Giuseppe Sopranzetti “Diario di un viaggio sull’orlo del declino? Il tortuoso sentiero dell’economia italiana”, Il Mulino, Bologna, 2025 pagg. 421, Euro 35,00
Un viaggio privato e professionale, dalla direzione di varie filiali periferiche di Banca d'Italia fino all'incarico di responsabile della sede di Milano, che illumina eventi nazionali e internazionali senza perdere la cifra dell'ironia e l'ottimismo nella possibilità di poter costruire un futuro migliore
Quando si accede alla lettura di un libro del “genere memoir”, al quale questo volume appartiene, come facilmente intuibile dal suo stesso titolo, due sono i più frequenti pericoli in cui la narrazione può incorrere. Da un lato, un’inevitabile dose di compiacimento narcisistico nel ripercorrere i momenti significativi e gli episodi rilevanti della vita del suo protagonista; dall’altro, la concessione, sul piano del linguaggio, a orpelli retorici, con riflessi negativi sullo stile, trasmettendo così, anche al lettore meglio disposto, una spiacevole sensazione urticante.
E, allora, va subito detto che, al vaglio di questo duplice pregiudiziale filtro critico, il diario di Giuseppe Sopranzetti, banchiere centrale di lungo corso, supera questo esame, sorprendendo, anzi, sia per la sensazione di forte empatia tramessa al lettore, che vorrà inoltrarsi nel viaggio predisposto dall’A., sia per lo stile, agile e decisamente accattivante.
Detto che il volume è pubblicato nella Collana Open Capital, ideata “per offrire l’opportunità di raccogliere il pensiero e gli studi di qualificate professionalità a livello nazionale ed internazionale”, si può passare all’illustrazione della struttura del libro, articolata in due parti.
La prima fotografa in modo puntuale gli anni della formazione dell’A., fino al suo ingresso nella Banca d’Italia, ai suoi anni in “periferia” e poi, al suo inserimento nell’Amministrazione Centrale dell’Istituto, in particolare presso il Servizio del Personale, Divisione Formazione del Personale. Gli episodi privati, di cui si dà conto, arricchiscono la narrazione con il loro tratto lieve e una venatura di intelligente ironia che, certamente, contribuisce a invogliare a proseguire la lettura.
La seconda parte del libro si concentra sugli sviluppi professionali dell’A., scanditi dagli incarichi di Direttore di Filiali della Banca d’Italia, via via di maggior rilievo: un viaggio non solo metaforico, che va da Chieti a Mantova, per giungere, dopo una duplice importante esperienza in Sicilia, a Catania prima e a Palermo dopo, alla destinazione finale di Milano e, poi, al pensionamento avvenuto a febbraio di 4 anni fa. Nel libro compaiono, anche, alcuni schizzi di disegni tracciati dall’A., non usuali nella trattazione di questi argomenti tecnici, ma che certamente rafforzano la cifra umana complessiva del viaggio tracciato dall’A.
Oltre alle notazioni personali, sempre interessanti e utili per contestualizzare le diverse esperienze professionali, la seconda parte accoglie alcuni esiti della partecipazione ad eventi significativi, sia per il territorio di competenza derivante dall’incarico direttoriale, sia, in alcuni casi, per il respiro nazionale e internazionale da cui risultano pervasi. Quest’ultimo aspetto emerge, in particolare, da alcuni dei contributi predisposti dall’A., in occasione di eventi svoltisi durante il suo periodo milanese.
Il viaggio offerto al lettore si conclude, quasi delineando la chiusura di un cerchio immaginario, con una seconda citazione nelle pagine finali, dopo quella contenuta nel Prologo, tratta dall’opera di Paolo Volponi, “Il Sipario Ducale” (un autore, evidentemente, prediletto dal Sopranzetti, che nel corso del libro fa riferimento anche ad un’altra opera dello scrittore urbinate, “La strada per Roma”). La citazione è ispirata a un senso di speranza, che contrasta con gli accadimenti funesti di questi ultimissimi anni, dal cambiamento climatico, alle modificazioni dell’eco sistema, allo scoppio di numerosi conflitti bellici di dimensione non solo locale.
Ed è, in definitiva, questa fiammella di speranza, che risulterà utile ad evitare di cadere nel baratro evocato nel titolo del libro; una fiammella che si potrà continuare a tenere accesa, grazie al contributo di ciascuno, “facendo … il proprio dovere, ispirandosi a principi di libertà, democrazia, solidarietà, tolleranza e pace”. Un monito che, si spera vivamente unendosi all’auspicio dell’A., non cada nel vuoto!