«Ben presto i mercati finanziari come sono oggi non ci saranno più». «Il potere di mercato sarà sempre di più di chi può offrire servizi profilati, che sono lo strumento fondamentale del settore fintech». «Siamo alla vigila di una forte discontinuità nella produzione e distribuzione dei prodotti finanziari». Se qualcuno volesse prendere sottogamba l’impatto rivoluzionario delle nuove tecnologie informatiche e del big data nel mondo del credito, basterebbero queste tre frasi, pronunciate da protagonisti al massimo livello di quel mondo come il commissario Consob Paolo Ciocca, il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella e il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi, a far venire i brividi al banchiere più intrepido e al risparmiatore più evoluto. L’apocalisse annunciata vedrà infatti coinvolti sia l’industria bancaria che tutti coloro, dagli individui alle aziende, che con quell’industria hanno a che fare per proteggere il proprio denaro, per investirlo e per finanziare le proprie attività. La potenza distruttiva di fintech obbliga a riscrivere le regole di base di quel rapporto, e a far fronte a rischi mai immaginati, rispetto ai quali la bufera della crisi attraverso cui siamo appena passati sembrerà una passeggiata, e le forche caudine delle nuove regole di capitale imposte alle banche dal Financial stability board e da Basilea un gioco da ragazzi.
Se ben presto nulla sarà come prima, ad affacciarsi sul mondo del dopo ha provveduto un convegno su Fintech e diritto organizzato dall’Abi, destinato ad amministratori e organi di controllo delle imprese bancarie. Le prime vertigini le ha procurate all’uditorio la relazione del commissario Consob Paolo Ciocca con i numeri della progressiva convergenza tra mondo dei dati e mondo della finanza: se già oggi il 70 per cento delle transazioni è automatizzato, entro dieci anni l’industria del credito girerà su oltre 110 miliardi di sensori connessi, e la quantità di dati in circolazione raddoppierà ogni 12 ore laddove oggi ci mette dieci mesi. Se oggi sono già realtà il robo-advice, la contrattazione automatica, la chat box con i clienti e via dicendo, dietro l’angolo c’è l’avvento della tecnologia quantistica, su cui la Ue ha investito un miliardo, che moltiplicherà infinitamente il potenziale di trasmissione e di uso. Poiché in questo nuovo scenario la merce sono i dati, cioè l’insieme degli elementi di ogni singola operazione che ognuno di noi compie, che si mischiano in grandi aggregati consentendo a chi li possiede di prevedere i futuri comportamenti collettivi, colui che li possiede ha un potere di mercato infinitamente più ampio del singolo utente, che resta sempre di più la parte debole.
Su questa asimmetria, e a tutela della parte debole,si è concentrato il Regolatore. Su questo fronte Ciocca ha ricordato come sia ormai imminente l’entrata in vigore, il 25 maggio, del Regolamento Gdpr (general data protection regulation) sulla protezione dei dati personali che vuole aumentare la sicurezza nell’uso dei dati, e da inizio anno è già attiva la Psd2 (Payment service directive 2) che ha l’obiettivo di rendere piu sicuri i pagamenti elettronici. Su quest’ultima direttiva, però, i toni del commissario Consob sono stati critici non tanto per l’aspetto della Psd2 che allarga il mercato a nuovi attori non bancari, ma in quanto consente loro, per effettuare i pagamenti, l’accesso a informazioni relative ai conti personali dei clienti, informazioni che sono state finora patrimonio esclusivo degli intermediari, cioè delle banche che detengono il deposito. Una fonte di dati che, ha sottolineato Ciocca, permette di sapere molte cose del risparmiatore e di riuscire a prevedere i suoi comportamenti. Dunque l’introduzione di una maggiore concorrenza ha come risvolto un rafforzamento della tutela rispetto all’uso di queste informazioni, e consente a sua volta anche lo sviluppo del business della sicurezza: ancora una volta l’innovazione tecnologica sarà il motore della nuova piazza finanziaria e della sua evoluzione.
Sulla Payment service directive2 si sono aggiunte le riflessioni del presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, il quale l’ha definita il fondamento dello sviluppo del fintech, ma ha anche ricordato che i nuovi player non sono solo le start up finanziarie specilizzate con cui le banche devono avere a che fare, ma soprattutto i giganti del web, da Google ad Apple, da Amazon a Ali Baba, che con la mole di dati di cui dispongono possono fare la parte del leone nel settore e mettere le banche fuori gioco. Il mestiere dell’Antitrust in questo contesto si fa difficilissimo, perché il dominio del big data è sfuggente, il concetto di mercato rilevante è scardinato, e la cassetta degli attrezzi di chi deve sanzionare le posizioni dominanti non basta più. Un esempio? «Si possono realizzare collusioni semplicemente usando un algoritmo che preveda di aggiornare i prezzi di un servizio secondo per secondo seguendo quello che fanno le altre imprese», ha detto Pitruzzella. Insomma: «le macchine possono colludere».
In un mondo finanziario in cui a contare sarà sempre più la potenza di calcolo e la montagna di dati a disposizione, che si sostanzia di un “potere di profilazione” della clientela, Antonello Soro, presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali, vede un nuovo rischio per i consumatori. Quello che una limitata attività online possa creare effetti distorsivi, assegnando un profilo di rischio superiore alla realtà a chi non è abbastanza presente in rete. O viceversa, che ci si possa creare artificiosamente una migliore reputazione utilizzando le piattaforme telematiche, come avviene per i ristoranti o gli alberghi: queste piattaforme sono infatti il canale tra risparmiatori e aziende del credito e delle assicurazioni dove si crea lo scoring, e dove il profilo di rischio può essere “truccato” o deformato. Insomma la questione della trasparenza dei dati e della tutela del risparmiatore è un terreno dai confini ancora in gran parte sconosciuti.
«Ma è possibile che delle decisioni fondamentali per l’individuo e in un settore così delicato come quello finanziario siano affidate all’intelligenza artificiale?», si chiede in conclusione Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’Ivass? L’algoritmo trionferà sul bancario, rendendo la vita assai difficile agli istituti di credito tradizionali? Certo, ha ammesso Rossi, spesso un algoritmo è piu efficiente di un dipendente di banca nello stabilire quanto è affidabile per un prestito una famiglia o un piccolo artigiano. Ed è anche vero che la Psd2 (che va difesa per la sua carica concorrenziale) obbliga la banca ad aprire la sua scatola nera dei dati. Eppure, nonostante i legittimi “warning”, in un settore che comunque trascina tutti verso un inevitabile cambiamento occorre evitare che la regolazione sia soffocante. «Auspichiamo il dialogo tra fintech e autorità», afferma Rossi, «in base al principio “stesso rischio, stessa attività, stessa regola”». Ben consapevoli che «siamo alla vigilia di una forte discontnuità su produzione e distribuzione dei prodotti finanziari, e che le norme che disciplinano la finanza dovranno modificarsi. Compito da affrontare con prudenza e attenzione». La strada è segnata.