1° Compleanno Mifid: gattona o cammina da sola?
Giuseppe Guglielmo Santorsola
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Il primo compleanno rappresenta, nel ricordo di chi partecipa al festeggiamento, un ricordo generalmente indimenticabile a motivo della particolare situazione che la caratterizza. Il festeggiato compie continui progressi, cerca una propria autonomia, ma non ha ancora capacità di muoversi in autonomia. 

Ho esaminato con attenzione i contributi istituzionali pubblicati il mese scorso e mi propongo di esporre qualche considerazione estranea ad ogni ruolo, per quanto con un continuo coinvolgimento con numerosi e differenti soggetti: produttori, distributori, associazioni, formatori, investitori. In pratica tutti coloro che costituiscono il perimetro di attività influenzato dalla normativa. Quest’ultima in effetti è una combinazione corposa e complessa costituita dalla direttiva stessa e dal suo regolamento MiFIR, da regolamentati e direttive delegati a livello nazionale, standard tecnici (RTS) e implementativi (ITS) e, infine, da alcune Guidelines dell’ESMA.

In realtà, oltre alla MiFID, sono entrate in vigore altre normative con impatto non marginale, più o meno sui medesimi fattori che ruotano intorno alla gestione dell’intermediazione finanziaria. In particolare, le direttive IDD e PRIIPS, sotto il profilo dei provvedimenti legislativi, e il progressivo irrigidimento dei requisiti imposti dalla BCE per la gestione patrimoniale, economica, finanziaria e di liquidità di tutti gli intermediari finanziari. 

L’implementazione e l’applicazione di tutto quanto qui solo riassunto ha avuto impatti in parte omogenei su tutti i soggetti e, in un’altra parte – certo non marginale – su specifici intermediari diversamente colpiti dall’impatto non sempre “proporzionale” come sarebbe previsto dall’impianto generale di ciascun provvedimento. 

In definitiva, suggerisco di riconsiderare il concetto di “level playing field” quale principio guida del disegno di progressiva Unione non solo a livello bancario, quanto del Capital Market in ambito UE. Le banche centrali hanno indirizzato soprattutto la funzione di vigilanza mantenendo l’impianto costruito e sviluppato nel tempo per il sistema bancario più tradizionale, imponendo un regime non sempre sostenibile per intermediari focalizzati su specifici segmenti di attività. 

D’altro canto, questi ultimi hanno sempre più frequentemente assunto la denominazione di banca finendo per rientrare nel perimetro naturale dei provvedimenti generali destinati a queste istituzioni. In particolare, l’attenzione dedicata alla funzione di raccolta in forma di depositi (anche nelle più moderne versioni dei conti di deposito) ha di fatto obbligato l’Autorità ad applicare i provvedimenti finalizzati al mantenimento delle tutele previste in materia. Soluzione logica in ragione della particolare delicatezza degli strumenti e degli accadimenti che hanno colpito, in modo innaturale rispetto al passato, la solidità delle aziende di credito. 

Il riscontro statistico ha peraltro evidenziato come i soggetti in maggiore difficoltà sono stati proprio queste ultime più che gli intermediari cresciuti negli ultimi anni attraverso lo sviluppo di attività differenti rispetto alla raccolta e agli impieghi tradizionali. 

I nuovi intermediari (spesso promossi dagli stessi gruppi bancari maggiori) hanno registrato minori problemi di stabilità, ma hanno dovuto investire in patrimonio ed in costi operativi volumi molto robusti che potrebbero minare la loro prospettiva di economicità nel prossimo futuro, lasciando presagire l’esigenza di procedere ad operazioni di fusione, razionalizzazione delle aree di attività e soluzioni di cessione ad intermediari di maggiore dimensione, spesso al di fuori del contesto nazionale. 

Sotto un profilo strutturale, potremmo dibattere in merito alla convenienza complessiva di perdere il controllo di ampi rami dell’intermediazione finanziaria, proprio nell’area della raccolta del risparmio, la componente nella quale la potenzialità del mercato italiano appare più consistente. 

I dati e gli eventi dimostrano che l’attrattività del mercato italiano è indubbia, mentre resta più fragile la capacità di sviluppare strategie vincenti nei segmenti dell’asset management, dell’investment banking e del private equity. Altrettanto deboli appaiono le capacità nell’area della gestione dei mercati e dei trading venues, con l’importante eccezione dell’EuroMot e, quindi del comparto obbligazionario.

Emergono, quali interessanti eccezioni, gli sviluppi manifestatisi in tema di sistemi di pagamento e di private banking, area quest’ultima di grande interesse, ma dimensionalmente più contenuta, soprattutto in termini di utenti finali interessati e cioè di numero di risparmiatori/investitori coinvolti. 

In materia di definizione delle relazioni future tra i diversi intermediari è invece particolarmente critico (cioè decisivo per il futuro successo dell’intero mercato) il tema della product governance, soprattutto in riferimento ai prodotti al dettaglio per la clientela retail. 

L’EBA in proposito ha già da tempo individuato i propri orientamenti per definire misura organizzative (certamente onerose ma indispensabili) per la elaborazione, il monitoraggio e la stessa modifica dei prodotti nella fase di distribuzione alla propria clientela secondo modalità più corrette rispetto, in particolare, al complesso dei requisiti dettati dalla MiFID 2. 

Proprio in tale contesto, si è invero manifestata una importante differenziazione laddove l’applicazione è stata imposta da quest’anno per gli intermediari di maggiore dimensione e dal 2020 per le LSI e il mondo delle BCC (che peraltro non saranno, a livello di Gruppi Cooperativi, intermediari minori in ragione dei loro contratti di adesione).

Resta da valutare, per ora senza linee comuni, l’opportunità per ciascuno di essere produttore, distributore, oppure coprire entrambe le funzioni, con architetture chiuse (più raramente assunte) oppure aperte (laddove va affrontato il tema fondamentale della gestione dei conflitti di interesse). 

Resta al riguardo la sensazione che i prossimi semestri (anche in ragione dei risultati conseguiti), vedranno importanti ricomposizioni della gamma dell’offerta al pubblico, apparendo ancora incerto il disegno di alcune delle strategie in atto. 

L’anniversario trascorso, anche in ragione dei risultati di rendimento imposti dalle condizioni non positive dei mercati finanziari, non è quindi occasione di “festeggiamento”, quanto evento utile per valutare i risultati ed impostare piani e budget per affrontare le incertezze manifestate dallo scenario per l’anno in corso.

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