James M. Buchanan “Perché dobbiamo lavorare di più e risparmiare di più - Il valore economico dell’etica del lavoro”, 2025, Liberilibri, Macerata, pagg. 84, Euro 16,00
Inculcare in una società norme orientate a lavorare di più e a risparmiare di più determina risultati positivi, misurabili in termini di valore economico. Le tesi di un premio Nobel
Si può ancora parlare nel nostro mondo di un’etica del lavoro? E, se sì, è possibile valutarne gli effetti economici? A questi due quesiti, certamente problematici e anche teoricamente assai impegnativi, si propone di rispondere questo volumetto di James Buchanan, Premio Nobel per l’Economia del 1986, che accoglie tre saggi, frutto di altrettante conferenze tenute dall’A. presso l’Università dell’Oklahoma nel 1961 e, successivamente, pubblicati nel volume Ethics and Economic Progress.
L’A., noto ai più per essere stato il capostipite della scuola economica della Public Choice presso l’Università di Virginia (il suo testo più noto, scritto con Gordon Tullock è The Calculus of Consent) affronta in questi tre saggi, come lui stesso ricorda nella Prefazione, il tema del valore economico delle norme etiche.
Per avvalorare la propria tesi di fondo, secondo cui i vincoli etici e morali delle condotte umane producono rilevanti effetti economici, Buchanan articola il proprio ragionamento lungo tre passaggi nodali, illustrati e discussi per l’appunto in questi saggi.
Nel primo dei tre scritti, centrato sull’etica del lavoro, l’A. sottolinea e dimostra come il lavorare di più sia una scelta apportatrice di benessere, non solo per i singoli che l’hanno adottata, ma, anche, per l’intera collettività.
Il secondo saggio, focalizzato sull’etica del risparmio, mostra come l’orientamento degli individui ad accrescere la propria quota di reddito destinata al risparmio si riveli, a determinate condizioni, ma comunque diverse da quelle configurate nella visione Keynesiana, un fattore significativo di propulsione per il benessere collettivo.
Nel saggio conclusivo, infine, Buchanan si sofferma su un aspetto specifico, ossia, su come l’inculcare in una società norme orientate a lavorare di più e a risparmiare di più determini risultati positivi, misurabili in termini di valore economico. Con la conseguenza di rendere giustificabili i costi sopportati da quella società per pagare le persone/l’apparato (“il predicatore”) indispensabili per realizzare l’incardinamento delle norme nel suo tessuto ordinamentale.
Detto questo, quali sono i meriti attribuibili a questo volumetto di recente pubblicazione, ma il cui contenuto risale a oltre 60 anni fa?
Al di là dell’opinabile condivisibilità in toto delle tesi sostenute, non può passare sotto silenzio l’attualità del richiamo ai valori etici, che, spesso, passano in secondo piano in un panorama economico – sociale, dominato sia dal dogma della massimizzazione del profitto a beneficio di un numero ristretto di operatori economici, sia dalla minacciosa pervasività di un’innovazione tecnologica, presentata, sempre più frequentemente, anche in forme di prevaricazione sull’uomo.
Il secondo merito, che va riconosciuto all’A., è l’avere mantenuto la promessa di evitare nell’esposizione del proprio ragionamento l’uso di un’analisi economica tecnica supportata da formalizzazioni matematiche, rendendolo, così, accessibile, anche con le sue rilevanti implicazioni politiche, ad una platea ben più vasta dei soli economisti. Anzi, per inciso, Buchanan non risparmia a questa categoria di studiosi la stoccata di un’accusa di possibile rigidità intellettuale, legata alla propria specializzazione professionale, che a loro pregiudicherebbe l’accettazione della sua tesi!
Infine, quale terzo merito del libro, va ricordato l’arricchimento offerto al lettore dall’Introduzione svolta da Albero Mingardi, Ordinario di Storia delle Dottrine Politiche presso lo IULM di Milano. Un’introduzione, certamente, utile a comprendere non solo il contesto storico e scientifico, in cui si sono svolti gli studi di James Buchanan, ma anche la sua formazione pluridisciplinare, il valore del suo contributo allo sviluppo della scienza economica e, in particolare, la validità della tesi dell’etica del lavoro e dei suoi effetti economici, nel contesto di una società, che per il proprio benessere sopporti di buon grado di “pagare il predicatore”.
In ogni caso, un libro da non perdere e su cui riflettere con attenzione.