Il passaggio al mercato libero dell'energia, pensato per aumentare la concorrenza e diminuire i prezzi, e costruito per continuare a proteggere i consumatori più vulnerabili, ha mostrato subito alcuni difetti. Ecco come potrebbero essere corretti
Benché la completa liberalizzazione dei mercati retail dell’energia elettrica e del gas sia stata più volte annunciata e poi posticipata, sono comunque venti anni che il processo di apertura (voluto dal cosiddetto “decreto Bersani” del 1999) sta gradualmente procedendo. Dal 2003, infatti, dapprima ai consumatori industriali e successivamente agli utenti domestici (tra il 2007 e il 2011) è stato consentito di scegliere il fornitore di energia e gas e le relative condizioni economiche. La creazione di un mercato libero non ha determinato però il contestuale abbandono dei regimi tariffari regolamentati, che hanno continuato ad esistere parallelamente.
Nel corso di quest’anno, è però previsto un importante cambiamento: la fine della “piena” tutela di prezzo per i consumatori domestici (non vulnerabili).
Questi ultimi, fino ad ora, hanno potuto accedere a condizioni economiche regolate dall’Autorità di regolazione (ARERA) ed erogate da qualsiasi venditore (servizio di tutela gas); sul mercato elettrico, a condizioni economiche erogabili solo dalla società di vendita collegata al distributore locale ed agganciate ai costi di acquisto sui mercati spot di Acquirente Unico S.p.A.(società pubblica interamente partecipata dal Gestore dei Servizi Energetici – GSE spa, a sua volta interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze).
Acquirente Unico S.p.A. è incaricata di gestire le strategie di acquisto per i consumatori che sino ad oggi non hanno scelto un fornitore sul mercato libero (servizio di maggior tutela elettrica). Inoltre, il completamento della liberalizzazione del segmento domestico, secondo quanto definito da ARERA, seguirà due binari distinti per energia elettrica e gas, in funzione dei diversi contesti di mercato.
Nel caso del gas naturale, l’elevato numero di fornitori presenti nel segmento di tutela, in esito anche alla maggiore frammentazione nella distribuzione del gas rispetto al caso dell’energia elettrica, ha permesso un passaggio diretto dalla tutela di prezzo al mercato libero. Infatti, il cliente finale che al 1° gennaio 2024 non aveva sottoscritto una offerta sul mercato libero ha continuato a fruire di un servizio erogato dal suo stesso venditore a condizioni economiche e contrattuali predefinite, potendo comunque scegliere in alternativa una delle offerte presenti nel mercato libero.
Una scelta – quella di eliminare la piena tutela di prezzo – che ha generato resistenze e dubbi, principalmente di natura politica e di consenso. Il principale timore ha riguardato il possibile rischio di asimmetria informativa fra venditori e acquirenti, con conseguente possibilità che taluni venditori applichino condizioni economiche non aderenti a quelle dei mercati all’ingrosso dell’energia.
Un pensiero a cui si aggiunge l’idea diffusa che i consumatori non siano sufficientemente maturi. E questo nonostante il 72% dei clienti domestici si trovi già sul libero mercato.
In questo senso e limitatamente al mercato dell’energia elettrica, è stato ideato il nuovo Servizio a Tutele Graduali o STG, pensato per accompagnare i clienti domestici che non hanno scelto un fornitore sul mercato libero (ovvero quelli che, pur avendolo scelto, sono successivamente rientrati nel servizio di maggior tutela), assegnando lotti territoriali di clienti domestici sulla base di una procedura competitiva.
Il STG verrà esercito senza alcuna interruzione ed erogato da venditori selezionati attraverso specifiche procedure competitive: più precisamente attraverso delle aste territoriali. I vincitori di ciascuna asta si aggiudicano la fornitura ai clienti domestici in determinati lotti territoriali che non hanno scelto un fornitore sul mercato libero, e che dunque originano dal perimetro della maggior tutela.
Al termine delle aste, viene determinato un prezzo unico nazionale a partire dalla media ponderata sui volumi dei prezzi di aggiudicazione in ciascuna area di assegnazione. I fornitori vengono in seguito remunerati in misura coerente rispetto al valore offerto in sede di gara tramite un sistema di conguagli.
Le condizioni economiche del STG vengono quindi stabilite dall’Autorità, fatta eccezione per il prezzo unico nazionale determinato dalle offerte dei venditori, e sono basate sui valori a consuntivo del PUN, comprendendo corrispettivi a copertura dei costi di approvvigionamento e commercializzazione. Uno schema che ricalca quanto già accaduto nel passaggio al libero mercato dell’energia elettrica delle piccole e microimprese, avviato nel gennaio 2021.
Se nel mercato finale del gas il passaggio dalla maggior tutela al mercato libero avviene tramite un passaggio dal fornitore in maggior tutela a quello sul mercato libero all’interno del medesimo gruppo societario, nel caso dell’energia elettrica, la particolare configurazione di mercato ha determinato l’esigenza di implementare un meccanismo di aste competitive. L’Autorità, nel disegnare il meccanismo di asta, ha cercato di soddisfare quattro esigenze.
Le aste come modalità per ridurre il ruolo dell’incumbent
Lo strumento delle aste è stato ritenuto efficace nel garantire parità di trattamento tra gli operatori ed esiti concorrenziali nei due precedenti casi di aste per le microimprese e piccole imprese.
Il 6 febbraio 2024 sono stati pubblicati gli esiti dei 26 lotti territoriali per gli utenti domestici: sono risultati aggiudicatari sette venditori, e due di questi si sono aggiudicati il numero massimo di aree (sette). Le aste hanno avuto risultati economicamente soddisfacenti per gli utenti domestici non vulnerabili, che addirittura potranno beneficiare di uno sconto provvisoriamente stimabile in circa 73 €/anno rispetto ai clienti vulnerabili rimasti in maggior tutela, pari al valore ponderato dei risultati delle aste. Tenendo in considerazione anche la componente di commercializzazione, il risparmio potrebbe essere, ad oggi, pari a 130€/anno. Il risultato delle aste sembra essere particolarmente favorevole anche rispetto al mercato libero, dove la componente fissa di commercializzazione vale, a febbraio 2024, in media 130 €/anno.
Proprio questa scontistica così elevata potrà dare luogo ad una situazione paradossale: gli utenti finora meno attivi sul mercato, rimasti in maggior tutela, potrebbero avere delle condizioni economiche migliori degli utenti sul mercato libero e dei consumatori domestici vulnerabili rimasti in maggior tutela.
Fornire un segnale di prezzo commisurato ai costi di erogazione della fornitura sul libero mercato, evitando interferenze con quest’ultimo
Al fine di valutare l’efficacia del meccanismo d’asta, a confronto con i prezzi praticati sul mercato libero, è stata condotta un’analisi sul Portale Offerte. Si tratta di una piattaforma web di comparazione dove utenti domestici e piccole imprese possono confrontare e scegliere le offerte di elettricità e gas naturale, realizzato e gestito da Acquirente Unico, sulla base delle indicazioni formulate da ARERA, in attuazione della Legge 124/2017. Il comparatore, introdotto a luglio 2018, consente la consultazione delle offerte senza l’influenza di sponsorizzazioni – presenti invece in altri strumenti realizzati da soggetti privati – e mettendo a disposizione un motore di ricerca di facile utilizzo.
Una volta ottenute delle simulazioni di spesa sul mercato libero, è possibile volgere l’attenzione alle simulazioni di spesa sul STG, che sono state aggiornate mensilmente sulla base dell’andamento degli indici forward coerenti con quelli utilizzati per la correzione della simulazione di spesa ottenuta sul Portale Offerte.
La spesa annua di un utente nel STG si ottiene dunque anzitutto a partire dalle componenti regolate, e definite da ARERA, comprendendo anche il sovrapprezzo unico nazionale applicato a remunerazione dei fornitori. La quota per la materia prima all’ingrosso, invece, viene ottenuta tenendo in considerazione gli indici forward rilevati per ciascuna mensilità.
Proteggere il consumatore finale da discontinuità rilevanti nelle condizioni economiche (cfr. maggior tutela), almeno per un periodo iniziale, assicurando gradualità nella transizione da una tariffa “regolata” al mercato
Il STG è stato disegnato con il fine di evitare un travaso automatico di clienti dal fornitore in maggior tutela al corrispondente fornitore sul mercato libero, proteggendo il consumatore, anche in termini di condizioni economiche applicate, ma allo stesso tempo creando una finestra temporale in grado di permettere ai clienti di affacciarsi al mercato libero.
Se i primi due aspetti sono stati gestiti in modo efficace attraverso il meccanismo d’asta in grado di suddividere i clienti fra più fornitori, per il secondo non sono stati predisposti interventi ad hoc, volti a incentivare i clienti che hanno migrato e migreranno dal segmento tutelato a prendere coscienza delle dinamiche, delle opportunità e dei rischi del mercato libero.
Uno dei problemi principali del mercato energetico (gas ed elettrico) è legata alla scarsa mobilità dei clienti sul mercato e alla quota elevata di clienti che nel corso degli scorsi anni permaneva nel regime tutelato, anche a seguito della difficoltà di comparare le diverse offerte sul mercato.
Tra il 2012 e il 2021 il numero di punti attivi passati al mercato libero ha oscillato tra 1 e 1,6 milioni all’anno; un dato non trascurabile ma che comunque, contestualizzato rispetto ai circa 30 milioni di utenze domestiche attive, corrisponde a circa il 3-5% del totale delle utenze all’anno. Ciò detto, la quota di utenti in maggior tutela, che nel 2012 era pari al 77,7%, si è più che dimezzata in una dozzina di anni.
La transizione è stata quindi graduale, coinvolgendo circa l’1-2% delle utenze in maggior tutela ogni mese: analizzando l’evoluzione mese per mese di passaggi rispetto al numero di punti attivi in maggior tutela si osserva una relativa stabilità sino al 2016 e una successiva accelerazione, con particolare fermento nell’ultimo biennio.
Il tasso di switching, nei primi mesi del 2022, ha raggiunto punte del 2,5% delle utenze passate al libero in coincidenza con lo scoppio del conflitto ed ha proseguito con una successiva frenata e rimbalzo tra la seconda metà del 2022 e l’inizio del 2023.
In sintesi, i tassi di switching sono rimasti tutto sommato contenuti, arrivando in totale a quasi un contratto su cinque nel 2022 (19,4%). Scorporando però questo dato, si scopre che i cambi all’interno del mercato libero hanno riguardato solo il 12,4% dei contratti, mentre il rimanente 6,5% dei cambi fornitore era legato alle uscite dalla maggior tutela e addirittura uno 0,5% di contratti che è rientrato in tutela di prezzo. A proposito delle uscite dalla maggior tutela, inoltre, una parte di utenti (il 3,9% del totale dei cambi) ha stipulato un contratto sul mercato libero con un venditore collegato al distributore, sottolineando una volta di più la relativa rigidità rispetto ai cambi fornitore e la sostanziale fedeltà al proprio fornitore.
Creare uno strumento per traghettare i consumatori finali verso il mercato libero L’attuale disegno del regime delle STG non presenta elementi utili a promuovere la concorrenza e ad incrementare la consapevolezza dei consumatori su rischi e opportunità del mercato libero.
I punti cardine che caratterizzeranno il passaggio dei consumatori al mercato libero sono la capacità degli utenti di scegliere le offerte e lo stimolo della concorrenza sul mercato libero, affinché i venditori siano spinti a fare proposte sempre più vantaggiose.
Per favorire la concorrenza sul mercato libero, un possibile intervento potrebbe essere quello di introdurre degli obblighi di disclosure, chiamati a evidenziare nelle bollette un confronto tra il prezzo pagato sul STG e la media delle offerte presenti sul Portale Offerte. Ciò renderebbe più semplice per gli utenti valutare le opzioni disponibili e favorirebbe implicitamente la concorrenza, incoraggiando un passaggio più consapevole al mercato libero.
Inoltre, un ostacolo allo sviluppo del libero mercato sembra essere stato anche la scarsa confrontabilità tra le offerte. A ciò può venire nuovamente in aiuto il Portale Offerte, il cui utilizzo sembra essere ancora limitato, ma la cui indipendenza offre delle garanzie tangibili agli utenti.
A questo proposito appaiono diverse le iniziative che è possibile mettere in atto per migliorare il Portale Offerte: anzitutto, è necessario sviluppare gli strumenti per la comparabilità delle offerte, rendendo più agile il confronto tra diverse fattispecie di simulazioni di spesa. Ciò consentirebbe agli utenti di prendere decisioni informate, potendo meglio valutare le differenze tra le tipologie contrattuali.
In secondo luogo, è essenziale affrontare l’asimmetria informativa derivante dalla scarsa frequenza con cui vengono aggiornati gli indici a termine. L’aggiornamento trimestrale degli indici forward pone sullo stesso piano maggior tutela e libero mercato, sfavorendo proprio quest’ultimo. Se la maggior tutela vede infatti un aggiornamento dei prezzi trimestrale, ciò non è detto per i contratti del mercato libero, ancorati ad indici di mercato più mobili.
Inoltre, è immaginabile uno sviluppo dell’interoperabilità tra Portale Consumi e Portale Offerte. Il Portale Consumi permette di conoscere il proprio profilo di consumo, che verrebbe poi utilizzato nella simulazione (in modo che si tenga conto della diversa stagionalità – al Nord Italia possiamo presupporre consumi differenti rispetto al Sud Italia – e delle diverse abitudini e dotazioni tecnologiche, basti pensare alla crescente diffusione di autoconsumi connessi alla generazione di energia rinnovabile – fotovoltaico).
Il STG è un tentativo di fornire una protezione al consumatore, poiché ha dimostrato di offrire prezzi competitivi rispetto alle offerte disponibili sul mercato libero, pur non rappresentando una garanzia di minore spesa rispetto ad esso.
Il STG, pur avendo raggiunto l’obiettivo di ridurre il potere dell’incumbent, non è però scevro da criticità: nel disegno del STG non è stato esplicitamente identificata una strategia volta ad utilizzare questa fase transitoria come momento per aumentare la consapevolezza degli utenti. Infatti, in assenza di decisione esplicita, alla scadenza dei tre anni del STG, i clienti verranno assegnati automaticamente alla migliore offerta del fornitore corrente. È importante quindi che durante il periodo di vigenza del STG:
Si fanno spazio alcune considerazioni: anzitutto, il mercato libero presenta una variabilità elevata, e sono effettivamente presenti sul mercato offerte migliorative rispetto alla maggior tutela. Inoltre, secondo la Commissione Europea, la fine del regime tutelato potrebbe favorire prezzi meno elevati, con conseguenti risparmi di spesa per gli utenti.
La seconda conclusione che è possibile trarre è che il STG rappresenta una modalità concreta di proteggere gli utenti dagli aumenti di prezzo. In particolare, le offerte a prezzo fisso risultano non vantaggiose rispetto al STG, probabilmente a causa del timore dei fornitori che possano verificarsi nuovi spike di prezzo sui mercati all’ingrosso. È certo tuttavia che un’altra, improvvisa, crescita dei prezzi della materia prima renderebbe più convenienti le offerte a prezzo fisso precedentemente stipulate, a scapito del STG e dei contratti a prezzo variabile.