L’EBA rafforza la coerenza dei modelli interni delle banche con le nuove linee guida per stimare il Credit Conversion Factor. Adeguare i modelli implicherà modifiche sostanziali sia dal punto di vista statistico‑matematico sia dei sistemi informativi, per garantire una raccolta dati sufficientemente dettagliata che soddisfi le attese del Supervisore
Il 2 luglio 2025 l’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato un documento di consultazione che racchiude le nuove linee guida per la stima del Credit Conversion Factor (CCF) ai sensi dell’articolo 182, paragrafo 5, del Regolamento (UE) n. 575/2013 (noto come CRR).
Il CCF, o fattore di conversione del credito, è un parametro cruciale che le banche utilizzano per determinare il rischio di credito, per le linee di credito che il cliente non ha ancora utilizzato ma che potrebbero essere utilizzate in futuro. In pratica, il CCF è una percentuale che indica quanto di un margine di credito disponibile (ma non ancora usato) si trasformerà in un’esposizione effettiva, contribuendo a calcolare la perdita potenziale in caso di default del cliente.
Le linee guida (GL) hanno lo scopo di fornire un quadro completo per la stima del CCF da parte delle banche che vogliono usare il sistema di rating interno (IRB) e mirano a rafforzare la coerenza metodologica delle valutazioni di rischio adottate dalle istituzioni finanziarie europee sottoposte al Single Supervisory Mechanism (SSM).
Le nuove linee guida impongono una revisione sostanziale dei modelli interni IRB, soprattutto per le istituzioni che finora hanno adottato approcci meno strutturati alla stima del CCF. Ma è probabile che le innumerevoli novità introdotte dalle GL potrebbero indirizzare verso scelte conservative nelle stime, con conseguente impatto sul requisito di capitale. A questo occorre considerare un rischio di non compliance che avrebbe come conseguenza l’applicazione di “limitation” (i.e. aggravi di capitale) da parte del Supervisore.
Il documento, apertamente atteso dal settore bancario, resta disponibile per i commenti fino al 15 ottobre 2025.
Il ruolo del CCF nel calcolo dei requisiti patrimoniali
Il CCF, come detto, è un fattore critico per la determinazione del requisito patrimoniale regolamentare, perché consente di stimare l’esposizione creditizia derivante da impegni fuori bilancio che si presume vengano utilizzatiin caso di insolvenza del debitore.
Fino a oggi la stima del CCF ha beneficiato di una certa flessibilità. Con l’avvento della CRR III, tuttavia, l’EBA ha deciso di proseguire il programma “IRB Repair”, puntando a una maggiore coerenza degli approcci nella stima dei tre parametri di rischio (PD, LGD e CCF). Da un lato, la CRR III ha ridotto il perimetro entro cui il Regolatore consente l’uso di modelli interni per il CCF; dall’altro, con la pubblicazione delle nuove GL, l’EBA ha consolidato il quadro metodologico di supporto, limitando ulteriormente l’autonomia delle banche.
Il contesto normativo: un ritorno alle origini
Le crisi finanziarie del periodo 2010-2013 misero in luce alcuni limiti del framework Basilea 3 spingendo verso una revisione normativa più ampia.
Il successivo sviluppo di Basilea 4 è stato anticipato dalla definizione di numerose linee guida (GL) e standard tecnici (RTS) miranti a ridurre la discrezionalità delle banche nelle metodologie di stima dei parametri di rischio. Il cosiddetto “Basilea end‑game”, citato scherzosamente da Mario Draghi quando fu presentato l’accordo Basilea 4, sottolineava il tentativo del Regolatore di chiudere il ciclo di revisioni normative, sebbene l’introduzione di input e output floor ed altri vincoli avrebbero limitato i benefici di capitale che le banche ottengono adottando i metodi basati sui rating interni (IRB).
Le nuove regole di Basilea 4 saranno pienamente operative oltre il 2030, prevedendo un graduale “phase‑in” per spalmare nel tempo gli impatti sul sistema bancario. Si tratta di un orizzonte temporale medio/lungo, nel quale sicuramente ulteriori aspetti delle metodologie di calcolo saranno nuovamente definiti e che, questa volta, potrebbe far affermare «Basilea NEVER end game»!
Dati di riferimento del sistema bancario italiano (2024)
Indicatore | Valore 2024 | Confronto 2023 |
CET1 ratio medio (banche italiane) | 15,9 % | 15,6 % |
ROE medio | 12,8 % | 12,3 % |
Crediti deteriorati (tasso di decadimento) | 1,5 % | 1,4% |
Questi dati mostrano che le banche italiane entrano nel periodo di transizione sia verso la fase di implementazione della CRR III che verso quella dei nuovi requisiti per la di stima dei CCF con una base patrimoniale relativamente solida, buona redditività e asset relativamente sani. Tuttavia, non si escludono la possibilità di conseguenze significative a seguito dell’introduzione delle nuove GL sui CCF sia con riferimento agli asset impattati che al rischio di non compliance con le nuove regole.
Nel dicembre 2024 i fidi accordati ammontavano a circa 1 900 mld €, con un utilizzo di 1 300 mld €. I margini disponibili erano circa 540 mld €, di questi i margini a breve termine potenzialmente interessati dalle nuove stime di CCF ammontavano a 234 mld € (43 % del totale).
L’ultimo esercizio di “RWA benchmarking” dell’EBA ha evidenziato una notevole volatilità dei CCF, senza un trend chiaro, rendendo difficile la definizione di benchmark appropriati. Di conseguenza, ci si attende un intervento del Supervisore particolarmente incisivo per garantire il rispetto delle aspettative normative e assicurare un “level‑playing‑field”.
Ancora, le recenti missioni della BCE hanno rilevato criticità nei modelli (67 % dei finding) e nei processi (18 %); circa il 30 % di tali finding si è tradotto in raccomandazioni di severità “high‑risk”, con l’applicazione di “limitation” e relativo aggravio di capitale.
Il ruolo del dialogo con la Vigilanza
L’entrata in vigore delle nuove GL sul CCF renderà fondamentale un coinvolgimento precoce delle Autorità di Vigilanza. Il dialogo continuo con il Supervisore sarà indispensabile per chiarire le aspettative, ottenere feedback sui modelli proposti e garantire la conformità alle richieste di conservativismo delle stime, qualità dei dati e utilizzo del CCF anche per le esposizioni in default.
Allo stesso tempo, data l’entità dei potenziali impatti sul capitale, le banche devono avviare con urgenza le analisi e l’implementazione delle modifiche richieste. Un’attesa prolungata potrebbe ridurre il tempo a disposizione per comprendere le novità, mitigare gli effetti sul capitale e allineare i progetti di “IRB Repair” alle scadenze normative.
Sfide operative e tecnologiche
L’adozione delle nuove disposizioni richiederà un significativo sforzo in termini di qualità e granularità dei dati storici. Molte banche possiedono già modelli interni di CCF, ma questi sono spesso basati su ipotesi e metodologie differenti da quelle richieste dalle GL. Adeguare i modelli implicherà modifiche sostanziali sia dal punto di vista statistico‑matematico sia dei sistemi informativi, per garantire una raccolta dati sufficientemente dettagliata che soddisfi le attese del Supervisore.
Conclusioni
Le nuove linee guida introdotte dall’EBA rappresentano un passo decisivo verso una modellazione del rischio più robusta e uniforme. Tuttavia, l’implementazione comporterà difficoltà di natura tecnica, operativa e strategica. Le banche potrebbero decidere di ritardare o di rivedere i progetti di adeguamento dei sistemi IRB, soprattutto per i portafogli retail e corporate, a causa della complessità dei nuovi requisiti CCF.
Saranno inoltre richieste dimostrazioni di robustezza delle stime in coerenza con le GL e con gli altri parametri IRB (PD e LGD). Alcune istituzioni potrebbero optare per l’adozione di approcci meno sofisticati in specifici portafogli, laddove la compliance ai nuovi requisiti risultasse onerosa.
Il rafforzato focus della vigilanza, alimentato dalle recenti revisioni TRIM e dalle precedenti GL IRB, renderà il CCF – storicamente meno scrutinato rispetto a PD e LGD – un punto critico di verifica.
In questo scenario, le associazioni di categoria e le singole banche non devono perdere l’opportunità di fornire un feedback costruttivo all’EBA, affinché i requisiti sulla stima dei CCF risultino proporzionati, praticabili e non compromettano i piani di convergenza verso gli approcci IRB già in corso.
*Le opinioni espresse in questo documento sono di esclusiva responsabilità degli autori e non necessariamente riflettono la posizione dell’azienda in cui lavorano.