intervista a Germana Martano, direttore generale dell’Associazione Nazionale dei Consulenti Finanziari
Il 10 marzo è entrata in vigore la SFDR, il nuovo regolamento che mira a garantire maggiore trasparenza nell’integrazione dei rischi di sostenibilità in materia di investimenti. Che impatto avrà sulla filiera produttiva e per il cittadino-risparmiatore?
Il 10 marzo 2021 è entrato in vigore la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR).
Nell’ambito delle iniziative promosse dalle authorities per diffondere i criteri di sostenibilità fra gli attori dei mercati finanziari, il nuovo Regolamento 2088 del 2019 – indirizzato ai partecipanti ai mercati e ai consulenti finanziari – mira a garantire una maggiore trasparenza riguardo l’integrazione dei rischi di sostenibilità (i cosiddetti fattori ESG) nelle decisioni in materia di investimenti.
In particolare, il nuovo intervento normativo mira a un duplice obiettivo: da un lato, garantire una comunicazione trasparente e limitare l’asimmetria informativa connessa ai rischi di sostenibilità dei prodotti finanziari, dall’altro prevede l’integrazione completa di tali rischi nei processi di investimento e consulenza.
Gli obblighi previsti dal regolamento incidono prevalentemente sui consulenti finanziari e sugli attori del risparmio gestito: a loro, infatti, vengono imposti specifici requisiti di disclosure da riportare nei loro documenti principali (documenti di offerta, siti web).
Quali sono i principali impatti del regolamento sull’industria del risparmio gestito? E quali le differenze rispetto alla direttiva MiFID? Germana Martano – direttore generale dell’Associazione Nazionale dei Consulenti Finanziari (ANASF) – lo spiega in questa intervista.
Secondo lei, considerando la forte richiesta dal lato della domanda, il nuovo regolamento SFDR favorirà l’industria europea dell’asset management?
«Personalmente, ritengo che il nuovo Regolamento favorirà senza alcun dubbio l’industria del risparmio gestito e rappresenterà un driver positivo per tutto il settore. Inoltre, grazie alla maggiore trasparenza rispetto alle soluzioni di investimento sostenibile, il Regolamento sarà un elemento positivo per tutti i risparmiatori e contribuirà a sensibilizzare i cittadini sulle tematiche relative alla finanza d’impatto sociale e ambientale».
Gli operatori del mercato sono pronti ad essere compliant al nuovo Regolamento?
«Ben prima dell’emanazione del Regolamento SFDR, sui mercati si parlava d alcuni anni di finanza sostenibile. Motivo per cui ritengo che nel breve termine gran parte degli operatori del risparmio gestito sarà compliant alle nuove disposizioni. Ripercorrendo indietro nel tempo, non è andata allo stesso modo la nascita della MiFID, la quale ha preso spunto da una serie di practices legate alla Retail Distribution Review (RDR) inglese, che nel nostro mercato non erano affatto consuete, cosa che ha determinato una serie di complicazioni nell’implementazione della normativa per tutti gli operatori e intermediari. Tornando alla SFDR, Anasf da anni è al fianco dei consulenti sui temi Sri, partecipa dal 2011 al Forum della Finanza Sostenibile e già da tempo sensibilizziamo i nostri soci su queste tematiche. I consulenti finanziari sono l’anello di congiunzione tra l’industria del risparmio e i consumatori, anche per questo assicuriamo programmi di formazione ai soci al fine di veicolare nel modo più corretto i contenuti del nuovo Regolamento».
Abbiamo detto che il nuovo Regolamento sulla finanza sostenibile SFDR sarà un driver positivo per il settore. Tuttavia, è necessario porre l’attenzione sui potenziali costi che le società di gestione e gli intermediari finanziari dovranno sostenere. Lei cosa può dirci a riguardo?
«I costi ci sono, specialmente in riferimento a quelli di analisi dei prodotti di investimento sulla base dei criteri ESG e che verranno trasferiti al settore dell’asset management. Vale la pena menzionare che ad oggi l’industria del risparmio gestito ha già fatto notevoli investimenti – in particolare dal punto di vista tecnologico – e si troverà quindi ad adeguare strumenti già esistenti alle nuove disposizioni. Sicuramente vi saranno dei costi per l’informativa come anche per la formazione dei consulenti, ma ritengo che per la maggior parte degli operatori saranno contenuti, se paragonati ad esempio a quelli sostenuti per l’adeguamento MiFID. E verranno sicuramente affiancati da maggiori benefici, sia da un punto di vista etico sia in termini di transparency».
Oltre agli obblighi di disclosure, per gli intermediari finanziari l’applicazione delle nuove regole comporterà una revisione anche dei modelli di business e un adeguamento dell’organizzazione interna come la compliance o il risk management?
«Non penso che ci sarà una modifica sostanziale a livello organizzativo. Ma si amplieranno sicuramente alcune funzioni e attività già presenti nelle imprese di risparmio e negli intermediari. Inoltre, solo nel lungo termine potremo realmente capire quali sono le funzioni che sono state maggiormente coinvolte nell’implementazione del Regolamento. Tornando alla MiFID, quest’ultima a suo tempo implicò la creazione di nuove strutture e modelli, i processi di implementazione furono complicati e i costi di compliance furono elevati. Per quanto riguarda i consulenti finanziari, cambierà sicuramente la profondità della loro conoscenza dei prodotti sostenibili e il grado di dettaglio con cui veicoleranno le informazioni».
Il Regolamento pone come obiettivo l’armonizzazione delle regole di divulgazione per i partecipanti ai mercati finanziari. Aldilà delle definizioni che vengono presentate e della Tassonomia introdotta dalla Commissione Europea, secondo lei sarebbe necessaria una maggiore armonizzazione e chiarificazione dei prodotti ESG?
«Sicuramente sarà necessaria una maggiore armonizzazione e una maggiore chiarezza sui prodotti ESG, ma questo rientra in un normale percorso di fine tuning della normativa alla realtà e viceversa».
I partecipanti ai mercati finanziari rimangono in attesa delle prossime disposizioni. In tal senso, quale impatto avrà l’integrazione dei fattori ESG rispetto alla MiFID 2?
«A oggi, siamo in attesa della revisione MiFID che avverrà nel corso di quest’anno. È verosimile che essa integrerà i fattori ESG per quanto riguarda i servizi di investimento».
In conclusione, ci sono dei contenuti su cui lei vuole porre l’accento?
«Il Regolamento prende avvio in un momento maturo per lo sviluppo di questi temi. Per la maggior parte degli operatori, la SFDR non impone strutture o attività ex-novo ma rivisita la realtà con una nuova lente, conciliando la volontà dell’industria e i desiderata delle autorithies. Per concludere, non penso che il Regolamento stravolgerà il carico di lavoro e i costi previsti, viceversa porterà un grande beneficio sia in tutta la filiera produttiva sia per il cittadino-risparmiatore in termini di istruzione e di sensibilizzazione».
nella foto: Germana Martano