L’Arbitro Bancario e Finanziario ha riconosciuto il diritto al rimborso di 1.130 euro nei confronti della vittima del furto, eseguito con destrezza, della borsa contenente la carta di debito. Il rimborso corrisponde all’importo di due operazioni disconosciute a seguito del furto dello strumento di pagamento.
Secondo la ricostruzione della Confconsumatori, che ha difeso la vittima, sua associata, ecco come si sono svolti i fatti: il 1° dicembre 2020, intorno alle 18.30, i ladri si sono avvicinati alla signora che aveva appena parcheggiato l’auto, riferendole che doveva spostarla perché si stava provvedendo a ripulire la strada. Appena riaperta l’autovettura e appoggiata la borsa sul sedile, un complice ha portato a termine il furto, aprendo lo sportello del passeggero.
La donna, alle 19, mentre era nella stazione dei Carabinieri, ha subito provveduto a richiedere il blocco della carta bancomat ma già tra le 18.50 e le 19.17 erano stati effettuati prelievi per la somma complessiva di 1.130 euro. La quale la vittima ne ha chiesto il rimborso all’intermediario, ricevendo però risposta negativa.
Motivo del diniego? L’intermediario, Poste italiane, ha obiettato che, in base al ristretto arco temporale trascorso dal momento del furto all’esecuzione della prima transazione illegittima e in base alla modalità di autenticazione impiegata, la cliente non avesse tenuto una condotta diligente, conservando il codice segreto PIN unitamente alla carta.
La danneggiata ha quindi promosso una procedura davanti all’Arbitro Bancario Finanziario. Che le ha dato viceversa ragione, riconoscendo il diritto al rimborso. Perché?
L’Arbitro Bancario e Finanziario – secondo Confconsumatori– ha riconosciuto che: “quando si realizza la fattispecie di furto con destrezza degli strumenti di pagamento questo fatto esime la ricorrente dall’addebito di responsabilità per omessa violazione degli obblighi di custodia della carta e dei relativi codici segreti, sottolineando che si deve escludere la colpa grave nei casi in cui l’utilizzatore sia stato vittima di una azione coordinata volta ad effettuare il furto dello strumento di pagamento”.
Poste è stata quindi condannata al rimborso delle somme prelevate dal conto corrente della vittima.