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Il cambiamento della vigilanza bancaria europea e la reazione delle banche

Quando la BCE ha introdotto il Meccanismo di Vigilanza unico molte banche hanno scelto di limitare la propria crescita - riducendo i prestiti e aumentando le svalutazione dei crediti deteriorati - per restare sotto la vigilanza nazionale. Lo dimostra uno studio appena concluso

Franco Fiordelisi , Andrea Polo, Giulia Scardozzi
Fiordelisi-Franco
Andrea-Polo
Scardozzi-Giulia

La dinamica introdotta dal Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU) della BCE, annunciato nel 2012, ha cambiato radicalmente il controllo delle banche in Europa. Le banche con attività superiori ai 30 miliardi di euro sarebbero passate sotto la supervisione diretta della BCE, mentre le più piccole sarebbero rimaste sotto la vigilanza nazionale. La BCE ha sottolineato fin da subito che la sua vigilanza sarebbe stata più severa, suscitando preoccupazioni tra le banche, che temevano un aumento della regolamentazione.

La vigilanza bancaria ha come obiettivo quello di proteggere il sistema finanziario e i depositanti, evitando crisi sistemiche. Le asimmetrie informative e i rischi di contagio richiedono un controllo esterno per evitare eventi destabilizzanti. Le crisi bancarie hanno storicamente avuto effetti devastanti sul sistema economico e sociale. In questo contesto, la BCE ha deciso di centralizzare la supervisione per ridurre il rischio di crisi bancarie a livello europeo.

Il MVU ha sollevato interrogativi soprattutto per le banche più piccole, che hanno visto questa nuova struttura come una possibile minaccia. Le banche vicine alla soglia dei 30 miliardi di euro si sono trovate a dover scegliere tra due opzioni: accettare la supervisione più severa della BCE o restare sotto la vigilanza nazionale, percepita come meno onerosa.

Nel nostro studio, ci siamo concentrati su queste banche, che alla fine del 2012 si trovavano appena sotto i 30 miliardi di euro di attivo. L’annuncio del MVU ha creato una finestra temporale tra il dicembre 2012 e l’effettiva attuazione della riforma (basata sugli attivi bancari alla fine del 2013). Durante questo periodo, le banche avevano la possibilità di modificare la loro struttura per evitare di superare la soglia e rimanere sotto la supervisione nazionale. Abbiamo analizzato se queste banche abbiano cercato di manipolare la propria dimensione.

Per fare ciò, abbiamo utilizzato il metodo statistico “differenza nelle differenze”, confrontando il comportamento delle banche vicine alla soglia con quelle più grandi o più piccole. I risultati sono chiari: le banche con attivi tra i 30 e i 50 miliardi di euro hanno registrato una crescita significativamente inferiore nel 2013, suggerendo che abbiano cercato di evitare di superare il limite del MVU. Alcune di queste banche hanno ridotto la loro dimensione, probabilmente con l’intento di restare sotto la soglia.

Anche le banche con attivi tra i 15 e i 30 miliardi hanno mostrato una crescita più contenuta rispetto alle aspettative, confermando che temevano di superare il limite. Le principali strategie adottate per evitare l’aumento degli attivi sono state la riduzione dei prestiti e l’aumento delle svalutazioni dei crediti deteriorati, che riducevano il totale attivo della banca.

Abbiamo osservato che le banche preferivano rimanere sotto la supervisione nazionale, considerata meno onerosa rispetto a quella della BCE. Le banche sembrano aver valutato che il “costo” della vigilanza BCE fosse troppo alto, preferendo evitare una supervisione più severa.

Abbiamo anche effettuato test di robustezza confrontando i dati con gli anni precedenti in cui non erano stati annunciati cambiamenti normativi. I risultati hanno confermato che la contrazione degli attivi nel 2013 era legata all’introduzione del MVU, indicando che le aspettative e le percezioni riguardo al cambiamento normativo influenzano il comportamento delle banche.

Il nostro studio evidenzia come le banche, in particolare quelle vicine alla soglia dei 30 miliardi di euro, abbiano cercato di sfruttare l’opportunità offerta dalle autorità di vigilanza. Le banche con attivi prossimi alla soglia, sia superiori che inferiori ai 30 miliardi, hanno ridotto le loro dimensioni, mostrando una chiara preferenza per la supervisione nazionale diretta, a causa delle aspettative di un carico maggiore derivante dalla vigilanza della BCE. Per le banche appena sopra la soglia, la riduzione delle dimensioni è stata principalmente realizzata tramite una contrazione delle attività di prestito.

In generale, la nostra analisi mette in luce come le aspettative influenzino l’efficacia della vigilanza bancaria e quanto le banche siano disposte a modificare la propria struttura pur di evitare il passaggio a una supervisione internazionale, percepita come più rigorosa e onerosa.

*La versione integrale di questo articolo è pubblicata sull’ultimo numero di Rivista bancaria

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