Ci sono nello Stoxx 600 titoli guida simili a quelli dello S&P500? Titoli che pesano e trainano tutto il listino a nuovi record? Da Goldman Sachs a SocGen a Citi, tutti si esercitano nell'individuarli. UBS fa un esercizio diverso. Qual è il più promettente per i portafogli degli investitori?
Anche il mondo delle borse è influenzato da manie cabalistiche: da quando l’S&P 500 trasmette l’immagine di un mercato guidato sempre verso nuovi massimi per merito di sette titoli tecnologici – Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia andTesla – che surclassano qualsiasi record raggiunto in una corsa apparentemente senza fine, gli analisti fanno a gara per rintracciare un fenomeno simile nei listini europei.
“Granolas” è l’acronimo inventato da Goldman Sachs per identificare il gruppetto di titoli che ritiene capaci di dare maggiori soddisfazioni agli investitori. Sono GSK, Roche, ASML, Nestlé, Novartis, Novo Nordisk, L’Oréal, LVMH, AstraZeneca, SAP, and Sanofi.
Citi, invece, ha voluto subito scommettere sul numero sette, e ha indicato le sue “magnifiche 7” del Vecchio continente in Novo Nordisk, ASML, LVMH, SAP, Schneider Electric, Richemont e Ferrari.
A questo punto la strada era aperta. SocGen è scesa in campo per dire la sua sui sette campioni che in Europa fanno meraviglie, e ha lanciato la sua lista, in cui compaiono Novo Nordisk, ASML, LVMH, SAP, Siemens, Schneider Electric, Hermès. Due sole varianti sulla lista precedente.
Le performance di questi titoli sono ottime, ma niente da comparare alle Mag7 originali. Neanche il loro peso sul listino europeo, lo Stoxx 600, è paragonabile a quello che hanno i titoli tecnologici che fanno faville negli Usa. E che oltretutto hanno in comune, questi ultimi, il fatto di essere tutti alla frontiera nello stesso campo tecnologico, mentre il basket europeo è un fritto misto di lusso e tecnologia, con una prevalenza del lusso. È arduo pensare che le borsette possano avere lo stesso impatto di mercato della ricerca sull’intelligenza artificiale.
Anche UBS, pur sottolineando la grande differenza tra i due mercati borsistici – l’Europa con meno industrie concentrate nell’indice e titoli considerati più sul “value” e sulla capacità di dare dividendi, che sulla capacità di crescere velocemente – non si è sottratta all’esercizio.
Ma poiché le originali Magnificent 7 rappresentano circa il 25% della capitalizzazione dello S&P500 (cioè circa 12 trilioni di dollari), mentre i primi 7 titoli dello Stoxx 600 valgono appena il 6% della capitalizzazione del mercato (e cioè 2 trilioni di dollari), il confronto in termini di “influenza” sull’indice non sta in piedi.
Meglio allora circoscrivere la caccia delle magnifiche europee solo a una porzione del listino, e cioè il top 25%. Risultato? I titoli che ne influenzano l’andamento non sono solo 7, osserva UBS, ma un gruppo ben più nutrito di 18 imprese, con molte vecchie conoscenze anche questa volta: LVMH, Nestlé, ASML, Roche, L’Oréal, Novartis, Novo, Hermès, AstraZeneca, SAP, Prosus, Christian Dior, Siemens, Unilever, TotalEnergies, Diageo, Sanofi, HSBC. Anche qui, dunque, poche sorprese.
E se invece si tentasse un altro approccio? Se oltre alla capacità di crescere più degli altri nella quotazione si tenesse conto anche dei migliori Roe?, si sono chiesti gli analisti di Ubs. Questa strada porta a selezionare un nuovo gruppo, di ben 14 nomi: Novo, L’Oréal, AstraZeneca, ITX, GSK, ABB, RELX, Compass, Experian, Aena, Evolution, Ryanair, Moncler, Schindler.
Quali dei due gruppi potranno assicurare la migliore performance? Per il primo gruppo di 18, il consensus si attende un rendimento del 12% nel giro dei prossimi 12 mesi; per il secondo gruppo dell’11%. Comunque sotto il 14% che il consensus si attende dalle magnifiche 7 americane.
Ma se si lasciassero da parte le formule cabalistiche, dimenticando questi criteri di selezione artificiosi, in che direzione andrebbero i consigli degli esperti, liberi di pescare i titoli a loro giudizio più promettenti senza il confronto con i fuoriclasse tecnologici americani?
Quelli di UBS, per far crescere i portafogli dei propri clienti, hanno selezionato una serie di “buy”: da Anglo-American a Basf, da Bp a Danone, da Easyjet a Heineken, da Infineon a Publicis, da Stellantis a Telenor, ci sono ben 32 titoli con la raccomandazione d’acquisto e altri 22 con la raccomandazione “sell”, da Astra Zeneca a Diageo, da Burberry a Equinor, da Swiss Re a Volvo.
Il combinato disposto di questo gruppo di titoli dovrebbe, nelle attese, avere sui portafogli degli investitori un effetto molto maggiore dei due gruppi precedentemente selezionati con il criterio delle Magnifiche: in base ai prezzi obiettivo stimati dagli analisti, nei prossimi dodici mesi dovrebbe assicurare una performance del 26%. Molto più anche del più 14% che le Magnifiche sette dello S&P500 si troverebbero davanti come rivalutazione nello stesso periodo.