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GRANDI PATRIMONI 2025
 UBS Billionaire Report, record di miliardari

Il trasferimento di patrimoni. Le donne al comando. Gli esordienti. Gli investimenti preferiti. Le previsioni. Ecco tutto quello che c'è da sapere su tremila persone con 16 trilioni di dollari in tasca

Il 2025 è stato un anno record per i miliardari: la loro ricchezza ha toccato un massimo storico di 15,8 trilioni di dollari, mentre il loro numero ha raggiunto le tremila persone nel mondo.

Una performance che l’undicesimo UBS Billionaire Ambitions Report 2025, appena pubblicato, definisce storica non solo per i valori assoluti, ma anche per i nuovi fenomeni che l’hanno determinata.

C’è innanzitutto il trasferimento di patrimoni da una generazione all’altra che sta accelerando. Nel 2025, 91 eredi (64 uomini e 27 donne) hanno ereditato la cifra, anche questa record, di 297,8 miliardi di dollari. E non è che l’inizio, visto che si stima che i miliardari traferiranno altri 6,9 trilioni di dollari di ricchezza a livello globale entro il 2040.

C’è poi la dimostrazione che non sempre il passaggio generazionale disperde la ricchezza accumulata dalle generazioni precedenti. Infatti anche il numero di miliardari multigenerazionali è aumentato (sono 860, erano 805 nel 2024), con una ricchezza di 4,7 trilioni, quasi un terzo del totale.

Viene sfatata anche la “maledizione della terza generazione”, quella per cui spesso i nipoti non riescono a conservare intatto il lascito dei nonni, soprattutto quando si tratta di ricchezza in forma di impresa.

Ebbene, secondo UBS (47 sedi che monitorano il mercato miliardario nel mondo e un ricco data base), “i miliardari multigenerazionali stanno lentamente estendendo la loro influenza alle generazioni successive, con un aumento del 4,6 per cento dei miliardari di seconda generazione nel report del 2025, del 12,3 per cento di quelli di terza generazione e del 10 di quelli di quarta generazione e oltre”.

La novità di questa edizione dell’osservatorio della banca svizzera riguarda però due fenomeni molto promettenti. Il primo è quello dei nuovi miliardari self-made, i creatori della propria fortuna. Il secondo è quello delle donne miliardarie, il cui numero cresce il doppio di quello degli uomini.

Nel 2025, 196 miliardari senza un pedigree si sono aggiunti al club con la bella credenziale di 386,5 miliardi di dollari da aggiungere alla ricchezza globale di 15,8 trilioni di dollari. È il secondo aumento annuale più alto registrato nella storia del report.    

“Questa crescita è stata trainata dalla creazione audace di imprese e dal successo imprenditoriale”, spiega il report, più che dalla capacità finanziaria di far fruttare i propri investimenti. Negli Usa e nell’area Asia-Pacifico, una nuova generazione di innovatori, abili imprenditori, startupper, creatori di unicorni, ha condotto il proprio business al successo miliardario. I settori? Dal software al marketing alla genetica, dal gas naturale liquefatto alle infrastrutture, segnala UBS.

L’aumento più rapido l’ha avuto la ricchezza industriale, con un più 27,1 per cento a 1,7 trilioni di dollari, di cui un quarto proveniente dai nuovi miliardari. Al secondo posto la ricchezza prodotta dal settore tecnologico con un più 23,8 per cento, segue con un più 5,3 il settore consumer e retail. Sebbene rallentato dalla frenata del settore del lusso in Cina, quest’ultimo resta sempre il settore in cui si concentra maggiore ricchezza, per un totale di 3,1 trilioni di dollari.

Quanto alle donne, sono sempre più numerose quelle che entrano nel club dei miliardari (il tasso di crescita è il doppio degli uomini): sono 43 le nuove miliardarie nel 2025 (di cui 27 per eredità), portando il totale mondiale a 374, con una ricchezza media di 5,2 miliardi di dollari.

La spiegazione di questo nuovo protagonismo femminile tra i super ricchi del pianeta deriva dal fatto che aumentano i trasferimenti di patrimoni per via ereditaria alle mogli invece che ai figli, e al fatto che le donne partecipano sempre di più alla guida dell’impresa famigliare, controllano il proprio futuro, investono di più e sono pronte a creare le proprie imprese e ad avere successo.

È per questo che alla ricchezza in mani femminili i banchieri stanno dando particolare attenzione e concentrano risorse, anche usando gli strumenti della scienza del comportamento, per affinare un ecosistema di offerte finanziarie adatte alle miliardarie, che si rivelano più avverse al rischio e più disciplinate degli uomini e anche meno emotive, nonché più impegnate a investire in sostenibilità.

Nel mondo dorato dei miliardari non mancano le preoccupazioni: per i dazi, per la volatilità dei mercati, l’incertezza politica, i conflitti, per i tassi in discesa. Eppure il Nordamerica resta per il 63 per cento la migliore destinazione dei loro investimenti (ma perde terreno: l’anno scorso aveva l’80 per cento delle preferenze) con l’Europa occidentale che sale al 40 per cento (dal 18 del 2024) e la Grande Cina al 34 per cento (dall’11).

Il 42 per cento dei miliardari prevede poi di aumentare i propri investimenti nei mercati emergenti nei prossimi 12 mesi, il 43 per cento di crescere sui mercati sviluppati. Ma in un orizzonte di cinque anni, l’interesse maggiore è rivolto verso la Grande Cina e l’Asia Pacifico.

Che tipo di strumenti finanziari privilegiano per il prossimo futuro? La maggioranza vuole conservare immutata l’esposizione nelle obbligazioni a rendimento fisso e aumentare la quota di investimento in equity. E per cercare rendimenti in epoca di tassi calanti, puntano sul settore degli investimenti nei private market (equity e fund) e negli hedge funds. Quanto ai settori, grande interesse per le infrastrutture e il 3 su dieci sono decisi ad aumentare l’investimento in oro.

Come sono distribuiti nel mondo i 3000 miliardari? Gli Usa ne ospitano 924, seguiti dalla Cina con 470. In Europa – dove nel complesso ne abitano 1036 – è la Germania il paese leader con 156 miliardari (aumentati dai 117 dell’anno precedente nonostante la crisi economica del paese); segue la Svizzera (84), Uk (91), e l’Italia con 61 miliardari. Ai quali è attribuito un patrimonio di 197 miliardi di dollari complessivi, un filo ridotto dall’anno passato dell’1,3 per cento.

P.P.

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