

Nell’Italia post-4 marzo, si è realizzata la seconda condizione ovvero esiste la percezione a livello di élite di essere in una fase di emergenza, e dunque la percezione della necessità di trovare un governo, anche di minoranza, in tutti i modi?

Senza dubbio non siamo né nel 1978 in cui la crisi economica era peggiorata dalle attività di gruppi armati antisistema, ma neanche nelle condizioni di crisi economica dell’estate/autunno 2011. Per ragioni oggettive e, si può dire, inter-soggettive. Infatti, non siamo nel mezzo di una prolungata crisi economica con i suoi momenti peggiori nel 2009 e nel 2012, ma verso un’uscita dalla crisi, sia pure lenta, parziale e assai poco percepita dai cittadini. Inoltre, non veniamo neanche da una fase di stallo politico, come durante il governo Berlusconi dopo il 2009-10, ma da anni di un governo ortodosso e relativamente efficiente, come viene ampiamente riconosciuto in Europa, pur con tutte le riserve e i dissensi dei leader e dei partiti che hanno vinto le recenti elezioni.

Se non c’è la percezione di trovarsi sull’orlo di un dirupo, però, ad interpretare certe frasi e prudenze dei due leader vittoriosi vi è, comunque, la diffusa convinzione di essere in un difficile momento di passaggio. Magari nel giro di alcuni anni la democrazia italiana seguirà le tendenze insite in tutte le democrazie contemporanee e tornerà ad essere bipolare, con la sostanziale sparizione del PD. Ma ora le difficoltà rimangono creando lo spazio per soluzioni ‘creative’ con governi minoritari, che avrebbero l’indubbio vantaggio di evitare ai leader di fare i conti con un elettorato scontento perché le promesse fatte in campagna elettorale non sono state mantenute.

La tabella sopra presenta le possibili soluzioni e il numero dei seggi mancanti. Sarà questa la strada che si percorrerà, facendo ricorso alla fantasia istituzionale? Come in tutti i momenti critici di passaggio incerto, il ruolo dei leader oggettivamente diventa più rilevante. Dunque, tutto dipenderà dal loro coraggio e, appunto, dalla loro fantasia.