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I fondi di investimento in infrastrutture sostenibili: una classificazione empirica
di Francesco Baldi, Alessandro Pandimiglio, Massmigliano Parco, Cristina Maria Romano

Negli ultimi anni, i repentini cambiamenti climatici hanno reso più evidente l’esigenza di adeguare o trasformare le infrastrutture esistenti nel senso di una maggiore “sostenibilità”. Per questo motivo, si assiste a livello globale ad una crescente attenzione per lo sviluppo di infrastrutture c.d. “sostenibili”. L’industria dei servizi finanziari sta contribuendo attivamente alla necessaria transizione energetica mediante il disegno e la strutturazione di prodotti finanziari ispirati alla metrica Environmental, Social and Governance (ESG), atti a favorire l’attenuazione e/o la eliminazione delle esternalità negative che risultano dal verificarsi dei cambiamenti del nostro clima.
Questo articolo si concentra sui fondi di investimento in asset infrastrutturali operanti a livello globale, analizzandone l’evoluzione nel periodo compreso tra il 2007 e il 2020 e poi approfondendone le principali caratteristiche nel 2020. In particolare, vengono studiate masse gestite, distribuzione geografica, performance e rischio comparando due tipologie di fondi infrastrutturali: i fondi che applicano politiche di investimento ispirate alla metrica ESG ed i fondi che invece non le perseguono. Di particolare interesse sono le risultanze empiriche che mostrano come i fondi ESG siano caratterizzati da maggiori rendimenti a fronte di esposizioni al rischio inferiori. Inoltre, è proposta una mappa dei fondi ESG basata sui rispettivi Sharpe Ratio e punteggio ESG, nell’ambito della quale i c.d. Fondi Leaders si posizionano mediamente in regioni migliori rispetto ai c.d. Fondi Laggards. Sono infine identificati i fondi ESG il cui profilo rischio-rendimento regolare (in linea con la tradizionale teoria di portafoglio) è in grado di attrarre le scelte allocative degli investitori razionali.

Il testo è tratto dall'articolo pubblicato su:

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