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Libri

a cura di Filippo Cucuccio

Clima: anche il mondo digitale ha le sue responsabilità

Giovanna Sissa “Le emissioni segrete – L’impatto ambientale dell’universo digitale”,  Il Mulino,  Bologna, 2024 , pagg. 170, Euro 13,00

Un libro che demolisce il mito dell’assenza di ricadute ambientali dell’universo digitale; mostrando invece, in modo concreto, come i dispositivi digitali  contribuiscano in modo significativo all'impronta della CO2

Filippo Cucuccio

Il tema dell’emergenza ambientale, almeno all’apparenza, costituisce uno dei principali motivi di attenzione e di preoccupazione, anche al di fuori della ristretta cerchia di esperti ecologici e di climatologi.

In realtà, i compromessi raggiunti alla conclusione delle diverse edizioni del COP – acronimo della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici –  testimoniano le difficoltà di imprimere una svolta decisiva nella gestione della transizione climatica, superando gli interessi consolidati di lobbies industriali particolarmente agguerrite.

Anche l’ultima edizione, COP 29, svoltasi a Baku nello scorso mese di novembre, a fronte di esiti evanescenti sugli impegni delle nazioni a contrastare il cambiamento climatico, ha avuto come risultato più apprezzabile quello di destinare, da parte dei Paesi più industrializzati, da qui al 2035, la somma di 350 miliardi di dollari a favore dei Paesi in via di sviluppo per sostenerli nella loro azione di gestione del cambiamento stesso.

Con un simile scenario di aspettative, puntualmente disattese e frustranti, una delle possibili strade da percorrere rimane la sensibilizzazione di strati sempre più ampi della popolazione mondiale rispetto alle problematiche legate all’emergenza ambientale.

Un’operazione culturale, in cui si può inquadrare anche questo libro di Giovanna Sissa , docente di Sostenibilità Ambientale dell’Information and Communication Technologies al Dottorato di Ricerca STET dell’Università di Genova, cercando di fare luce su uno degli aspetti certamente meno noti dell’emergenza ambientale. Infatti, la valutazione dell’impatto ambientale dell’universo digitale è finora rimasta nell’ombra, mentre meriterebbe una conoscenza più approfondita e una conseguente sensibilizzazione più diffusa.

Nell’immaginario collettivo, come sottolinea la stessa A., proprio perché si è in presenza di aspetti tecnologici avanzati, cui si si associa una loro apparente impalpabilità, si stenta a calarsi in una realtà, ahimè, ben diversa.

Nei 5 capitoli in cui si articola l’itinerario intellettuale proposto al lettore, Giovanna Sissa, utilizzando un linguaggio facilmente comprensibile e uno stile complessivamente agile, demolisce il mito dell’assenza di ricadute ambientali dell’universo digitale; mostrando, invece, in modo concreto come i dispositivi digitali vi contribuiscano in modo significativo.

Infatti, l’emissione di gas serra e l’impronta di carbonio possono individuarsi, sia nel processo di creazione di questi dispositivi, sia nella fase del loro utilizzo, sia, infine, nel momento di fine vita. Complementari a queste riflessioni si rivelano, anche, le considerazioni svolte sul tema del riciclo dei dispositivi, utili a comprendere lo sviluppo degli attuali modelli di business dell’industria dell’ICT.

A complicare la trattazione di questi aspetti si pone, poi, la difficoltà di raccogliere dati quantitativi probanti dell’impatto ambientale dei dispositivi digitali – al momento si possono avanzare soltanto delle stime -anche per la scarsa collaborazione a fornirli finora mostrata dalle aziende produttrici. Inoltre, non può non sottolinearsi che, in prospettiva, negli scenari futuri la situazione di allarme non solo potrebbe continuare, ma addirittura accrescersi, alla luce dell’utilizzo di applicativi dell’intelligenza artificiale e di cripto attività fortemente energivori, la cui diffusione certamente non contribuirà a favorire quel risparmio energetico di cui tanto necessiterebbe il nostro Pianeta.

E se, alla conclusione di questo libro, la citazione di una frase di Albert Einstein “Non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che l’ha generato” appare all’A. un buon punto di partenza per stimolare il cambio di paradigma nella valutazione dell’impatto ambientale dell’universo digitale, bisognerà, comunque, vedere in concreto quali saranno le forme e la dimensione quantitativa della sua realizzazione.

Sulla base delle evidenze storiche, finora acquisite sembra, purtroppo, difficile spazzare via il velo di perplessità e scetticismo circa l’esito di questa cruciale sfida planetaria. Ma, come avviene in simili frangenti, rimane l’unico auspicio in cui rifugiarsi: spes ultima dea!

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