FINTECH
Il rialzo dei tassi mette in crisi il "compra oggi paghi domani"

Il BNPL è esploso durante il Covid e ha conquistato anche molti giovani. Ma adesso si avvertono i primi scricchiolii nel sistema, che pareva imbattibile. Colpa del rialzo dei tassi. A meno che l'arrivo di un big come Apple non sia l'inizio di un consolidamento

Paola Pilati

Il principio è quello delle vendite a rate, ma in versione fintech. Si chiama “buy now pay later”, BNPL per gli amici, ed è un fenomeno esploso durante il lockdown. Il boom degli acquisti online ha portato con sé questa formula finanziaria, che ha facilitato lo shopping e consentito anche ai giovanissimi, dal portafoglio non troppo pieno, di parteciparvi (sul fenomeno, vedi rubrica Osservatorio banche, a fianco). 

Pioniera del settore è stata la società Afterpay, che già bel 2018 era diventata un fenomeno globale, che affrancava i millennial dal dominio – e dl controllo – delle carte di credito di papà e magicamente diminuiva per i commercianti il fenomeno dell’abbandono delle merci nei carrelli. Comprare pagando a rate in poche settimane o nel giro di pochi mesi sembrava la formula vincente.

Secondo uno studio condotto da TRC Market Research e commissionato da PayPal, in Italia oltre la metà degli utenti (il 63%) abbandonerebbe il carrello d’acquisto se non fosse presente. Una percentuale che sale al 68% se si tiene conto solo di Millennial e Generazione Z. In particolare, secondo la ricerca, la metà degli utenti di Buy Now, Pay Later sono Millennial e Gen Z.

Il BNPL è talmente esploso in giro per il mondo (Global Data stima a 120 miliardi di dollari il giro d’affari globale) che ormai si contano frotte di intermediari che offrono questo servizio. E ovviamente anche il numero dei siti di e-commerce che lo prevedono è aumentato, come anche quello dei negozi fisici.

Tutto questo è stato reso possibile dai tassi bassissimi o sottozero, che ha consentito anche a società fintech con pochi mezzi finanziari di lanciarsi nel business, perché il costo del denaro da prendere in prestito per finanziare gli acquisti a rate dei compratori costava pochissimo. E quindi bastavano, a reggere il meccanismo, i pochi dollari di fee accollati ai commercianti (2 dollari ogni 100 euro di acquisti).

Ora, con la fase di rialzo dei tassi da parte delle banche centrali di tutto il mondo, l’intero circo globale degli operatori BNPL – 100 fintech specializzate, secondo S&P Global Market Intelligence’s 451 Research – rischia di avere un colpo mortale. Unito alla palla al piede del settore, che è stata la crescita dei prestiti non onorati e quindi dei “bad debt” (in alcuni casi con una incidenza di oltre il 10 per cento) causati, in fondo, dalla crescita precipitosa del business e dalla scarsa attenzione al parametro del rischio.

Il segnale è già chiaro in Borsa, dove le società stanno perdendo terreno con la fuga degli investitori. Block inc. perde la metà del suo valore; la svedese Klarna, una delle più famose, sta licenziando il 10 per cento del suo staff; soffrono Affirm Holdings, il più grosso negli Usa, e il big australiano Zip co. 

Per questo ha stupito l’annuncio dell’ingresso di Apple nel settore con Apple Pay Later, appena fatto da Cupertino. Permetterà di suddividere il costo di un acquisto effettuato con Apple Pay in quattro rate, tutte dello stesso importo, da pagare nell’arco di sei settimane, senza interessi e zero commissioni. Sarà disponibile prima negli StatiUniti, come spesso avviene con le novità di Apple, e poi esteso ad altri paesi. E non si pagherà alcuna commissione.

L’arrivo di un peso massimo come Apple viene visto dal resto dell’industria in modo duplice. Da un lato, la conferma che il sistema BNPL ha un futuro e riceve una iniezione di credibilità. Deutsche Bank, per esempio, stima che il mercato possa raggiungere i 482 miliardi di dollari per il 2025, pari al 5,6% dei pagamenti e-commerce.

Dall’altro Apple è come l’elefante nel negozio di cristalli. Chi sopravviverà alla sua concorrenza, chi ha le spalle altrettanto larghe? Per reazione, il fronte delle aziende sta pensando a una fase di consolidamento, attraverso una serie di merger. 

Infine, un’altra insidia si sta profilando. Quella dell’ingresso in campo dei regolatori. Il settore del BNPL è infatti completamente deregolamentato, ma la sua evoluzione, e la crescita dei default, richiamano la necessità di regole come quelle della Financial Conduct Authority. Insidia per molti ma non per i big come Apple o PayPal, che proprio attraverso l’intervento dei regolatori potrebbero vedere liberarsi ampi spazi di azione.