Fred L. Block “Capitalismo - Il futuro di un’illusione” Il Mulino. Bologna, 2021, pagg. 285, E.16,00
La storia economica di questi ultimi tre secoli con il susseguirsi delle varie fasi del capitalismo ha sicuramente contribuito a diffondere e a rafforzare in molti la convinzione di una sua immutabilità, non scalfibile dal passare del tempo e dai cambiamenti di scenario.
Tenuto conto di questa premessa a “senso unico ed obbligato”, va certamente accolto con curiosità e interesse questo recente libro di Fred L. Block, sociologo statunitense di lungo corso e docente alla University of California, Davis, che si propone di “sfatare l’immagine del capitalismo, quale forza egemone priva di alternative”. Un obiettivo non semplice, per raggiungere il quale l’A., che prende a prestito da Sigmund Freud il titolo da questi utilizzato con tutt’altre finalità poco meno di un secolo fa, traccia un suggestivo percorso di decostruzione del capitalismo, partendo dal presupposto che l’economia di mercato non costituisce un sistema autonomo in grado di autoregolarsi spontaneamente; ma rappresenta un progetto di ingegneria sociale, non governato da principi immutabili nelle sue due dimensioni, nazionale e globale.
Per supportare questa tesi, Block ribalta innanzitutto il convincimento diffuso di una democrazia quale fonte di potenziali minacce per la crescita del mercato; mostrando, invece, come, in presenza di una democrazia più radicata, l’economia possa e potrà funzionare ancor meglio.
Il passaggio successivo, il rifiuto di un capitalismo che non sia né clientelare, né oligarchico e, comunque, legato a sistemi economici che incoraggiano e privilegiano comportamenti predatori individuali all’insegna di un’avidità senza controllo, costituisce la chiave d’accesso indispensabile per contestare con dati fattuali altri due convincimenti legati al capitalismo e assai diffusi nella nostra contemporaneità: la duplice illusione dell’esistenza, sia di un sistema socio – economico immutabile, sia di un ordine globale organizzato.
Per imboccare la strada del cambiamento, dunque, si dovrà contare su alcuni fattori cruciali: l’eliminazione del ruolo del dollaro statunitense, quale moneta centrale del sistema monetario internazionale; l’espansione del credito all’attività governata da Istituzioni internazionali no profit; l’adozione di misure specifiche per ridurre la volatilità dei tassi di cambio e dei movimenti di capitali. In definitiva, un innovativo e alternativo progetto di ingegneria socio-economica rispetto ai canoni cristallizzati del capitalismo tradizionale, spazzando via, così, le false argomentazioni a supporto della sua presunta immutabilità, a cui sia pure involontariamente, ha contribuito lo stesso Marx.
Inoltre, riflettendo sulle posizioni espresse, sia dal filosofo di Treviri, sia dagli esponenti della destra economica, l’A. sottolinea come l’accettazione di un canone basato sull’impossibilità di una riforma del capitalismo, a causa della sua presunta immutabilità, spalanca la porta a pericolose forme di determinismo economico. Un risultato, che non è soltanto censurabile ideologicamente, ma, sempre secondo Block, si traduce sul piano pratico nell’incapacità constatata a fronteggiare tempestivamente ed efficacemente i problemi cruciali, che si stanno presentando alla nostra società: dai cambiamenti climatici, al peggioramento delle condizioni economiche di vaste regioni del mondo; dall’accentuarsi dei fenomeni migratori, alla debolezza della crescita industriale post crisi finanziaria del 2008, nei Paesi maggiormente sviluppati.
Operata, pertanto nei termini prima ricordati, la dissezione del capitalismo nella sua visione tradizionale e, posta mano alla sua riformulazione, basata sui due pilastri di un credito all’economia controllato da istituzioni pubbliche e di un reddito garantito globale per assicurare ad ogni individuo condizioni di vita dignitosa, l’A. conclude la propria proposta, aggiungendo l’agnosticismo politico, quale elemento, ritenuto necessario per la realizzazione di un percorso alternativo.
Legittimo chiedersi, in definitiva, se questo libro costituisce il frutto dell’ennesima utopia, sia pure decisamente affascinante, o rappresenta la visione di una società, certamente più equa e con buone chances di concretizzazione. Un interrogativo, a cui i prossimi anni forniranno fattualmente una risposta, ancora una volta, incontrovertibile.