approfondimenti/politica economica
Dibattiti / Le riserve di Bankitalia
A che serve vendere l'oro?
Alessandro Albanese Ginammi
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Ho ricevuto molti commenti da amici e colleghi dopo la pubblicazione del mio articolo Perché non è possibile vendere l’oro di Bankitalia.

Nell’articolo facevo riferimento a una conversazione avuta in passato con il Dott. Antonio Fazio, nella quale cercavo di argomentare una risposta alla domanda del momento: “Si può vendere l’oro di Bankitalia”?

La premessa è che la base giuridica della politica monetaria unica è definita dai Trattati UE e dallo Statuto del Sistema europeo di banche centrali – lo Statuto ha posto in essere la Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) dal 1° giugno 1998.

La risposta è no. Non si può vendere. Da questa domanda ne sorgeva spontanea una seconda: perché non si può vendere?

Nell’articolo rispondevo che non si può vendere perché una quota preponderante del circolante in euro fa capo a Germania, Francia e Italia, che insieme garantiscono al sistema dell’euro una salda copertura aurea. Se si vende l’oro o della Banca d’Italia o di una delle Banche centrali di Francia e Germania, anche solo parzialmente, si indebolisce l’euro, per questo è necessaria una approvazione, oltre che dalle banche nazionali interessate, anche dal Sistema europeo di banche centrali. Che naturalmente non verrà concessa per non indebolire l’euro.

Tra i commenti più interessanti che ho ricevuto ci sono quelli di due amici esperti in materia, che lavorano in due differenti banche centrali (per ovvi motivi non posso dire quali). Ne è scaturito uno scambio di messaggi privati e incrociati. In un passaggio, si riassume la posizione dei miei interlocutori: 

“Non capisco perché vendendo l’oro si indebolirebbe necessariamente l’euro. Non siamo più nel Gold Standard dagli anni Settanta, quindi a quanto mi risulta l’oro dovrebbe essere un asset come qualsiasi altro nel portafoglio delle banche centrali. Il problema mi sembra più che altro che si voglia vendere oro della Banca centrale per finanziare un deficit del Tesoro, violando di fatto l’indipendenza della Banca centrale”.

Questo scambio di riflessioni mi ha permesso di rileggere il mio primo articolo con altri occhi e di ammettere che due punti poco chiari potevano essere spiegati meglio e meritavano di essere approfonditi.

1. Non c’è un vero e proprio legame ufficiale e meccanico che lega l’oro all’euro – nel senso: se vendo l’oro, l’euro di indebolisce automaticamente. Il rapporto causa-effetto, seppur non meccanico, è però comunque possibile, anzi forse plausibile, perché una vendita di oro sarebbe interpretata dai mercati come un pessimo segnale sul paese che lo vende, con tutte le conseguenze di una crisi di fiducia tipo quella del 2011-12.

2. La domanda fondamentale che tutti dovrebbero porsi non è tanto “di chi è l’oro?”, o “possiamo venderlo?”, ma “perché vogliamo venderlo?”. Nel 1997 vi fu un tentativo di utilizzare le riserve auree italiane per ridurre il deficit pubblico al di sotto del 3 per cento del Pil, di fatto per un solo anno. A seguito anche di una risposta negativa molto netta della Banca d’Italia, fu chiaro che l’oro era più al sicuro nella Banca centrale che nelle mani del Governo. Oggi il desiderio di vendere l’oro per finanziare il deficit sembra spingerci alle stesse conclusioni. La Banca centrale è e dovrebbe essere indipendente: usare un asset per finanziare la spesa corrente è da Repubblica delle Banane.