MONDO FINANZIARIO
140 anni per la parità di genere

L'Omfif – Official monetary and financial Institutions Forum - misura ogni anno qual è la presenza femminile ai vertici di banche centrali, banche commerciali, fondi pensione e fondi sovrani. I risultati

Per la finanza e per le banche il tema della disuguaglianza, delle disparità, dei disequilibri sociali non sono dei dossier caldi, non appaiono come delle priorità, insomma non sono all’apice dei loro pensieri. Ed è anche comprensibile, visto che quel tema è piuttosto della politica e non della mission del mondo finanziario. Eppure è proprio un forum finanziario che si è dato il compito di mettere a fuoco quel tema: l’Omfif – Official monetary and financial Institutions Forum – con il suo annuale Gender balance Index (oggi alla decima edizione) passa in rassegna i vertici delle banche centrali, di quelle commerciali, dei fondi pensione e dei fondi sovrani per soppesare la presenza di genere. E per arrivare alla conclusione che ci vorranno 140 anni per arrivare alla parità tra uomini e donne nelle posizioni di leadership.

I tempi dipendono sia dal punto di partenza, sia dalla velocità in cui finora si sono mosse le cose. Che sono entrambi piuttosto deludenti. Nel 2014, anno del primo rapporto GBI, nel mondo delle banche centrali solo 21 avevano un governatore donna. Dieci anni dopo, sono diventate 22. Migliora un poco la situazione scendendo qualche gradino nelle responsabilità di vertice: tra i vice governatori le donne sono il 24 per cento, e nelle caselle dei senior executive sono il 30 per cento su 6221 posizioni monitorate.

Nel complesso, tra le 336 istituzioni prese in considerazione dal rapporto, le donne alla guida sono oggi il 14 per cento, in lento movimento rispetto al 2022, quando la percentuale era il 13,7 per cento e quella del 2021 era il 13,3. Nel mondo dei fondi pensione, dei fondi sovrani e delle banche commerciali le cose non vanno tanto meglio. Qui il rapporto ha indagato in che tipo di ruolo apicale sono presenti le donne: se per esempio conducono divisioni di business che generano profitto per l’impresa, e per questo aprono la strada a miglioramenti di carriera. Ebbene, le donne in questi ruoli sono il 62 per cento contro l’83 per cento dei maschi.

Non tutti i settori finanziari si comportano però allo stesso modo nell’equilibrio di genere al vertice. I fondi pensione sono un po’ più avanti degli altri settori nel cammino verso la parità di genere (il loro punteggio è a 50 contro un target di 100), mentre le banche – sia centrali che commerciali  – si fermano a 40 e i fondi sovrani a 23. Con la lentezze in cui si producono i miglioramenti, insomma, l’obiettivo di un perfetto bilanciamento uomini e donne in questi settori arriverebbe solo nel 2163.

P.P.