Dalla necessità di una iniezione di liquidità da iniettare al sistema all'intervento urgente sul fronte sanità. Ecco una serie ragionata di mosse per sostenere la ripresa economica
Stiamo affrontando un periodo epocale di crisi mondiale, che è ben diversa dalla crisi puramente finanziaria post 2008 e che richiede misure eccezionali a livello globale.
Accanto ai singoli strumenti di sostegno all’economia che il Governo continua a definire, occorrerebbe cogliere l’occasione per una riflessione più ampia sul post Covid-19. Il sistema produttivo del Paese come ha reagito a questa crisi? Quali e quante aziende riusciranno a rimanere sul mercato? È necessaria una profonda revisione del sistema organizzativo e produttivo per poter competere? È necessario un rafforzamento di alcune linee di produzione, in particolare per i prodotti sanitari?
Secondo il Centro studi della Confindustria, al termine del primo semestre di quest’anno, il prodotto interno lordo italiano segnerà una flessione del 10% rispetto all’ultimo trimestre del 2019, ossia una perdita di circa 42 miliardi di ricchezza. Alla fine del 2020 i consumi delle famiglie italiane avranno registrato un calo del 6,8%, le esportazioni del 5,1% e le stime indicano una flessione del numero degli occupati del 2,5%. Tale impatto avrà conseguenze sul rapporto tra deficit e Pil destinato a salire al 5% e un rapporto debito e Pil al 147%.
Questo desolante quadro deve spingere il Governo ad adottare al più presto interventi strutturali per una rapida ripresa dell’economia dopo che le Autorità sanitarie consentiranno, sia pure gradualmente, di riaprire le attività economiche.
Di seguito alcune proposte da portare all’attenzione del policy maker.
SANITA’
Avvalendosi di algoritmi e con una “storia” ancorché breve del fenomeno, occorrerà fare previsioni sulla diffusione della pandemia a livello territoriale, per età della popolazione, per provenienza etnica (V. i migranti presenti sul territorio nonché la comunità dei nomadi). Ciò consentirà di preservare la popolazione da ulteriori focolai adottando misure di rapida attuazione.
LIQUIDITA’
Gli interventi eccezionali da adottare, su base nazionale ed europea, dovranno consentire di iniettare in tempi brevissimi liquidità sul mercato per far ripartire le attività di impresa e i consumi, oggi fermi.
A livello europeo, i Ministri del Consiglio Ecofin e la BCE, nel corso del mese di marzo, hanno già adottato i seguenti provvedimenti:
a) sospensione del patto di stabilità, con il superamento del vincolo di bilancio che consenta un deficit superiore al 3% del Prodotto Interno Lordo.
L’Italia e gli altri Paesi hanno necessità di sforare il deficit per affrontare la pandemia, ma occorre chiarire che nessuno ci fa beneficenza, nel senso che in tal modo aumenta ulteriormente il deficit di bilancio che verrà trasferito alle nuove generazioni.
b) potenziamento del “Quantitative easing” da parte della BCE per l’acquisto di titoli sovrani e di imprese, in parte già rifinanziato con una recente immissione di liquidità di 750 miliardi €.
c) utilizzo delle risorse del Meccanismo europeo di stabilità (MES, detto anche Fondo salva Stati).
Si ipotizza l’uso del Fondo salva Stati per fornire linee di credito precauzionali ai Paesi in difficoltà e consentire alla BCE di attivare uno “scudo anti spread”, cosa che andrebbe a vantaggio di tutti.
Al riguardo non bisogna dimenticare che si tratta di risorse finanziarie che negli anni passati, sia pur parzialmente, sono state accantonate dai diversi Paesi finalizzate ad intervenire in caso di difficoltà di uno Stato membro. Si ritiene quindi questo un periodo particolarmente eccezionale che giustifica il ricorso a tali risorse. E ciò soprattutto a fronte di condizioni di politica economica non particolarmente restrittive, come si sta negoziando.
d) emissione di Covid-bond, con garanzia dell’UE, da collocare prevalentemente su investitori istituzionali, fondi d’investimento e fondi sovrani. Si tratta, in sostanza, di uno strumento di debito comune emesso da un’Istituzione europea.
L’Italia ed altri otto Paesi dell’Unione hanno avanzato questa proposta accolta però tiepidamente dal Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e dalla Germania. Non è tanto un problema di risorse da mobilitare, quanto quello di dare un segnale ai mercati che l’Europea è attivamente presente con un consesso univoco di obiettivi. Ciò consentirà al sistema delle imprese ed eventualmente a quello finanziario di poter ottenere risorse finanziarie aggiuntive pubbliche giustificate dagli effetti di post Covid-19. In conclusione, si tratta in sostanza di concordare con i partner europei un Progetto comune di ampio respiro che condivida obiettivi, strumenti e risorse finanziarie. Si colga quindi questa occasione per puntare su progetti di sostenibilità, di Ricerca & Innovazione, di intelligenza artificiale, ecc.
A livello nazionale
Occorrerà valutare questa misura anche sotto il punto di vista della stabilità del sistema bancario in particolare per l’adeguatezza patrimoniale e la liquidità. In proposito la Bce ha opportunamente varato nuove misure per “assicurare che le banche supervisionate possano continuare ad adempiere al proprio ruolo finanziando le famiglie e le imprese nonostante lo shock provocato dalla pandemia”.
Tale investimento potrà essere garantito dallo Stato circa l’eventuale minusvalenza al momento della relativa dismissione nella misura dell’80-90%. La quota investita (entro un limite di importo da definire per ciascuna azione o obbligazione) potrà avere dei benefici fiscali rapportati alla durata dell’investimento (tassazione iniziale inferiore all’attuale e decrescente nel tempo fino ad annullarsi dopo cinque anni, esenzione dalle tasse di successione ereditaria, es. imposta bollo, ecc).
Le banche, in tale contesto, dovrebbero applicare provvigioni vantaggiose rispetto alle normali condizioni.
Questa misura avrebbe anche l’effetto di incentivare l’entrata in borsa di numerose aziende di media e piccola dimensione e far convogliare il risparmio dei privati a sostegno della economia reale del paese e favorirebbe il rientro dei capitali che gli italiani detengono o investono.