new
RISPARMIO&MERCATI
Investimenti: allungare l'orizzonte

Accentuare la diversificazione, sia dei mercati che degli asset. Diminuire la componente 'cash' parcheggiata nel portafoglio.  Aumentare il peso dell'azionario. Ecco i consigli per orientarsi nel mondo finanziario del 2025

Francesco Megna

Come ampiamente previsto, Fed e Bce hanno recentemente tagliato di 25 bp. i tassi di interesse, ma l’economia e la politica monetaria negli States e in Europa stanno andando in direzioni diverse, tant’è che il prossimo anno il differenziale sui tassi potrebbe ampliarsi, sempre secondo quanto dichiarato nelle riunioni delle banche centrali.

La Fed prevede solo un taglio dello 0,25% per il 2025 ed ha alzato le stime sull’inflazione attesa negli Stati Uniti al 2,9% contro il 2,1% inizialmente previsto, ma, esaminando l’andamento di lungo termine del dato si nota chiaramente come il trend di fondo è decisamente ribassista e che questi recenti dati rappresentano unicamente una battuta d’arresto di questo trend ribassista. Al presente si pensa ancora alla forza dell’economia Usa come impulso di un’inflazione che rimane di fatto al di sopra del target e che stenta a planare come ci si aspetterebbe.

La congiuntura globale mostra una notevole tenuta. La crescita è contenuta, ma continua, e il reddito mondiale ha chiuso il 2024 con un discreto +3,1% e dovrebbe proseguire con lo stesso ritmo anche nei prossimi due anni. Gli indicatori di crescita risulteranno notevolmente distinti su base geografica, con gli States molto più performanti rispetto all’Europa.

La normalizzazione attesa dell’inflazione apre nuove opportunità all’allentamento delle politiche monetarie. I mercati scontano nuovi ribassi dei tassi per i prossimi dodici mesi con una maggiore attività della BCE rispetto alla Fed. La combinazione di politiche economiche assumerà caratteristiche diverse.

Negli States le misure di defiscalizzazione e liberalizzazione del nuovo governo Trump garantiranno un tono allentato alla politica fiscale mentre quella monetaria sarà solo prudentemente espansiva a fronte di un ciclo robusto ed un maggiore rischio inflazionistico.

In Europa la politica fiscale sarà invece più conservativa rispetto al passato recente, mentre quella monetaria dovrà assicurare adeguato sostegno ad un ciclo spento, con una più ferma riduzione del costo del denaro.

Lo scenario per gli investimenti rimane interessante. I mercati azionari e obbligazionari paiono essere regolarmente valutati e la nuova amministrazione Trump potrebbe velocizzare la soluzione dei conflitti nel mondo. La Cina non trova ancora la propria collocazione nello scacchiere internazionale ma la ripresa appare concreta. Dall’intelligenza artificiale si attendono conferme: le garanzie e l’impegno potrebbero non bastare più a giustificare valutazioni astronomiche.

Il contesto è favorevole a soluzioni diversificate: la redditività attesa sulle diverse asset class e le decorrelazioni dei mercati facilita approcci bilanciati e multi asset. Il progressivo calo dei tassi di interesse suggerisce la diminuzione della  componente ‘cash’ parcheggiata nei portafogli dei risparmiatori: è molto probabile che la performance dei conti deposito, fondi monetari etc abbia raggiunto il picco, sarà ancora positiva, ma sempre meno: il rendimento scenderà.

Un’opzione a  disposizione di questi risparmiatori  è quella di assumere un maggiore rischio di duration nei portafogli. In questo scenario il portafoglio ottimale ha una duration di circa 36 mesi ed è focalizzato sulla parte breve delle curve (1/3 anni) che offrono rendimenti effettivi positivi e con bassa volatilità e con preferenza per strategie obbligazionarie attive internazionali. Per investire a livello globale sul mercato obbligazionario si consigliano  i fondi comuni che in maniera attiva ricercano le migliori opportunità  privilegiando soluzioni a premio sui governativi e diversificando la componente HY (le obbligazioni high yield offrono storicamente rendimenti superiori ai titoli di Stato) con strategie a breve-medio periodo.

Occorre poi migliorare la diversificazione dei portafogli di investimento aumentando il peso dell’azionario anche accumulando sulle debolezze. Su questo fronte l’America è il mercato preferito perché è il paese più dinamico e con maggiori prospettive di crescita. Infatti, uno dei fattori chiave del successo della borsa americana rispetto a quella europea è la scarsa presenza di titoli growth (che fanno cioè capo a società che secondo gli investitori potrebbero generare rendimenti superiori alle aspettative) nei listini Ue dominati invece dai comparti della cosiddetta old economy (soprattutto energetici, finanziari, utility).

I titoli ad alto potenziale quotano con multipli maggiori perché nei loro confronti il mercato investe sul loro futuro rispetto ai titoli rappresentativi di aziende consolidate nel mercato con un modello aziendale stabile e un cash flow costante.

La componente dollaro è utile strumento di decorrelazione in fase di volatilità da ‘flusso di notizie’ (news flow) e dati di periodo. Nella logica comunque di non puntare tutto su unico stile e diversificare il rischio, oltre ai fondi che investono in azioni Usa a stile growth occorre prendere in considerazione anche quei fondi azionari americani che investono in small cap e che rappresentano l’alpha di portafoglio cioè il rendimento atteso puntuale e meno dipendente dai mercati finanziari.

In sintesi: gestione attiva, bilanciamento degli stili (soprattutto growth ma anche value e dividend in misura minore, per una maggior diversificazione), attenzione ai dividendi ed ai megatrend. La strategia value ha come obiettivo principale quello di selezionare società solide ma momentaneamente svalutate dal mercato con l’obiettivo di realizzare un profitto dal nuovo allineamento del titolo con il fair value (indicatore che punta a stimare il valore di un titolo nel modo più oggettivo possibile, al di là del valore di mercato corrente). La strategia dividend prevede invece alti rendimenti  realizzati con azioni che pagano dividendi.

Lo scenario macroeconomico comunque complesso e articolato che ci attende e la volatilità che ne consegue, impongono l’allungamento dell’orizzonte temporale degli investimenti, dove, si sa, storicamente l’investimento azionario ha realizzato performance decisamente superiori alla componente obbligazionaria e di liquidità.

Condividi questo articolo