PREZZI E CONSUMI
Energia: evitiamo di imparare dalle crisi la lezione sbagliata

È necessario prendere coscienza che calmierare, attraverso interventi pubblici, il prezzo del gas e dell’elettricità, viene certo incontro alle emergenze, ma riduce gli incentivi degli utenti domestici e industriali a una maggiore efficienza nell’utilizzo dell’energia. Consumare meno è necessario. Da subito.

Mariano Bella, Pierpaolo Masciocchi, Luciano Mauro
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1. Stime dell’Osservatorio Energia Confcommercio (Ocen) evidenziano come la spesa delle famiglie italiane nel 2023 sia risultata prossima a 80 miliardi di euro tra energia elettrica, gas naturale e carburanti, 24 miliardi di euro in meno rispetto al 2022, ma 16 miliardi di euro in più rispetto ai livelli pre-crisi.

Anche quella sostenuta dalle imprese del terziario di mercato è risultata in forte aumento nel biennio 2021-2022, passando dai 13,4 miliardi del 2019, ai 18,6 miliardi del 2021, fino ai 32,9 miliardi del 2022. Nonostante la progressiva riduzione registratasi nel 2023, l’anno appena trascorso si è comunque chiuso con una spesa per energia elettrica e gas per i settori del terziario di mercato mediamente superiore del 25% rispetto alla spesa del 2019.

Malgrado queste difficoltà, l’Italia ha saputo gestire con successo questi anni difficili: fatto 100 il PIL reale nel quarto trimestre 2019, l’indice vale, nell’ultimo quarto del 2023, 100,1 in Germania, 101,8 in Francia, 103,6 in Italia.

2. Anche l’Italia ha goduto, a partire dalla seconda decade degli anni Duemila, della sensibile riduzione delle quotazioni delle due principali fonti energetiche fossili, petrolio e gas naturale, che hanno visto, in quel periodo, dimezzare i propri valori.

Queste dinamiche dei prezzi certamente dipendono da una molteplicità di fattori, ma è difficile non vedervi l’influenza favorevole di una catena di fornitura stabile e a buon mercato, di cui anche l’Italia ha lungamente beneficiato. Certo, questa catena, incentrata sulla Russia, ormai non è più utilizzabile.

3. Importante è stato anche il ruolo dell’Europa che, attraverso REPowerEU, ha cercato di definire un piano comune di risposta coordinata dei Paesi membri, basata su misure di risparmio energetico, diversificazione delle fonti e stimolo alla transizione verso energie rinnovabili.

Nonostante ciò, permangono – pur a fronte dell’attuale stabilizzazione dei prezzi internazionali dell’energia – numerosi fattori che potrebbero causare, nel prossimo futuro, una rinnovata volatilità sui mercati, tra cui:

  • la potenziale maggiore capacità del cartello OPEC+ di guidare la produzione mondiale di petrolio così da evitare che i suoi prezzi scendano significativamente sotto gli 80 $/barile per il Brent;
  • la presenza di prezzi del gas in Europa strutturalmente più elevati rispetto ai prezzi medi dei primi 20 anni di questo secolo, a causa dei maggiori costi di trasporto del gas liquefatto rispetto al gas naturale;
  • il crescente aumento del prezzo dei certificati di emissioni CO2, conseguente all’incentivazione delle azioni necessarie alla transizione ecologica;
  • l’internalizzazione nei prezzi finali dell’energia dei costi associati al maggior rischio di variabilità dei prezzi internazionali;
  • l’aumento della domanda asiatica di metano finalizzata a sostituire il carbone nelle centrali cinesi, mentre in Europa proseguirà il percorso verso la completa decarbonizzazione dell’economia; ciò sosterrà le quotazioni del gas nel medio periodo.

4. Costruire un’agenda di politica energetica per il prossimo futuro richiede innanzitutto una chiara presa di coscienza delle numerose variabili che condizioneranno i mercati nei prossimi anni. A cominciare dalla circostanza oggettiva che gli idrocarburi abbondano in una circoscrizione del pianeta che ha poca consuetudine con il sistema della democrazia costituzionale.

Ciò comporta la necessità di rivedere il mix di forniture energetiche dall’estero, cosa che il nostro Paese ha iniziato a fare, e anche con successo.

L’analisi della distribuzione dei consumi interni per tipo di fonte evidenzia come in Italia si sia cercato di ridurre in termini assoluti il ricorso al gas naturale come fonte di produzione energetica e, parallelamente, di azzerare sostanzialmente la dipendenza dalla Russia per gli approvvigionamenti di tale materia prima.

Fatto 100 il totale dei consumi energetici, il confronto del periodo gennaio-novembre 2023 rispetto al corrispondente del 2021, evidenzia una contrazione della quota di consumi energetici coperta da gas naturale dal 39,4% al 34,1%, controbilanciata dal maggiore utilizzo di derivati del petrolio e di fonti rinnovabili.

Parallelamente, si è registrato un incremento superiore al 16% delle importazioni di GNL (da Qatar, USA, Nigeria e Algeria).

Analoghe dinamiche, mutatis mutandis, si sono osservate per le importazioni di greggio.

In ogni caso, occorre investire su rinnovabili, fonti alternative, nucleare, capacità di connessione e di rigassificazione. Nel frattempo, è poi necessario spiegare ai cittadini europei e, in generale, dell’Occidente democratico, che i costi delle commodities saranno, per molto tempo, crescenti o stabili rispetto agli elevati livelli raggiunti.

5. Del resto, che ancora non si registrino riflessi apprezzabili sui prezzi delle materie prime e, tanto meno, sui prezzi al consumo a causa della grave situazione di instabilità che sta attraversando la regione mediorientale dopo i fatti del 7 ottobre, non vuole affatto dire che tali potenziali riverberi non si osserveranno nei prossimi mesi.

Secondo le stime dell’UNCTAD, il volume degli scambi commerciali attraverso il Canale di Suez è diminuito del 42% negli ultimi due mesi. Nel frattempo, il Canale di Panama è alle prese con una grave siccità che ha ridotto i livelli dell’acqua, causando una riduzione del 36% dei transiti totali nell’ultimo mese rispetto a un anno fa.

Ed ancora, nelle prime tre settimane del 2024, rispetto alla media del 2023, i transiti giornalieri per il Canale di Suez sono crollati di quasi il 55% per le navi portacontainer e di circa il 20% per le navi petroliere/gasiere.

6. Per questi motivi è necessario prendere coscienza che calmierare, attraverso interventi pubblici, il prezzo del gas e dell’elettricità, viene certo incontro alle emergenze, ma riduce gli incentivi degli utenti domestici e industriali a una maggiore efficienza nell’utilizzo dell’energia.

Tanto più che la transizione verso una produzione elettrica affidata in modo prevalente alle fonti rinnovabili appare ancora difficilmente praticabile, almeno in tempi rapidi, tanto a causa dell’insufficiente sviluppo dei sistemi di accumulo, quanto per la necessità, ineludibile, di mantenere in vita centrali fossili che operino da produttore di ultima istanza quando vento e sole mancano. Risparmiare – nel senso esatto di consumare meno – dovrà comparire nel novero delle strategie da attuare.

Sarà doloroso, ma è già necessario.


Questa è una sintesi dell’articolo Evitiamo di imparare dalle crisi la lezione sbagliata di Mariano Bella, Pierpaolo Masciocchi e Luciano Mauro (Confcommercio) in uscita nella sezione Rubriche del prossimo numero di Economia italiana

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