L'impegno di Confindustria nel diffondere tra gli imprenditori i criteri della responsabilità sociale come fattore di competitività. Sintesi dell'intervento al convegno sull'ultimo numero di "Economia Italiana"
L’Agenda 2030 pone le imprese innanzi a molteplici sfide di ordine sociale, economico e ambientale che richiedono visioni e politiche lungimiranti e suggeriscono la necessità di transitare verso un nuovo modello di sviluppo, quale strumento per mettere in moto una crescita economica sostenibile e inclusiva.
L’insieme di queste sfide, però, non può essere affrontato se non con uno sforzo condiviso di più attori, mobilitando tutte le risorse ed energie più vitali, a partire dai territori e dalle comunità.
Fra questi sicuramente l’impresa ha un ruolo di primo piano e il protagonismo e l’attivismo delle nostre imprese nasce dalla constatazione che la sostenibilità è ormai un presupposto del business: è il mercato che in maniera crescente richiede prodotti e servizi sostenibili, così come credibilità e reputazione di un’azienda sono ormai elementi essenziali della competitività.
Lo scorso anno il centro Studi di Confindustria ha dedicato alla sostenibilità il suo rapporto biennale. Secondo lo studio, assumere comportamenti responsabili nei riguardi della società e della comunità circostante rappresenta per ogni azienda, sia grande che piccola, indipendentemente dal settore di produzione, uno strumento necessario per incidere strategicamente sulla competitività e per creare una “nuova” modalità di fare impresa e di essere imprenditori.*
È in questo contesto che Confindustria considera la responsabilità sociale un elemento vincente per la competitività delle imprese, e si impegna a promuoverla all’interno e all’esterno della sua organizzazione attraverso un percorso di impegni evidenziato in un Decalogo, che sintetizza i principi contenuti nel Manifesto di Confindustria “La Responsabilità Sociale Per L’industria 4.0”.
Con il suo Manifesto, la Confindustria ha espresso un posizionamento chiaro dell’associazione sul tema. Il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia in più occasioni ha ribadito che la sostenibilità e la responsabilità sociale dell’impresa sono la risposta degli imprenditori alla cultura anti-industriale del paese.
Ma c’è ancora da lavorare, perché molti imprenditori, soprattutto nelle aziende medio piccole – che rappresentano oltre il 97% delle aziende iscritte a Confindustria – hanno ancora delle perplessità, e percepiscono la sostenibilità solo da un punto di vista dei “costi”. È per questo che il Gruppo Tecnico di Confindustria dedicato alla responsabilità sociale d’impresa – Presieduto da Rossana Revello e a cui partecipo insieme ai rappresentanti delle principali realtà attive nella sostenibilità – sta lavorando molto sugli strumenti da offrire alle imprese per superare le difficoltà, culturali e pratiche, che ancora si incontrano rispetto a questo tema.
Al di là degli strumenti pratici che possono essere messi in campo, è importante accompagnare le imprese a compiere quel salto culturale che le porti sulla rotta della Sostenibilità, dando risposte convincenti ai dubbi e alla perplessità che ancora esistono su questo argomento. Un modo per incoraggiare questo cambiamento è dare visibilità a chi si impegna: partire dalle buone pratiche, valorizzarle e diffonderne la conoscenza, tramite le reti e le associazioni, per costruire un racconto che evidenzi quanto sia già presente e capillare, sebbene spesso in maniera implicita, la cultura della sostenibilità nel tessuto imprenditoriale italiano.
Un fattore chiave della diffusione della cultura della sostenibilità è sicuramente la dimostrazione della “utilità” di questo approccio in termini di competitività. Diverse sono le ricerche e gli studi che lo dimostrano, come il rapporto Coesione è competizione 2018 di Fondazione Symbola e Unioncamere, secondo cui le imprese ‘coesive’ – cioè quelle attente alla sostenibilità, ai diritti dei lavoratori e ai rapporti con la comunità – hanno registrato nel periodo 2017-2018 un aumento del fatturato nel 53% dei casi, una migliore dinamicità sul fronte dell’occupazione, un aumento dell’export e degli investimenti in prodotti e tecnologie green, con ricadute positive sull’occupazione e sul benessere economico e sociale**.
In conclusione, le sfide descritte nel numero della rivista Economia Italiana dedicato allo sviluppo sostenibile: disuguaglianze, cambiamento climatico, economia circolare e finanza etica rimandano alla necessità invertire la rotta e intraprendere una strada verso la sostenibilità.
In questo passaggio epocale, le aziende giocano un ruolo di primo piano, ma molti ancora sono i passi da compiere in questa direzione, per costruire quella nuova cultura e nuova leadership necessarie ad affrontare questa transizione. Una sfida così importante necessita dello sforzo condiviso e congiunto di tutti gli attori dello sviluppo. Per dare risposte ai ragazzi della generazione “Greta Thunberg” che chiedono a gran voce un impegno concreto di tutti affinché non venga compromesso il loro futuro.
*Le sostenibili carte dell’Italia; 2018 Marsilio Editori
**Rapporto Symbola “Coesione è competizione 2018” www.symbola.net